Mad Max, la cruda spettacolarità della sopravvivenza ad ogni costo: RECENSIONE VIDEOGAMES

Pubblicato il 4 Settembre 2015 alle 14:00

Più veloce della fine del mondo.

I primi videogiochi (gli arcade per intenderci) non avevano la pretesa di voler raccontare una storia: la loro forza stava nel saper far divertire con gameplay semplici e lineari. Con l’evoluzione del videogame inteso come media (e grazie a tecnologie sempre migliori), le case di produzione hanno iniziato a strizzare l’occhio ad Hollywood, imbastendo dei veri e propri blockbuster e dando vita a trame sempre più complesse e articolate.

Molto spesso, però, questo tipo di videogame finiscono nel dimenticatoio, perché alla lunga vengono fuori determinate mancanze e carenze dal punto di vista delle meccaniche di gioco, che non riescono a far divertire o annoiano. Un gioco moderno, per essere apprezzato e amato dal pubblico, dovrebbe poter accontentare sia chi vuole divertirsi, sia chi vuole farsi raccontare una storia matura e degna di essere raccontata.

Da citare, come esempi di titoli capaci di creare una trama avvincente e amalgamarla alla perfezione con un gameplay ricco e sfaccettato, The Last of Us, The Witcher 3, Metal Gear Solid, Batman Arkham, L’Ombra di Mordor … E perché no, Mad Max.   

Sviluppato da Avalanche Studios e pubblicato da Warner Bros., Mad Max è un gioco duro, spietato, violento in ogni suo aspetto, che rispecchia al meglio l’asperità di un mondo decaduto ed irrecuperabile. E per questo assolutamente magnifico e affascinante.

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Storia

Completamente solo in un desolato mondo governato da tribù crudeli e gang di perversi criminali, Max è la sfortunata vittima della gang di  Scabrous Scrotus, il signore della guerra della città-raffineria di Gastown. Picchiato, umiliato, ferito, lasciato a morire nell’arido deserto delle wasteland, Max vede la sua Interceptor cadere nelle sporche grinfie dei suoi assalitori. A salvargli la vita ci penserà un cane randagio (metafora dello stesso Max), e insieme i due capiteranno nei pressi dell’accampamento di un gobbo deforme e butterato che si fa chiamare Chumbucket. 

Questi, ditonero di prim’ordine, crede in una religione tutta sua basata sulle autovetture, i motori, il carburante, e non appena scopre che Max è sopravvissuto ad un attacco mortale degli uomini di Scrotus, trova in lui il “profeta” della sua personalissima fede, e capisce che è stato mandato dall’Angelo della Combustione in persona per aiutarlo a costruire e guidare la Magnus Opus, il miglior veicolo che abbia mai sgommato sulle desertiche strade delle wasteland.

Senza freni, ricca di strani personaggi folli, tutti mossi dal primordiale istinto della sopravvivenza, la trama di Mad Max schiaccia l’acceleratore dalla prima sequenza fino all’ultima, un climax di pura adrenalina che ruggisce come un rombo di motori nel silenzio del deserto.

Sebbene si distacchi molto dall’ultimo capitolo della saga cinematografica, quel Mad Max: Fury Road che ha impressionato la critica di mezzo mondo, scegliendo perfino di non rappresentare il Max del gioco con le fattezze del Max del film (il britannico ed eccellente Tom Hardy), i ragazzi di Avalanche Studios si sono ispirati e non poco al capolavoro di George Miller, il padre di Mad Max: il videogame è un’ode a tutti e quattro i film della saga cinematografica, e si pone l’obiettivo (centrandolo) di ricreare le atmosfere di un mondo in rovina, dove le uniche cose importanti sono i beni di prima necessità (intesi come acqua, pallottole e benzina) e le auto.

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Gameplay

E le meccaniche di gioco risentono molto del bisogno incessante di reperire questi beni primari. Max sarà sempre alla ricerca di fonti d’acqua potabile o cibo (spesso animali da mangiare ancora vivi, o crudi dopo averli schiacciati sotto il tacco dello stivale), ma soprattutto di pallettoni per il canne mozze, taniche di benzina e rottami.

Proprio i rottami saranno fondamentali per il nostro meccanico ditonero, il simpatico e mostruoso gobbo Chumbucket, che li userà per migliorare la nostra auto da guerra, aggiungendo via via nuovi e micidiali gadget (speroni, corazze, nitro, spuntoni anti-abbordaggio, pneumatici più resistenti, ecc…).

E parallelamente al sistema di crescita della nostra auto dovremo potenziare le abilità del personaggio, spendendo valuta (i rottami) per acquistare potenziamenti, nuove abilità, tecniche di combattimento.

Ma, ovviamente, non si tratta solo di questo.

Il mondo che gli sviluppatori hanno creato è vasto, vastissimo, e soprattutto ricco di cose da fare. La struttura open-world garantisce una quantità illimitata di ore nelle quali esplorare, distruggere, dare vita a folli e spericolati inseguimenti per le dune sabbiose e spazzate dai venti impetuosi sia di notte che di giorno.

Non ci si può annoiare nel gigantesco sand-box messo a disposizione dei giocatori, costellato di numerose attività che donano al gameplay una buonissima varietà: convogli da inseguire, dirottare e derubare, palloni aerostatici da trovare e utilizzare come punti di osservazione, missioni secondarie, avamposti nemici da assaltare e distruggere.

Proprio la conquista degli avamposti sarà fondamentale per abbassare il livello di minaccia di una certa area di gioco, e inoltre, una volta conquistati, questi fortini diventano delle vere e proprie basi per i nostri alleati, basi che potremo potenziare a nostro piacimento costruendo ad esempio delle riserve di acqua, o organizzando delle squadre di ricerca che esplorino i territori circostanti alla ricerca di rottami da consegnarci (se siete dotati di una connessione internet, questa ricerca andrà avanti anche quando non starete giocando, e una volta tornati in partita vi ritroverete con qualche rottame in più da poter utilizzare per i potenziamenti).

Tutto ciò è consolidato dalle due diverse (e in entrambi i casi ottime) tipologie di combattimento: a piedi e in auto.

Il combattimento corpo a corpo è una brutale danza di colpi, schivate e contrattacchi che Max allestisce ogni volta che si trova davanti ad un gruppo di nemici. Strizza molto l’occhio al lavoro fatto da Rocksteady sulla serie di Batman, con la differenza che Max non è possiede la grazia e l’agilità dell’Uomo Pipistrello, e di conseguenza nel gioco di Avalanche è tutto più cruento e sanguinoso.

Mettere a segno una serie di colpi sbloccherà la Fury Mode (si, l’assonanza con Fury Road è assolutamente voluta), una modalità “rabbia” che renderà gli attacchi di Max ancora più devastanti. Le animazioni sono spettacolari, realistiche e cinematografiche, e gli effetti sonori riproducono alla perfezione il crudo suono di una rissa all’ultimo sangue.

Il gameplay cambia radicalmente, invece, quando ci troviamo a bordo di un veicolo. Il feeling coi comandi è davvero comodo, la guida arcade è una delle migliori mai viste, al pari (se non addirittura più comoda) di quella di GTA.

I rombi dei motori, colonna sonora di guerra, scandiscono gli hollywoodiani scontri ad alta velocità con le gang che popolano le wasteland. Scontri che rappresentano il fulcro dell’intera esperienza di gioco, perché davvero ben realizzati, divertenti e sempre diversi grazie alle molteplici tipologie di approccio: possiamo sparare alle gomme, ai serbatoi, arpionare la carrozzeria nemica, speronare gli avversari o schiantarsi sul loro paraurti dopo aver attivato il nitro.

Contemporaneamente dovremo stare attenti a non lasciarci accerchiare, perché la forza del nemico è nel numero, e spesso ci ritroveremo due o tre cattivi sul cofano, armati di lance e coltelli, pronti a trafiggerci senza pietà.

Se subiamo un numero eccessivo di danni ci penserà Chumbucket a riparare l’auto, a patto che questa sia ferma: a quel punto potremmo attirare l’attenzione dei nemici lontano dal nostro bolide, aspettare il momento giusto e schivare il loro attacco rotolando su un fianco (tasto r1) e tirarli fuori dalla loro vettura con la forza, per fargli fare la conoscenza delle nostre nocche.

Gira pagina e leggi il giudizio finale…

Grafica

L’impatto visivo è ottimo, con un orizzonte ben definito e un colpo d’occhio eccezionale ad ogni momento del giorno o della notte. Gli sviluppatori sono stati in grado di ricreare un mondo desolato e decaduto eppure vivo, pulsante e mutevole: il vento soffia imperterrito, sempre spazientito, e batte le strade sabbiose tanto quanto gli pneumatici dei bolidi nemici, che sollevano al cielo colonne di polvere.

Anche gli ambienti indoor sono di buona fattura, rugginosi e sporchi, e le animazioni dei personaggi (soprattutto dei protagonisti) sono davvero ottime.

Il culmine dello spettacolo visivo che il gioco può offrire è rappresentato dalle imponenti tempeste di sabbia che si abbattono all’improvviso sulla mappa, offrendo un’ulteriore varietà al già ricco gameplay.

Durante queste spettacolari sequenze, Madre Natura dà libero sfogo della sua immane potenza, scatenando fulmini e saette sul selciato, abbassando al minimo la visibilità e rendendo gli inseguimenti ancora più unici.

Più è intensa la tempesta più sarà difficile sopravviverle, e solo migliorando le caratteristiche tecniche della nostra auto da guerra saremo in grado di muoverci all’interno dell’infernale turbinio di polvere. I meno coraggiosi potranno scegliere di rifugiarsi nelle basi conquistate e attendere la quiete dopo la tempesta.

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Longevità

Un gioco così grande offre tantissime ore di divertimento. Le 30/40 ore per terminare la campagna (come al solito dipende da quanto il giocatore si lascerà distrarre dalle numerose altre attività che il gioco ci propone) soddisfanno e non annoiano mai.

Una volta terminata la storyline principale, come abbiamo detto, le cose da fare non mancheranno: la mappa del gioco è potenzialmente “infinita”, e potrete viaggiare in direzione dei suoi confini attraverso le desolate lande del Grande Nulla, fino a che non saremo sconfitti dalla noia o uccisi dai pericoli che vi si annidano. Tutto dipende da quanto saremo pazzi. 

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