Daredevil, guida alla lettura: Le storie più importanti da leggere
Pubblicato il 28 Gennaio 2016 alle 12:00
La seconda stagione di Daredevil è in arrivo per Netflix e noi vi proponiamo le run più importanti degli autori che hanno seguito il lavoro di Frank Miller su Daredevil
L’articolo contiene SPOILER (per quanto abbia cercato di contenerli il più possibile) per chi non avesse letto i cicli in questione, se ne sconsiglia quindi la lettura a chi non volesse rovinarsi nessuna sorpresa.
Quando col numero 158 del maggio del 1979 Frank Miller inizia a disegnare Daredevil nessuno immagina che quel ragazzo di 22 anni che fino a quel momento ha lavorato soltanto su una manciata di storie horror e di guerra, oltre che ad un paio di numeri di “Peter Parker: The Spectacular Spider-Man”, sta per stravolgere l’idea stessa del personaggio.
Appena dieci numeri dopo gli vengono affidati anche i testi della testata, le atmosfere si fanno sempre più noir e in una New York delineata in maniera insolitamente verosimile arrivano i ninja ed un personaggio eccezionale come Elektra. Il successo è immediato, Daredevil ritrova la mensilità perduta per una grave crisi di vendite e Miller delinea personaggi sempre più complessi e tridimensionali.
La prima run va fino al numero 191 (più la breve parentesi del numero 219), ma è con la seconda (dal nr. 227 al 233, più il 226 scritto insieme a O’Neill) che Miller distrugge e ricrea Matt Murdock, l’uomo dietro alla maschera, prima che Devil stesso.
Lo fa coadiuvato da uno straordinario Mazzucchelli che lo accompagnerà anche un anno dopo nella “rinascita” di Batman (“Batman: Anno Uno” nr. Da 404 a 407 di “Batman”) salvo poi dedicarsi a progetti personali come la bellissima trasposizione a fumetti del romanzo di Paul Aster “Città di Vetro”, “Asterios Polyp” e vari racconti raccolti in Italia in volumi come “Big Man”, “Discovering America” o “Phobia”, tutti editi da Coconino.
Su questa run e sugli altri progetti collaterali legati al “Cornetto” (“L’uomo Senza Paura” del 1993, riscrittura delle origini di Devil poi “annullata” da “Devil: Giallo”, parte della “trilogia a colori” di Loeb e Sale; “Amore e Guerra”; “Elektra: Assassin”; “Elektra Vive Ancora”), fondamentali sia per Devil che per tutto il fumetto supereroistico, si è scritto e detto sempre moltissimo, non si parla quasi mai, invece, di chi è venuto dopo Miller (esclusi Brubaker e Bendis) ed ha accompagnato il personaggio fino ai nostri giorni, aggiornandolo o addirittura ricreandolo più volte, non sempre con risultati positivi.
Cercheremo quindi di fornirvi una breve ma dettagliata carrellata sul lavoro fatto sulla testata del diavolo rosso dagli autori post “Rinascita” dal 1986 ad oggi.
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Ann Nocenti e John Romita Junior
I numeri 234 (pubblicato in Italia in 3 parti su “I Fantastici Quattro” 74/76 della Star Comics), 235 (inedito) e 237 (“I Fantastici Quattro” 83/84) presentano storie autoconclusive di autori come Mark Gruenwald, Danny Fingeroth (meglio conosciuto per la serie “Darkhawk” pubblicata in Italia su “Il Punitore” della Star Comics) e Steve Englehart (che si firma però “John Harkness”), ma a prendere le redini del personaggio è, col numero 236 disegnato da Barry Windsor-Smith e in pianta stabile dal 238, Ann Nocenti.
L’autrice americana aveva esordito appena venticinquenne nel 1982 nei 4 numeri conclusivi della prima serie di Spider-Woman (inediti in Italia) e nel 1985 aveva creato in collaborazione con Art Adams il personaggio Longshot in una mini omonima (in Italia su “X-Marvel” 1/7 e su “Play Book Collection” 3).
Su Daredevil, che, escluso il 246, scrive fino al numero 291 (in italiano li trovate su alcuni numeri tra il 44 e il 111 de “I Fantastici Quattro” della Star Comics, il 277 è in “Starmagazine” 20), porta temi di grande pregnanza sociale trattando argomenti come razzismo, non-violenza e femminismo, senza paura di esprimere chiaramente la sua opinione, cosa che scontenta non poco parte dei lettori della testata, per tale motivo, infatti, non è raro imbattersi in giudizi fortemente polarizzati su questo lungo ciclo.
La Nocenti non percorre la strada hard boiled delineata da Miller, ma partendo dalla situazione di profonda difficoltà in cui si trovava Matt Murdock al termine di “Rinascita”, ne imbocca una completamente inedita per il personaggio: facendogli aprire uno studio legale non-profit, destinato ad emarginati e vittime di discriminazioni di ogni tipo, lo cala in storie dai profondi risvolti morali, non disdegnando le atmosfere horror (sia nelle storie con Mefisto che in “Cuorenero”, numero 270, ristampata qualche anno fa ne “I Classici del Fumetto” numero 8, allegato a Repubblica) e approfondendo le relazioni personali di Murdock, a partire da quella con Karen Page che lo porterà a confrontarsi con l’ambiguità del suo rapporto con la violenza.
Col numero 250 Devil trova anche un disegnatore fisso che rimarrà fino al numero 282 (eccezion fatta per i numeri 258, non scritto dalla Nocenti, 264 e 277) e che risponde al nome di John Romita Junior.
Il talentuosissimo disegnatore, che aveva esordito appena ventenne nell’undicesimo annual di Spider-Man (1977), affina proprio su Daredevil la sua arte e si lancia verso quella che sarà una delle carriere più importanti del mondo del fumetto, raggiungendo vette artistiche difficili da eguagliare (su tutti “Devil: L’uomo Senza Paura” e la run su Spider-Man in coppia con Straczynski).
Nel numero 254 il duo Nocenti/Romita dà vita a quello che rappresenta il loro più importante contributo all’economia narrativa della testata: Typhoid Mary (il nome deriva da una cuoca irlandese che fu la prima portatrice sana di febbre tifoidea ad essere identificata), personaggio (letteralmente) dalle mille sfaccettature.
Mary sviluppa una serie di personalità multiple e diventa un’assassina a pagamento in seguito ad una vicenda che coinvolge direttamente Matt Murdock, Devil, infatti, nel suo primo anno di carriera, inseguendo un criminale finisce nel bordello in cui lavora la ragazza e nella foga della lotta finisce per spingerla fuori dalla finestra credendo di averla uccisa (storia raccontata da Kelly in Deadpool/Daredevil 1997, ristampato in “Supereroi: Le Grandi Saghe” 95).
Nei numeri da 254 a 260 Typhoid Mary viene ingaggiata da Kingpin per uccidere Devil, ma nel frattempo inizia una relazione di breve durata con Matt Murdock, relazione che si interrompe quando riemerge la sua personalità più spietata. Successivamente Mary riuscirà a recuperare un certo equilibrio psichico e a rifarsi una vita come attrice di soap opera, vita che verrà però nuovamente sconvolta dal ritorno di Kingpin (vicende narrate nella run di Bendis).
La run di Ann Nocenti si conclude con una serie di numeri (da 284 a 291) che vedono Matt Murdock in preda ad un’amnesia (prende l’identità del padre e si avvia alla carriera pugilistica) in seguito al suo ritorno dall’Inferno (dove aveva sconfitto Mephisto numeri 278/282) e Bullseye che cerca di trarne vantaggio vestendosi da Devil e tentando di screditare il vigilante.
Daniel G. Chichester
Terminata la run della Nocenti con il ritorno di Devil a New York e di Matt Murdock alla propria attività di avvocato il testimone della serie passa a Daniel Chichester, giovane editor della Marvel e dell’etichetta editoriale “Epic Comics” (sotto la quale sono uscite opere come “Blood: A Tale” e “Moonshadow” di DeMatteis, poi ristampate dalla Vertigo; “Dreadstar” di Jim Starlin, edita in Italia da Planeta; “Elektra: Assassin” e “Elektra Lives Again” di Miller; “Silver Surfer: Parable” di Stan Lee e Moebius, ristampato su “Classici Repubblica: Serie Oro”; “Stray Toaster” di Sienkiewicz, rieditato nel nostro paese da BD), che fino a quel momento aveva scritto solo serie minori.
Il debutto, sul numero 292, avviene con il botto in una storia tutta azione che vede protagonista anche il Punitore (del quale scrive anche un annual e una graphic novel), da quel momento resterà su Daredevil quasi ininterrottamente per 4 anni, ufficialmente fino al numero 332 più due backup stories su Elektra nei numeri 334 e 336 (in Italia in “Elektra” Marvel Italia 0), ma in realtà fino al 342 (in Italia su “I Fantastici Quattro” Star Comics 111/114, “Devil & Hulk” Marvel Italia 1/27, “Marvel Miniserie” 8/10 e “Special Events” 1), firmando gli ultimi numeri con lo pseudonimo di “Alan Smithee”, nome comunemente usato da registi e sceneggiatori per disconoscere il proprio lavoro, ritornando poi per il numero 380 (“Devil & Hulk” 70) che segna la chiusura del primo volume di Daredevil.
Il contributo più importante dell’autore al personaggio è rappresentato dal ciclo “Caduta dal Paradiso” (numeri 319/325), disegnato da Scott McDaniel, nel quale Devil, nuovamente distrutto, decide di rinnovare il costume rendendolo una sorta di armatura (abitudine tipica degli anni ’90, basti pensare al restyling di Batman/Azrael in “Knightfall”) e, in seguito alla scoperta da parte di un reporter della sua vera identità, opta per inscenare una falsa morte ed assumere l’identità di “Jack Batlin”, condizione che dura fino al numero 345 di DeMatteis (vedi paragrafo seguente).
Gli ultimi episodi di Chichester si caratterizzano per una certa confusionarietà dovuta, a mio avviso, ad una sperimentazione narrativa troppo spesso esasperata, risulta invece interessante il caso dell’ultimo ciclo, quello firmato con lo pseudonimo, nel quale i titoli di ogni singolo numero sembrano sottolineare il diverbio con la Marvel, rea di volerlo sostituire sulla testata: “Doppio Gioco”; “Tradimento”; “Sovversione”; “Duplicità” e “Malvagità”, non si può certo dire che l’avesse presa bene!
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Ellis, DeMatteis, Kesel, Kelly e Lobdell.
Il numero 343 (“Devil & Hulk” 34) è un piacevole fill in scritto da Warren Ellis e disegnato da Keith Pollard, nel quale Devil cerca di salvaguardare la sua identità da una serie di incontri surreali e probabilmente, come verrà mostrato da DeMatteis, non così “reali”, se mi perdonate il gioco di parole.
Dal numero 344 e fino al 350 (“Devil & Hulk” 34/40) è J. M. DeMatteis a scrivere la testata, l’autore azzera tutte le modifiche allo status quo apportate da Chichester, recupera il costume originale e nei cicli “Inferno”, “Purgatorio” e “Paradiso” “resuscita” Matt Murdock facendogli riacquistare l’identità e la sanità mentale perduta in seguito ad un episodio di schizofrenia nel quale aveva indossato il vecchio costume giallo e combattuto contro Sir che, nel frattempo, gli aveva sottratto quello rosso.
In questo ciclo, infine, Foggy Nelson viene per la prima volta a conoscenza della duplice identità di Matt Murdock.
Col numero 353 è il turno di Karl Kesel al timone della serie, con lui, che rimarrà fino al numero 364 (“Devil & Hulk” 43/47 e 51/57), e poi con Joe Kelly (numeri 358, “Devil & Hulk” 48 e 365/375, “Collana Bookstore” 54, editi solo fino al numero 370) tornano le atmosfere e le avventure “solari” degli anni sessanta.
Nel primo ciclo di Kesel Murdock si associa con Rosalind Sharp e come primo incarico difendono insieme Mr Hyde, uno dei nemici storici di Devil, dall’accusa di un crimine che non ha commesso, mentre nel secondo ciclo veniamo a conoscenza del fatto che Rosalind altri non è che la madre di Foggy.
Dopo Kelly, che ripresenta sulla testata la Vedova Nera e Mr Fear, tocca a Scott Lobdell che, in una run di soli 4 numeri (376/379 in “Devil & Hulk” 58/61), porta uno smemorato Matt Murdock (una bella cura di fosforo no eh?) in Francia con la nuova identità di Laurent Levasseur, servirà poi uno scontro con Kingpin per riportare il tutto alla normalità.
Il numero 380, scritto nuovamente da Chichester, sarà l’ultimo del volume 1 di Daredevil, che, appena un mese dopo, resusciterà nella nascente linea “Marvel Knights” curata da Joe Quesada.
Marvel Knights
da Smith a Bendis, passando per Mack, Gale e Quesada.
Nel novembre del 1998 debutta la linea “Marvel Knights” con l’intento di rinnovare e rendere più “adulti” i personaggi e le tematiche di testate come “The Punisher”, “Black Panther”, “Inhumans” (con la bellissima miniserie in 12 numeri di Paul Jenkins e Jae Lee, ristampata in “Supereroi: Le Grandi Saghe” 62) e “Daredevil”, il cui primo ciclo è realizzato dall’ottimo scrittore e regista Kevin Smith (di lui vi consiglio anche la run su Green Arrow, ristampata in un unico volumone da Planeta DeAgostini, e i lavori su Batman “Cacofonia” e “The Widening Gyre”, presto pubblicata da Planeta col titolo “Spirale Crescente”) e da Joe Quesada.
Nei numeri da 1 a 8 Matt Murdock deve proteggere un bambino che potrebbe diventare il nuovo Messia, oppure l’Anti-Cristo, mentre si trova costretto ad affrontare anche i drammi del proprio passato quando Karen Page si ripresenta con una sconvolgente notizia e del presente con Foggy accusato di omicidio e Bullseye tornato in azione più letale che mai (trovate questa toccante saga in varie edizioni, sia su “Devil & Hulk” 62/69, che su “100% Marvel: Diavolo Custode” che sul numero 8 di “Supereroi: Le Grandi Saghe”). Smith scriverà poi anche il primo numero di una miniserie su Devil intitolata “Il Bersaglio”, tutt’ora incompiuta (dovevano essere 4 numeri) e pubblicata sul numero 160 di “Devil & Hulk”.
Dal numero 9 gli subentra David Mack che scrive i numeri fino al 15 (“Devil & Hulk” 72/74, 76/78 e “100% Marvel: Parti di un Buco”), con l’eccezione del 12 (“Devil & Hulk” 75) scritto da Quesada, e da 51 a 55 (“Devil & Hulk” 137/140), in questi due cicli Devil affronta Echo, assassina sorda spinta da Kingpin ad ucciderlo facendole credere che sia il responsabile della morte del padre (le origini di questo interessante personaggio ci verranno rivelate nel secondo ciclo).
Nel corso della vicenda Kingpin viene citato in giudizio da Foggy e ferito, apparentemente a morte, da Larry Cebulsky, un inserviente che aveva scoperto delle prove compromettenti nei suoi confronti ed il cui fratello era stato fatto uccidere dal “re del crimine” per vendetta, lo scontro con Echo, invece, si risolve con la rivelazione, da parte di Matt Murdock, che il vero omicida del padre della ragazza era proprio Wilson Fisk.
Lasciamo per un attimo da parte i numeri 16/19 e passiamo al 20 in cui inizia la gestione di Bob Gale che si chiuderà col 25 (“Devil & Hulk” 83/85), Gale parte da uno spunto originale: Devil, durante la sua attività di vigilante, danneggia una macchina e il proprietario gli fa causa per ottenere un risarcimento, indovinate tra le migliaia di avvocati di New York a chi si rivolge?
La domanda che emerge da questa storia è, in qualche modo, una di quelle che saranno alla base di “Civil War”: come si può difendere un uomo comune dagli eventuali soprusi di chi si cela dietro una maschera se non si può sapere con certezza chi indossa quella maschera?
I numeri 16/19 (“Devil & Hulk” 79/82) rappresentano la prima run di Brian Michael Bendis sul personaggio, sono disegnati da Mack e vedono come protagonista il giornalista Ben Urich che indaga sulla sorte del figlio autistico dello scomparso Uomo Rana, capace di comunicare solo attreverso i fumetti con Devil protagonista che disegna costantemente.
Il numero 26 segna, invece, l’inizio del sodalizio con il disegnatore Alex Maleev, artista di scuola europea dal tratto cupo e sporco, perfetto per la spirale di distruzione nella quale Bendis sta per immergere Matt Murdock. Nei numeri che vanno dal 26 al 50 e poi dal 56 all’ 81 (“Devil & Hulk” 86/123 e “Devil: Bendis Collection” 1/3), numero dal quale la serie non viene più pubblicata più sotto l’etichetta “Marvel Knights”, seguendo la migliore tradizione milleriana la vita di Murdock viene sconvolta più volte e l’identità di Devil viene finalmente rivelata dopo che l’avvocato era riuscito a difenderla in tribunale.
In questo ciclo, tra le altre cose, viene introdotto un personaggio come Milla Donovan, ragazza cieca che diventerà la nuova compagna di Murdock, si assiste al ritorno di Kingpin e Devil viene arrestato dall’FBI. Bendis porta tutta la sua passione per l’hard boiled, già mostrata in titoli come “Torso”, “Goldfish”, “Jinx” (pubblicati in Italia dalla Black Velvet) e “Powers” (i primi 4 volumi pubblicati da Magic Press, i seguenti da Panini Comics), sulla testata del “Cornetto” e rispolvera temi cari a Miller, reintroducendo anche i ninja e le suggestioni orientali e facendo annegare Murdock in un dramma psicologico dal quale pare non possa esserci redenzione, i disegni di Maleev rendono al meglio queste atmosfere, ma risultano piuttosto statici nelle scene d’azione, che tuttavia non sono così frequenti.
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Brubaker, Diggle e “Shadowland”.
Se con Bendis sembrava si fosse toccato il fondo Ed Brubaker prima e Andy Diggle poi ci mostrano quanto in realtà sia ancora possibile scavare (forse esagerando).
Il numero 82 rappresenta il ritorno all’etichetta Marvel classica e l’arrivo di un nuovo autore, Ed Brubaker, che resterà sulla testata fino al numero 500, per festeggiare il traguardo raggiunto dal numero 119 Daredevil riprenderà la vecchia numerazione, scrivendo anche un Annual e uno speciale su Tarantula (“Devil & Hulk” 124/158).
Ai disegni troviamo, invece, il talentuoso Michael Lark, dal tratto più pulito e dinamico rispetto a Maleev, ma comunque capace di evocare le pesanti atmosfere di cui sono imbevute le vecende narrate.
Il primo ciclo del duo è ottimo e ci mostra un Devil inedito, alle prese con la vita in carcere, da quel momento in poi inizia un percorso mentale che potremmo definire verso il basso e che porta Matt Murdock a mettere in discussione il senso stesso della sua missione di vigilante, fino allo sconvolgente finale in cui viene infranto un limite dal quale forse non si potrà più tornare indietro.
Brubaker si mostra particolarmente ispirato nell’utilizzo che fa dei personaggi secondari, che in più di un’occasione assurgono al ruolo di veri e propri comprimari, se non di protagonisti assoluti, riuscendo a mantenere ritmi più alti ed una narrazione più dinamica rispetto a quella di Bendis, pur ricordandone fin troppo le tematiche in vari momenti della run e ha la “colpa” di lasciare la “patata bollente” a Diggle, senza risolvere personalmente la svolta imposta alla trama.
La run di Diggle inizia su “Devil: La Lista”, numero speciale legato all’evento “Dark Reign”, e prosegue nei numeri da 501 in poi (“Devil & Hulk” da 162 in poi) presentando un Devil alle prese con un ruolo ben diverso da quello che ha sempre svolto, un ruolo che, per difendere l’amata Hell’s Kitchen, lo porta in Giappone dove progetta la sua “Shadowland” e rimane vittima di un tradimento inaspettato.
Miniserie
Nel corso degli ultimi venti anni sono uscite diverse miniserie dedicate a Devil, tra le più meritevoli si possono senz’altro inserire: la già citata “Devil: Giallo” (ristampato in “Supereroi: Le Grandi Saghe” numero 81) di Jeph Loeb e Tim Sale che riscrive le origini di Daredevil presentando anche l’inedita prospettiva di Karen Page, mostrandoci il particolare triangolo amoroso tra lei, Devil e Matt Murdock e la delusione del povero Foggy Nelson, sempre secondo rispetto all’amico e collega. Questa mini mette fuori continuity il lavoro di Miller e John Romita Jr su “L’uomo Senza Paura”, presentando delle origini più “classicheggianti” ma comunque apprezzabili.
“Devil: Redenzione” (pubblicato nell’omonimo 100% Marvel ormai esaurito) di David Hine e Michael Gaydos (già disegnatore del bellissimo “Alias” di Bendis), storia ispirata a fatti realmente accaduti ed ambientata in un Sud degli Stati Uniti in cui l’orrore dell’omertà e dell’indifferenza si nascondono dietro una facciata di tranquillità sonnacchiosa.
Protagonista qui non è il vigilante ma l’avvocato, chiamato a difendere dei ragazzi dall’accusa di un crimine che potrebbero non aver commesso, fino ad arrivare ad un finale amaro come spesso sa essere la realtà.
“Devil: Padre”, miniserie di sei numeri realizzata in 3 anni tra il 2004 e il 2007 da Joe Quesada (“Devil & Hulk” 118/122, 126; ristampata in “Supereroi: Le Grandi Saghe” 35), nella quale l’autore analizza, anche alla luce della recente perdita del proprio padre, il rapporto tra genitori e figli, prendendo come pretesto una storia di omicidi seriali.
“Battlin’ Jack Murdock” (pubblicata nel 100% Marvel omonimo) di Zeb Wells e Carmine Di Giandomenico (che oltre ai disegni realizza anche il soggetto e di cui non potete non leggere i 4 volumi de “La Dottrina” editi da Magic Press), nuova rivisitazione delle origini di Devil, questa volta dal punto di vista del padre di Matt e con nuovi dettagli su una figura così profondamente umana, più che eroica, come Jack Murdock.
Devil Noir” di Alexander Irvine e Tom Coker (in “Marvel Noir: Devil”), ambientata in un universo narrativo alternativo a quello principale, in cui i personaggi Marvel si muovono nell’America della grande crisi, imperniata di miseria, corruzione e disperazione.
La storia racconta nuovamente le origini del personaggio (ma va!), ovviamente in un contesto diverso da quello classico e con alcune variazioni che non ne modificano però la sostanza, i disegni sono invece estremamente in sintonia con le atmosfere noir e mostrano un autore pienamente a suo agio con il genere.