Multiversity #8 – Ultra Comics: una recensione che NON devi leggere!
Pubblicato il 7 Settembre 2015 alle 15:15
La minaccia della Cerchia sta infettando il Multiverso attraverso i fumetti. E adesso il loro virus è arrivato su Terra-33, il nostro mondo! Non leggete questa recensione, o aiuterete il virus a diffondersi!!
Multiversity. Un affresco totale e dettagliato delle terre parallele della DC Comics. Chiunque avesse tentato di elaborare una trama per una miniserie di 9 episodi partendo da queste vaghe premesse avrebbe sicuramente sfornato un rancido polpettone fatto di caos. Ma, sebbene il sottoscritto non conosca le abilità culinarie di Grant Morrison, è assodato (e da molti, molti anni) che l’autore di Glasgow sappia il fatto suo per quanto riguarda l’arte dell’imbastire trame.
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Servendosi delle ottime matite di Doug Mahnke, Morrison aggiunge il penultimo tassello alla serie capolavoro targata DC Comics, che ha visto le 52 terre del Multiverso cercare (inutilmente) di resistere agli infidi attacchi della Cerchia. Meta-narrazione, disegni di una qualità superlativa, geniali trovate narrative e scene che sono già un cult: questo e molto altro è “Ultra Comics Lives!”, l’ottavo capitolo della maxi-saga ideata dallo scrittore scozzese.
Il nostro mondo è in pericolo, e non ci sono supereroi a difenderlo. Gli esseri sovrumani esistono solo nelle pagine dei fumetti, e si cerca di rimediare a questa mancanza creando Ultra Comics, il primo ed unico supereroe del nostro mondo.
Fatto di cellulosa, acqua salata e carbonio, creato con l’iniezione di colori CMYK (essenziali nell’editoria, in quanto rappresentano la base primaria dalla quale è possibile generare tutti gli altri colori) e alimentato dall’Ultragemma, descritta come “immaginazione allo stato solido”, Ultra Comics condivide i pensieri dei lettori di tutto il mondo, e diventa reale tanto quanto il fumetto che abbiamo tra le mani durante la lettura è tangibile. Ma quel fumetto è contaminato, maledetto, una trappola di 42 pagine tramite la quale la Cerchia vuole arrivare nel nostro mondo e infettare le menti di chiunque lo legga.
Con Multiversity #8 Morrison porta il concetto di meta-narrazione ad un livello completamente nuovo. L’eroe della storia è impotente dinanzi al brutale attacco della Cerchia, che lo attira in una trappola mortale; spetta al lettore diventare parte integrante della storia e provare a sconfiggere Intellectron, un occhio dalla forma ovoidale che sta cercando di infettare il NOSTRO MONDO.
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E come può il lettore distruggere un fumetto? Con le critiche (Morrison si auto-critica più e più volte nel corso della storia), presenti nella storia all’interno di specifiche didascalie che ricordano un blog o la bacheca di un social network. Ma quelle critiche riescono appena a scalfire il guscio che protegge Intellectron, che viene graffiato da qualche crepa ma alla fine non viene sconfitto: perché il fumetto maledetto ormai è in commercio, molti lo hanno già comprato, tanti altri lo stanno leggendo in questo momento … E voi state leggendo la sua recensione!
Più proseguiamo nella lettura, infatti, più cadiamo nella trappola della Cerchia: ogni parola che si trova nel fumetto, ogni didascalia ed ogni balloon è un proiettile che i nemici del Multiverso sparano contro di noi, infettando la nostra mente, entrando nei nostri pensieri. La stessa cosa vale per questa recensione, scritta da chi ha già letto Ultra Comics e quindi già infettato: siete certi che i pensieri che udite nella vostra mente vi appartengano? Oppure questa parola che state pensando appartiene allo scrittore?
Morrison gioca continuamente con frasi del genere, gridandoci di non voltare pagina attraverso la voce di Ultra Comics (e noi non ubbidiamo, perché la Cerchia si sta lentamente impossessando delle nostre menti) oppure obbligandoci a girare pagina usando la voce di Intellectron, che ci chiama “schiavi” (e noi, infatti, ubbidiamo, perché siamo curiosi di scoprire come finirà la storia nonostante gli avvertimenti del suo protagonista).
Fino a quando tutto finisce, e Morrison ci ordina di mettere giù il fumetto. La cosa divertente è che ogni volta che torneremo a leggere questo fumetto Ultra Comics tornerà in vita, per ripetere dall’inizio tutto quello che già fatto o detto.
La sceneggiatura è piena di dialoghi che giocano sulla condizione meta-narrativa che impregna la storia. Il fatto che il mondo venga definito “spezzato, in bilico tra l’oggi e il domani; non è né l’uno né l’altro, è sempre e solo ORA”, rispecchia alla perfezione la struttura stessa di un fumetto: il capolavoro di arte sequenziale che abbiamo fra le mani e stiamo leggendo è fatto di singoli istanti bloccati nel presente, e il nostro sguardo si posa su una nuova vignetta un “istante” dopo l’altro, in un susseguirsi di adesso.
Leggere questo fumetto è un po’ come affondare: lentamente, inesorabilmente. Il tratto realistico di Mahnke in questo senso aiuta molto, e ad ogni vignetta restiamo affascinati e catturati perché non capiamo realmente cosa sta succedendo. E’ come se l’intenzione di Morrison (o della Cerchia) fosse quella di stordirci, pagina dopo pagina, e man mano che ci si avvicina al finale cresce in noi un senso di inquietudine. Abbiamo la sensazione di star perdendo uno scontro che in realtà non sta accadendo davvero, ma il merito di Morrison è proprio questo: ci fa entrare nel fumetto, ci integra nella storia.
Una scena in particolare riesce a farci sentire all’interno del fumetto: quando Ultra Comics, sanguinante, ci guarda con occhi pieni d’apprensione e terrore e sussurra “C’è qualcosa qui con noi. E se volti la pagina, lui ti vedrà…”. Se, quando volterete pagina (nel caso in cui dobbiate ancora leggere il fumetto), sentirete un gelido brivido lungo la schiena, dovreste iniziare seriamente a preoccuparvi: la Cerchia potrebbe avervi contaminato …