Tutti a scuola! E in Giappone come funziona?

Pubblicato il 12 Settembre 2015 alle 12:00

Tutti pronti a tornare sui banchi? Chi più chi meno, tutti dovremo presto imbracciare zaini e cartelle, armarci di libri, quaderni e tanta buona volontà per prepararci a fare rientro in classe. Se vi può consolare, i giapponesi sono chini sui libri già da aprile, anche se la scuola nel Paese del Sol Levante funziona in maniera molto diversa rispetto alla nostra.
Scopriamola insieme!

Un po’ di statistiche

Il Giappone è uno dei paesi con una delle popolazioni più alfabetizzate al mondo.

Il cento percento frequenta le scuole obbligatorie e c’è uno netto zero percento di tasso di analfabetizzazione. Le scuole obbligatorie finiscono alle medie, ma tra gli studenti che decidono di continuare il loro percorso anche alle scuole superiori il tasso di abbandono è solo del due percento. Dopo aver completato le superiori, ben il quarantasei percento dei ragazzi decide di andare all’università o al college, mentre la percentuale restante viene introdotta nel mondo del lavoro.

Considerando poi che il Giappone ha la più bassa percentuale di bocciati in tutto il mondo, queste classifiche farebbero rodere d’invidia qualsiasi paese.

Tutto questo prestigio in un sistema scolastico che, a conti fatti, funziona, ha però un prezzo. Un prezzo spesso molto salato che va a ripercuotersi sulla vita degli stessi studenti.

Analizziamolo.

Il sistema

Prima della fine della Seconda Guerra Mondiale, il sistema scolastico giapponese comprendeva sei anni di elementari, cinque di medie, tre di superiori, e tre di università. Ora la proporzione è cambiata, e si è giunti allo schema di: sei anni di elementari, tre anni di medie, tre di superiori, e quattro (talvolta cinque) di università. Il ciclo di scuole obbligatorie (Gimukyoiku) comprende solo i primi nove anni di studio.

Il moderno sistema scolastico prende spunto da quello francese per quanto riguarda il ciclo dell’anno.

I bambini che spengono sei candeline nei giorni precedenti al primo di aprile possono iscriversi al primo anno di elementari. La scuola inizia per tutti ad aprile e finisce a marzo. Il mese di aprile, accompagnato dalla famosa e suggestiva fioritura dei ciliegi (hanami), è il momento dell’anno ideale per cominciare quello che per gli studenti sarà con ogni probabilità il periodo più memorabile della loro vita.

Una giornata di scuola di un comune studente giapponese dura in media sei ore. Questa statistica la mette tra le più lunghe giornate scolastiche al mondo. Il tempo passato tra i banchi di scuola, poi, va sommato a quello speso per i compiti, i corsi serali e supplementari di preparazione agli esami che tengono molto stesso il povero studente impegnato tutto il giorno.

Prima di procedere con l’analisi, è necessario specificare che in Giappone gli istituti si suddividono in due grandi gruppi: quelli pubblici (Koritsu), e quelli privati (Shiritsu).

L’istituto pubblico solitamente non impone l’uso di una divisa scolastica prima delle superiori. Per potervi accedere è necessario un test di ammissione, ma avviene di rado per l’entrata alle scuole medie, e quasi mai per le elementari. I test di ammissione per le superiori vengono fatti tutti in una stessa giornata su tutto il suolo giapponese, in modo che lo studente possa scegliere solo una scuola.

L’istituto privato si distingue da quello pubblico per il suo prestigio. Le divise sono obbligatorie a volte fin dalle elementari, e le regole a riguardo sono molto rigide. La più piccola infrazione può essere punita con l’espulsione. Tra questi istituti è facile trovare quelli che accolgono solo ragazze o, viceversa, solo ragazzi. Molte volte i programmi scolastici sono accelerati, e certe materie vengono affrontate e sviluppate con maggior precisione rispetto a un normale istituto pubblico.

Questo fatto, ovviamente, garantisce un maggior probabilità di essere ammesso a una qualche università prestigiosa. Se l’istituto in questione è particolarmente esclusivo, per accedervi non è necessario solo superare l’imperativo test di ammissione, ma gli stessi genitori dello studente devono sostenere un colloquio con i futuri insegnanti del ragazzo.

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Asilo

A partire dalla tenera età di tre anni, i giovani giapponesi possono iscriversi a dei corsi pre-scolastici (Yochi-en) simili ai nostri asili che hanno una durata complessiva di tre anni.

In queste scuole, i bambini cominciano già a imparare a leggere e a scrivere in caratteri hiragana.

Lo Yochi-en non è obbligatorio, ma favorisce ovviamente una maggior preparazione per affrontare l’inizio delle scuole elementari.

Japanese school children on field trip in Yokohama, Japan.(Giovanissimi studenti in marcia per raggiungere la scuola.)

Elementari

Le scuole elementari (Shougakku) cominciano all’età di sei anni. Gli istituti privati elementari sono molto rari su suolo giapponese – solo l’un percento contro il novantanove percento di istituti pubblici.

A prescindere dalle recenti statistiche sul basso tasso di natalità giapponese, dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, il Giappone ha riscontrato un enorme incremento della popolazione e questo ha fatto aumentare notevolmente il numero di studenti per classe. Alle elementari si registra una media di ben trenta o quaranta alunni per classe! L’insegnante, invece, solitamente è uno solo e si occupa dell’istruzione di tutte le materie comprese nel programma.

Fin da piccoli, ai giovanissimi studenti giapponesi viene insegnato l’ordine e il senso di responsabilità. Nelle classi si sviluppa un enorme senso collaborativo e spirito di gruppo. Gli studenti prendono parte ad attività di pulizia delle aule e delle classi, talvolta anche del giardino, tramite turni a rotazione dei gruppi. Il pranzo è uguale per tutti, viene fornito direttamente dalla scuola e viene consumato in classe. Sono gli stessi studenti – tramite turno – a distribuirlo ai compagni di classe.

Medie

A partire dalle medie (Chuugakkuo), la vita dello studente inizia a farsi più dura e faticosa. La mole di studio aumenta, la pressione dei test si fa più pesante, e gli esami di ammissione per aggiudicarsi una buona posizione nelle scuole più esclusive diventano più complicati e necessitano di una maggiore preparazione.

La divisa inizia a entrare in vigore obbligatoriamente quasi in tutti gli istituti.

Le scuole medie sono una vera e propria preparazione per le scuole superiori e, di conseguenza, un primo passo verso il futuro che lo studente vorrà costruirsi. Già in questo periodo, gli studenti iniziano a frequentare, oltre alle normali lezioni, anche i Juku: scuole preparatorie, solitamente serali, che aiutano lo studente a focalizzarsi sulle materie che saranno oggetto di esame non solo a fine anno ma anche per i test di ammissione delle superiori.

Gli studenti delle medie sostengono solo un esame finale, solitamente a gennaio, per poi chiudere a marzo l’anno scolastico. Il mese di febbraio è molto spesso compreso delle vacanze di riposo.

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Superiori

Finito il ciclo delle scuole medie, gli anni di studio obbligatori sono finiti, e lo studente può decidere se inserirsi nel mondo del lavoro o se proseguire con gli studi. Molto spesso, la scelta della scuola media influisce pesantemente su questa decisione.

Alle scuole superiori, gli istituti iniziano a differenziarsi per quantità e qualità di materie insegnate, e ognuno offre una preparazione diversa per l’alunno.

Gli istituti si suddividono in:

  • accademie generiche che affrontano lo studio delle diverse materie in modo bilanciato;
  • scuole specializzate in un determinato ruolo lavorativo come l’agricoltura, o l’industria, o il commercio;
  • gli istituti tecnologici (Kossen) che offrono non solo i tre anni standard di superiori, ma anche i due anni di università per incrementare le abilità e capacità di uno studente in un particolare settore.

Tutti questi sono accessibili tramite esame di ammissione.

Le materie insegnate non sono poi così diverse da quelle apprese anche dagli studenti occidentali, con le dovute eccezioni.

Prendendo a esempio una normale accademia generica, il programma comprende lo studio di: giapponese moderno, matematica, inglese, scienze, studi sociali, musica, arte/tecnologia, educazione fisica, economia domestica (cucito o semplici lezioni di cucina) e, talvolta, anche materie più antiche quali lo studio degli haiku (composizione di brevi poemi di soli tre versi) o dello shodo (l’arte dello studio e del disegno dei caratteri kanji).

Oltre al normale percorso di studi si aggiungono le attività extracurricolari. Esse avvengono sempre all’interno dell’istituto e sono supervisionate da un insegnante responsabile. Tuttavia, spetta solo agli studenti la loro organizzazione.

Queste attività comprendono: club sportivi (il baseball va sicuramente per la maggiore, ma non è raro trovare club di pallacanestro o di tennis), club di musica, club di arte o di letteratura, di teatro, ma anche dedicati alle scienze.

Alla fine dell’anno, ogni istituto organizza un festival scolastico tutto a carico degli studenti, dove ogni club si esibisce mostrando i progressi maturati durante l’anno.

College students raise their fists and s

Gli studenti delle superiori devono affrontare ben due esami l’anno! Uno per la fine di ogni semestre.

Le materie esaminate durante questi test sono le più fondamentali: giapponese, inglese, matematica, scienze e studi sociali.

Alla fine del semestre, gli studenti di solito vengono coinvolti in brevi gite di gruppo nelle località turistiche più famose del Giappone (Tokyo, Kyoto, Osaka), per “ricaricare le pile”.

Post-Superiori

Passato il periodo delle superiori, come ricordiamo dalla precedente statistica, il quarantasei percento degli studenti decide di intraprendere la carriera universitaria invece che entrare direttamente nel mondo del lavoro. Anche tra università esistono differenze sostanziali, tuttavia, e la scelta a tal proposito diventa assai più delicata: c’è in ballo il destino stesso dello studente. La scelta dell’università, infatti, inciderà per sempre il futuro del ragazzo una volta entrato nell’età adulta.

Prima di passare all’analisi dei diversi istituti post-superiori, è necessario specificare che tutti necessitano di un test di ammissione, ma non solo.

Supponiamo il caso che uno studente abbia frequentato come scuola superiore un istituto agricolo. In questo caso, la scelta più ovvia per il suo futuro è la carriera da imprenditore agricolo, o da allevatore, o da perito agrario. Lo studente può tuttavia decidere di frequentare un’università, ma questo comporta un prezzo. Oltre al normale esame di ammissione regolamentare per tutti, dovrà sostenere un esame di raccomandazione chiamato Daiken, che testerà le sue effettive facoltà necessarie per frequentare quell’istituto.

Oltre al daiken, lo studente dovrà aver raggiunto un punteggio di voti non inferiore a una certa soglia, e dovrà esserci un insegnante che garantisce per lui. Una volta superato tutto questo, potrà partecipare all’esame standard e, se verrà passato anche quello, frequentare l’università. L’entrata per raccomandazione, quindi l’insieme di tutte queste pratiche, viene chiamata Suisen.

Ovviamente, più l’università è prestigiosa, più è difficile entrarvi, di conseguenza i test saranno molto più complicati da affrontare.

Dopo le superiori, lo studente può scegliere tra:

  • Università, o pubblica o privata che varia dai quattro ai cinque anni. Nei casi più estremi, come medicina, anche a sei. Successivamente all’università è possibile partecipare ai master e alle specializzazioni che durano in media un paio di anni.
  • Junior college, questi sono di fattura prevalentemente privata e ti permettono di essere inserito direttamente nel mondo del lavoro. Hanno una cadenza biennale e, dopo la loro frequenza, si può anche partecipare a corsi supplementari all’università. Solitamente si tratta di istituti che si occupano dei campi come sociologia, materie umanistiche ed economia domestica.
  • Special training college, si occupano della formazione qualificata per materie specifiche dove vengono incrementate le abilità pratiche e tecniche di uno studente per mestieri come, ad esempio, infermieristica. Queste scuole offrono anche corsi preparatori in vista di un’ammissione all’università.
  • TAFE, istituti di fattura tecnologica della durata di 5 anni. Questi offrono una preparazione in vista di intraprendere una carriera in ambito ingegneristico o addirittura all’interno della Marina Militare.
  • Scuole di lingue.

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Vacanze

Le vacanze degli studenti giapponesi sono distribuite in maniera molto diversa rispetto al sistema occidentale.

Gli alunni hanno a disposizione sei settimane di vacanze in estate, due in inverno e due in primavera in corrispondenza della famosa Golden Week.

Tutti in classifica!

I giapponesi amano le classifiche! Sono sottoposti a graduatorie i manga, la popolarità dei cantanti, degli idol, e come poteva mancare la classifica anche all’interno della vita scolastica degli studenti?

In base ai risultati degli esami di fine semestre, si stillano delle classifiche non solo all’interno della classe stessa, ma anche all’interno dell’intero istituto.

La società giapponese impone questo modello di vita all’insegna della rivalità che matura una pressione sociale notevole contro gli stessi alunni che penseranno solo a essere in una buona posizione in classifica. Questo duro lavoro per non perdere prestigio e mantenere una certa posizione di rilievo all’interno dell’istituto li prepara alla classica e tanto polemizzata vita da lavoratore giapponese con tendenze stakanoviste da sfiorare i livelli patologici.

1-.合格発表写真rights-reserved-by-yto(Gruppo di studenti in attesa delle graduatorie.)

 Se è vero che questa è una realtà esistente e difficile da demolire, possiamo fortunatamente trovare mentalità più aperte che, attraverso il loro contributo tramite letteratura – ma anche manga e anime! – riescono a proporre una soluzione a questi problemi sociali che, pur dando risultati notevoli all’interno della società, contribuiscono anche alla demoralizzazione degli individui più fragili.

Certe opere diventano dei veri gridi di allarme tramite metafora, come “Battle Royale” ovvero il cugino orientale di Hunger Games. “Battle Royale” è una critica alla società giapponese moderna che pone gli studenti uno contro l’altro, inculcando nelle loro menti solo l’obiettivo di primeggiare sugli altri e puntare al meglio. Il tutto è metaforizzato con una battaglia all’ultimo sangue nella quale solo uno di loro sopravviverà al massacro.

Critiche e analisi più dirette al sistema scolastico giapponese le possiamo trovare nell’immortale “Great Teacher Onizuka” o nel più moderno “Assassination Classroom”.

Una nota di merito va anche a “Silver Spoon”, manga di Hiromu “Fullmetal Alchemist” Arakawa, che si concentra sulla vita scolastica degli istituti agricoli e che vuole avvicinare gli studenti a questa realtà così emarginata e sottovalutata. Da quando il manga è stato pubblicato, i tassi di iscrizione agli istituti agricoli dell’Hokkaido sono aumentati esponenzialmente.

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