Recensione: Endurance – Luis Bustos
Pubblicato il 7 Febbraio 2011 alle 10:50
Autore: Luis Bustos
Casa Editrice: Planeta DeAgostini
Provenienza: Spagna
Prezzo: € 12,95, 17 x 24, 184 pp b/n
Endurance era il nome della nave che Sir Henry Shackleton, al comando di un equipaggio di 27 uomini, condusse in un’ormai mitica spedizione in Antartide fra il 1914 e il 1917. Il progetto, che prevedeva l’attraversamento del continente con le slitte, naufragò però insieme alla nave ancora prima che gli esploratori potessero mettere giù piede. Il veliero venne infatti stritolato nella morsa dei ghiacci della banchisa nel Mare di Wendell, e a quel punto l’impresa più importante divenne riuscire a sopravvivere.
Luis Bustos è un giovane autore spagnolo ancora poco conosciuto fuori dal suo paese, così ci ha pensato la Planeta DeAgostini a portare in Italia questa sua opera, in un’edizione identica a quella iberica. Un bel cartonato per quella che è definibile a tutti gli effetti una graphic novel, in quanto pensata e realizzata come tale, e non come una raccolta di più episodi. Difatti la storia scorre senza pause o capitoli, in un’unica grande avventura che cambia e si evolve seguendo il destino dei personaggi. Partendo dal celebre annuncio pubblicato sul London Times nel dicembre del 1913: “Cercasi uomini per viaggio pericoloso. Salario minimo, gelo estremo, lunghi mesi di completa oscurità, pericoli costanti, rischio di morte. Onore e fama in caso di successo” Bustos racconta fedelmente e linearmente (ad eccezione di un solo flashback, che mira a farci conoscere le profonde motivazioni che spinsero Shackleton) la drammatica vicenda della Spedizione Endurance, procedendo per tappe e salti temporali costanti, così da portare all’attenzione del lettore soltanto i momenti decisivi e culminanti. In questo modo l’introspezione rimane un po’ sacrificata, lasciata sullo sfondo delle grandi fatiche e difficoltà che i marinai affrontano, ed è perciò sulla lunghezza che impariamo a conoscerli e identificarci con loro. Anche se l’indiscussa figura principale rimane sempre e comunque Shackleton, man mano che il gruppo si divide e si sfoltisce aumenta il processo di identificazione, e alla fine ci troviamo partecipi dell’azione quanto i protagonisti. Con un ritmo deciso e pressante l’autore non intende soffermarsi sulla parte sentimentale o filosofica della sfida fra uomo e natura, ma vuole portarci in quel viaggio, immergerci nella più pragmatica lotta per la sopravvivenza.
È un racconto virile di uomini coraggiosi, che non si arrendono, perché non fu un’impresa a lieto fine, e non ci fu alcun traguardo da festeggiare. Pagina dopo pagina questi uomini, che all’inizio hanno rapporti conflittuali macchiati da litigi e sospetti reciproci, finiscono con il diventare veri compagni, amici, fratelli. Questa è la storia di un gruppo che si cementa e si stringe maggiormente ad ogni avversità, che affronta le estreme condizioni della natura facendo sfoggio di quell’altruismo e quella forza d’animo che il loro leader ha tanto insistito nell’inculcare in loro. Ed è solo grazie a questo che un piccolo drappello di naufraghi ha potuto farcela nel momento più buio.
Se nella parte narrativa Bustos si esprime con un buon esito, è nella parte grafica che troviamo una minor qualità. Sebbene sia chiaramente una sua impronta stilistica, i suoi disegni non sono immediatamente piacevoli alla vista: fatti di linee dure, affilate, spesso imprecise. Con il procedere della lettura però si riesce ad apprezzare la cura con la quale ha reso ambienti e paesaggi, che dominano sugli uomini, e soprattutto la sua straordinaria inventiva. C’è davvero un’invenzione per pagina, un uso intelligente delle splash page, singole e doppie, una rivoluzione costante della gabbia di vignette, e un sorprendente adattamento di essa alla materia narrativa, che rende sempre varia l’esperienza di lettura. Quando i protagonisti sono vittime del mare in tempesta, spariscono i contorni e le scene si modellano sul moto ondoso; quando avanzano fra immani fatiche sui ghiacci della banchisa, le vignette si dinamizzano in linee oblique. La scansione dei tempi, da quelli più lunghi d’attesa a quelli più frenetici dell’azione, viene sempre ottimamente resa. Bustos sopperisce quindi alla povertà del suo tratto con uno story-telling di altissimo valore espressivo, che diventa il suo strumento privilegiato per generare emozioni nel lettore.
Romanzare e trascrivere in fumetto questa pagina leggendaria non era un compito facile, ma Bustos è riuscito a portare a casa un’ottima storia, intensa e carica di spirito d’avventura.
Da segnalare infine, stavolta in positivo, la quasi totale assenza di refusi tipici delle edizioni Planeta.
Voto: 8