Condizioni, un collage di storie giovanili di Nate Powell – RECENSIONE

Pubblicato il 27 Agosto 2015 alle 11:20

Diapositive di vita di un artista dalla sensibilità profonda quanto le notti dell’Arkansas.

Quando ci si accosta per la prima volta a Condizioni, graphic novel che inaugura la nuova collana Psycho Pop, targata Edizioni BD, appare chiaro fin da subito che non ci si trova di fronte ad una comune raccolta di storie. Quelle riunite da Nate Powel in un unico volume sono, infatti, speciali frammenti di un tempo passato, lavori realizzati dall’artista di Little Rock, Arkansas, quasi venti anni fa, pubblicate per la prima volta in raccolte come Walkie Talkie e Tiny Giants tra il 1998 e il 2004 e recanti il marchio del suo drammatico passaggio dall’infanzia all’età adulta.

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Introdotte dalle parole dello stesso autore, che ci guida alla lettura di quelli che, altrimenti, potrebbero apparire come sconcertanti, slegati, brandelli di giovane arte fumettistica, le storie inserite in Condizioni rappresentano un punto di svolta nella crescita personale e artistica di Nate Powell. Abbandonati gli inizi superoistici, il giovane fumettista, complice anche il trasferimento sulla East Coast e la scoperta di autori come Al Burian, Chester Brown, J.M. DeMatteis e Glenn Barr, capì infatti che poteva fare della sua arte anche una porta per far scappare dal suo cuore tormentato i tanti sentimenti, i turbamenti e le inquietudini che vi erano stipati: i primi amori, le colossali sfide della crescita, il sogno dell’indipendenza, il desiderio ardente di libertà e felicità, apparentemente irrealizzabile nella realtà suburbana dell’Arkansas.

Nacquero così racconti brevi e brevissimi, rumorosi e muti, fittizzi e, allo stesso tempo, fortemente autobiografici, che furono per Nate Powel quasi una terapia, uno sfogo dell’anima. Mercurio, Fissarsi, La Missione, Orologi, Senza Fine, Bellissima cosa rotta, Juke Box, Cavarsi i denti. Sono solo alcuni dei titoli, densi di significato, di queste confessioni a fumetti, di questi racconti psichici, emotivi, labili, in cui il giovane studente della School of Visual Arts di New York e poi autore in erba in cerca di un equilibrio tra esigenze artistiche, personali e professionali, mise in opera tutte le esperienze acquisite e il suo innato, straordinario talento, per cercare di dare forma ai moti del suo animo.

Alle paure e ai richiami del futuro, al dolore per le perdite familiari, per gli amori finiti o per quelli mai cominciati, ai drammi della malattia, alle sfide della disabilità con cui Powell si confrontò fin dall’infanzia, avendo un fratello con ritardi dello sviluppo e avendo lavorato a lungo come assistente per persone adulte in difficoltà.

Biografie vere e biografie inventate, quelle disegnate da Powell, ma comunque cariche di sentimenti e di domande, anche quando i protagonisti delle storie non sono realizzati con il solito tratto denso, morbido, realistico, ma come pupazzi dalla bocca cucita e i profili da spaventapassero.

È l’interiorità la vera realtà, in queste storie giovanili, non certo il mondo esterno, quella cittadina tranquilla e spietata, dove tutto sembra scorrere allo stesso modo da tempi immemorabili, con i suoi casi di bullismo, i suoi incontri casuali nei pub, le sue leggende metropolitane così dure a morire e che portano l’autore a riflettere anche sul tema del mito e della leggenda, del soprannaturale e della magia intesa nel significato più intimo del termine.

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Esisterà ancora qualcosa di soprendente, meraviglioso, inspiegabile, in questo nostro mondo di spietata razionalità?

In mezzo a tante domande burrascose, è spesso la musica l’unica ancora di salvezza per Nate e per i suoi personaggi, a cui si aggrappano nei momenti in cui il peso della quotidianità rischia di schiacciarli.

E Nate Powell è un esploratore esperto dell’universo musicale, come dimostrano la sua folta discografia e le sue collaborazioni con tanti gruppi punk, ogni volta che glielo permette il suo lavoro con china e matita. Soophie Nun Squad, Divorce Chord, WAIT, sono alcune delle band con cui si è esibito e che non hanno mancato di influenzare le sue creazioni come fumettista.

È lo stesso Powell, poi, a fornirci una vera e propria “colonna sonora” di accompagnamento a Condizioni (lo stesso titolo, Conditions, deriva da una canzone dei Samiam), invitandoci alla riscoperta o scoperta di formazioni che hanno fatto la storia della musica, tra cui i Moss Icon, i Judas Priest, i Mohinder, gli Assfactor 4, i Monsula e gli Iron Maiden, tra gli altri.

Che cosa resta, in conclusione, dalla lettura di Condizioni? La conoscenza sincera di un giovane artista, eccezionalmente presentatoci dall’autore stesso, più maturo, forse, di certo più consapevole degli errori e dei conflitti di un passato che non però non rinnega. Segnata da tanti lutti e difficoltà, acuiti al massimo da un’estrema sensibilità, la vita di Nate Powell emerge dalle vignette buie di questi suoi primi anni assieme a quella di molte delle persone che ne attraversarono la strada.

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Non è una una trama quella che lega i suoi diseguali racconti, quanto un’atmosfera, uno stato d’animo da respirare, che può essere quello del ragazzo che osserva senza fare niente mentre un suo coetaneo viene pestato a sangue, o quello dell’eterno amico che non riesce a dire alla ragazza dei suoi sogni ciò che prova per lei, per paura di rovinare tutto.

O, ancora, quello del giovane (Nate Powell stesso) che si trova a fare i conti con il fantasma notturno di una persona cara deceduta. Tutto questo, riassumibile in una sola parola: Psycho, psiche, cuore, anima in tempesta, l’oggetto attorno a cui si muove la nuova collana di Edizioni BD, come un pittore che si tormenta davanti ad un volto inafferrabile, di cui non si riesce a cogliere l’essenza.

Psycho Pop, curata e coordinata da Micol Beltramini, blogger, scrittrice, traduttrice e sceneggiatrice, si presenta così come un progetto controcorrente e coraggioso, che vuole dare voce a quelle opere in cui spazio e tempo si annullano, per lasciare il palcoscenico all’uomo, alla donna, al pensiero e al vissuto, al genio e alla libertà di esprimere ciò che ribolle dentro.

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Condizioni, di Nate Powell, ne è l’esempio perfetto, cercato e desiderato da Micol Beltramini, cui va il grande merito di aver svolto un lavoro editoriale perfetto, chiamando in Italia un autore, ma, prima di tutto, una persona dalle doti artistiche ed umane immense.

Vincitore di un Eisner Award  per la miglior graphic novel originale per il suo Swallow Me Whole (in italiano Portami via, edito da Rizzoli Lizard) e avventuratosi anche nel fumetto storico con il pluripremiato March, romanzo a fumetti sulla vita del paladino dei diritti degli afro-americani John Lewis, Nate Powell, il ragazzo e l’adulto, si mostra l’autore perfetto per questa audace collana.

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Il suo disegno è affrettato, sfociando a tratti nello stilizzato, quasi non riuscisse a trattenersi dal trasmettere sempre nuove emozioni, mentre l’ambiente che circonda i personaggi è cupo, compresso, quasi ostile, soprattutto nelle tante stanze chiuse che sembrano crollare addosso.

Differente il lettering, fine e ordinato, fittissimo in alcune pagine colme di pensieri, totalmente assente in altre dove il lettore è chiamato ad ascoltare i rumori del paesaggio o del suo cuore.

Non era affatto semplice cucire tra loro episodi così diversi come quelli contenuti in Condizioni, né riuscire a dare loro un pensiero unitario, con cui il lettore potesse confrontarsi senza perdersi nei tanti sogni ed incubi che vi sono raccontati. Talvolta è difficile da cogliere un senso, talvolta sembra che non ce ne sia alcuno. Ma, come suggerisce il titolo dell’ultimo, criptico capitolo, non è sempre necessario avere un senso…È il senso che ha te.

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