Outcast numero 3, continuano le vicende di Kyle Barnes – Recensione

Pubblicato il 14 Agosto 2015 alle 10:45

Continuano le vicende di Kyle Barnes, il reietto con poteri da esorcisti: il duo Kirkman azaceta non delude in questo fumetto horror!!!

Il primo numero di Outcast ci aveva gettati nel mondo da incubo di Kyle Barnes, il secondo numero aveva rallentato il ritmo per permetterci di capire meglio come questo stesso mondo funzioni. Il numero 3 della serie horror scritta da Robert Kirkman s apre dove ci eravamo interrotti: Kyle sta andando a visitare Blake Morrow, amico del detective Masters. Blake ha ucciso la moglie del detective, ed è probabilmente posseduto.

Come si può immaginare, le cose degenerano rapidamente: Kirkman chiarisce sempre di più al lettore come, in Outcast, tutto quello che si sa sugli esorcismi non conta, il centro di tutto è Kyle con le sue abilità e la sua storia.

Ottima la scelta di non puntare solo sugli esorcismi in se, quanto piuttosto le conseguenze che questi eventi lasciano sui personaggi, i dubbi che scatenano, soprattutto in Kyle: scelta vincente perché sarebbe stato sterile puntare solo sugli, seppur ottimi, disegni di Azaceta.

Questo numero 3 si rivela un crescendo continuo: il finale appassiona e spinge a divorare le pagine, e reintroduce quelli elementi disturbanti, non solo visivamente, che avevano caratterizzato il primo numero della serie.

Come si evince dalla copertina, il protagonista di questo numero 3 è il reverendo Anderson: il religioso ormai accompagna costantemente Kyle nelle sue peripezie, è un personaggio anche egli tormentato, costretto a fare i conti con presenze demoniache difficili da accettare persino per lui, che in qualche modo è abituato a pensieri che vanno oltre il semplice materialismo. Il duo Kyle-Reverendo Masters fornisce due personaggi tutt’altro che intraprendenti e sicuri, quanto piuttosto due vittime di eventi molto grandi. E Kirkman decide di non tirarla troppo per le lunghe, presentando già nel finale una minaccia decisamente concreta

Outcast ha dialoghi abbastanza fissi, forse più di quanto ci si potrebbe aspettare da un fumetto horror: la sapienza di Kirkman è rendere questi dialoghi scorrevoli e funzionali alla storia, con un’ottima gestione del ritmo e dei tempi: mai troppo affrettati, ma precipitosi al momento giusto.

Un Azaceta particolarmente in forma, nelle ultime pagine, aggiunge un altro tassello al puzzle di Kyle, e preannuncia per lui un destino non particolarmente roseo: in alcune vignette forse il bianco e nero appare un po’ uno spreco per delle tavole che avrebbero, forse, reso meglio a colori.

Ma comunque in questo numero 3 funziona un po’ tutto: i disegni, la storia, i personaggi: Outcast si preannuncia sempre più interessante, anche se dovrà saper tenere testa a tutto quello di convincente che è stato fatto in questi primi numeri.

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