Recensione: Le cronache bizzarre di Absurdyum

Pubblicato il 16 Febbraio 2011 alle 12:34

Autore: Galvao
Casa Editrice:
Lavieri
Provenienza:
Brasile
Prezzo:
€ 12, B/N, brossurato, 27 cm., 104 pagine


Certamente va tributata a Lavieri l’intraprendenza di pubblicare un volume non facile, per contenuti e per stile, per il mercato Italiano (tra l’altro ad un prezzo molto buono per il formato, la qualità della carta, della stampa e della rilegatura).

Il trentraduenne autore brasiliano Galvão (nato Galvão Henrique de Sà Bertazzi Costa), che tra l’altro pubblica anche su Internazionale la sua striscia Vidabesta, ci porta in un mondo assolutamente surrealista insieme ai protagonisti: Absurdyum, una specie di detective perdigiorno telenovelasdipendente e con dei (super)poteri distruttivi a caso, che fa coppia con un porco (pardon, maiale) di nome Tosco, il quale ha dei seri disturbi legati alla sessualità (insomma, se ne va in giro con una bambolina di Hello Kitty tra le mutande!). A completare uno sgangherato trio, l’amante-non-amata Ostra, bella fanciulla, ma decisamente troppo incline al suicidio e troppo poco al provare emozioni.

Dal lato dei cattivi (?) nientemeno che un dio (seppur minore): Bolo de Carne. Uno che, previa concessione (ma solo una volta, per non incorrere nella sua ira) di servigi di tipo sessuale, esaudisce i desideri di potere, fama e successo degli esseri umani che si offrono a lui.

Il surrealismo ci sta, lo stile da fumetto underground pure, ma permettetemi di dire che il troppo è troppo.

Cioè, quando la cripticità dei testi e l’estremo simbolismo va a discapito della comprensione, allora qualche problema c’è.

Ci sono opere che possono essere lette a moltissimi livelli, ciascuno in una fase peculiare della vita di un uomo, o ad una certa età, quando si è raggiunta la maturità per passare allo “step” successivo.

Absurdyum invece ha bisogno che il lettore si cali nella mente visionaria e “deviata” dell’autore, altrimenti rischia di non superare neppure le prime dieci pagine (su 128), magari costretto a rileggerle con calma, abbandonandolo lì, poi, se non riesce ad immedesimarsi.

Tutto rispecchia, senza dubbio, una serie di stati d’animo particolari, dovuti anche ad episodi vissuti da Galvão, uno fra tutti, il dramma della morte di alcuni bambini a Goiãnia, in un laboratorio abbandonato, dopo aver per errore sprigionato da un macchinario del cesio 137.

Poi c’è il rock che ama e che permea il lavoro (su tutti i Mechanics) ed una certa tendenza alla critica sociale, all’ordine costituito, per distruggere certi taboo.

Ovviamente c’è modo e modo esprimere questi complessi sentimenti, e questo ne è senza dubbio uno.

Consigliato, dunque, a chi piace il trash, anche un po’ cattivo, ed a chi non si lascia scoraggiare se, pur avendo un’intelligenza nella media, non ci ha ancora capito niente a pagina trenta. Decisamente sconsigliato a tutti gli altri.


Voto: 5,5

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