Starting Point N. 3: In principio fu… l’immagine (seconda parte)
Pubblicato il 24 Gennaio 2011 alle 12:22
In questo terzo appuntamento di “Starting Point” riprendiamo il discorso, cominciato la puntata scorsa, sui fumetti senza parole, analizzando i principali autori degli anni ‘90 e 2000 e quelle manifestazioni e case editrici italiane che più hanno promosso il genere.
Eric Drooker e Peter Kuper
Tratto insieme questi due autori poiché sono co-fondatori, insieme a Seth Tobocman (di cui è da poco uscita una raccolta di lavori brevi per Hazard Edizioni dal titolo “Disastri e Resistenza”), della rivista di critica sociale e politica a fumetti “World War III Illustrated”.
Il newyorkese Eric Drooker si forma con le opere di Masereel e Ward e dà alle stampe nel 1992 il suo capolavoro “Flood!” (pubblicato in Italia dalla scomparsa Lexy Produzioni, potete richiederlo direttamente alla Free Books o in fumetteria ovviamente!). In partenza la storia, come per molti altri esponenti dei “wordless comics”, è quella di una singola e misera esistenza persa all’interno di un’immensa città in cui anche una folla infinita significa solitudine, tale vicenda, però, finisce col diventare un pretesto per riscoprire i fondamenti della natura umana e le sue caratteristiche più arcaiche. Il tutto sotto una pioggia incessante che finisce con l’annegare e il sommergere ogni cosa, salvando solo un vecchio, novello Noè, e un gruppo di animali, unica speranza di una rinascita che non porti con sé gli errori del passato. In Flood! c’è spazio anche per una riflessione metafumettistica, poiché il protagonista, autore di fumetti, ad un certo punto si mette a scrivere (l’unica parte dell’opera in cui appare del testo, oltre al colore, è il “fumetto nel fumetto”) e disegnare una storia in cui si grida una felicità perduta e che diventa così importante da far rischiare l’annegamento. Da un punto di vista grafico Drooker non nasconde le profonde influenze di Masereel e Ward, la cui lezione si ritrova nei potenti contrasti tra neri e spazi bianchi, oltre che di Crumb, ben visibili soprattutto nelle prime tavole.
Di questo autore vi consiglio di reperire anche l’ottimo “Blood Song”, storia di una giovane donna asiatica e del suo cane che, costretti dalla guerra a lasciare il proprio paese natale, si ritrovano in luoghi nuovi e sconosciuti in cui troveranno l’amore ed un altro tipo di guerra. Quest’opera è purtroppo inedita in Italia ma si recupera facilmente su Amazon e visto che è senza parole la lettura non è certo problematica!
Dell’americano Peter Kuper vi segnalo, oltre ai “fumetti senza parole” di cui vi parlerò adesso, le riduzioni di alcuni racconti di Kafka (“La Metamorfosi” e “Lascia Stare e Altri Racconti”, editi entrambi da Hazard, il secondo si trova a metà prezzo come remainder), quella di un romanzo di Upton Sinclair: “La Giungla” (storia di un immigrato sfruttato da un’industria alimentare, edito in Italia da “001”) e le mute e divertentissime strisce comiche di “Spy vs. Spy”, in cui raccoglie l’eredità di Antonio Prohias che aveva creato la serie per MAD Magazine nel 1961. Altro ancora, insieme ad un’interessante intervista all’autore, lo trovate qui.
Veniamo adesso alle opere che rientrano nell’argomento che stiamo trattando, la più importante è probabilmente “Il Sistema”, pubblicato da noi da Magic Press, bellissimo racconto in stile espressionista, fatto di varie storie che si intrecciano influenzandosi reciprocamente anche se in maniera inconsapevole per i protagonisti, tutta la vicenda è sottolineata da titoli di giornale (unico elemento testuale presente) che guidano il lettore nel percorso narrativo. Altra ottima proposta sempre a firma Magic Press è “L’occhio che osserva”, raccolta delle “strisce” pubblicate da Kuper sul New York Times, con una particolare struttura narrativa, ci vengono presentate, infatti, le prime 4 vignette in una pagina e la quinta, conclusiva, nella pagina successiva, a fare da colpo di scena e a stravolgere o a far rileggere sotto un’ottica diversa quanto ci era stato presentato poco prima.
Thomas Ott e Jason
Questi due autori europei hanno fatto del fumetto muto la loro vera e propria cifra stilistica, demandando in toto all’immagine la funzione narrativa e creando suggestioni che mille parole non sarebbero riuscite ad esprimere.
Alle cupissime atmosfere di Ott, le cui figure nascono direttamente dal nero dei suoi sfondi, dal quale vengono grattate via con una tecnica denominata “scratch board” che ricorda direttamente le opere degli incisori, fanno da contraltare i personaggi cartooneschi delle opere di Jason, che, con toni pacati raccontano storie horror, d’amore, di amicizia e di morte.
Dello svizzero Thomas Ott in Italia sono stati pubblicati: il graphic novel “Il Numero 73304-23-4153-6-96-8”, in cui un elemento surreale, un foglietto con una sequenza di numeri trovato nella cella di un condannato a morte, cambia radicalmente la vita monotona di una guardia carceraria (chissà cosa sarebbe successo se i numeri fossero stati 4-8-15-16-23-42!) e le raccolte di racconti “Cinema Panopticon”, che in realtà si colloca a metà tra graphic novel e raccolta, poichè i vari racconti si strutturano in una storia unitaria, nella quale una bambina scoprendo uno strano tendone al luna park finisce per essere trascinata in un viaggio surreale; “Exit”, con un brevissimo adattamento di “Alice nel paese delle meraviglie e altre storie hard boiled, e “I Racconti dell’errore”, che contiene le raccolte “Tales of Error” e “Greetings from Hellville” e che riprende lo stile e la struttura narrativa dei capolavori horror della EC Comics, incupendone le atmosfere senza però dimenticare una sana dose di humor nero. Tutte le edizioni italiane delle opere di Ott sono a cura della casa editrice Black Velvet, così come quelle di Jason.
A proposito del norvegese Jason, invece, non si può tralasciare la bellissima raccolta di racconti senza parole dall’emblematico titolo “Sshhhh!” in cui i temi fondamentali della morte, della solitudine, dell’amore vengono trattati con una sensibilità unica, capace di esprimere profondi significati, semplicemente attraverso le vicende surreali di muti animali antropomorfi. Di questo eccezionale autore vi consiglio assolutamente di recuperare volumi come “Hey, Aspetta…”, storia di una tragica amicizia, “Non Puoi Arrivarci da Qui”, originale rivisitazione del mito di Frankenstein, e racconti ancora inediti in Italia come: “I Killed Adolf Hitler”, “Pocket Full of Rain”, “The Left Bank Gang” e le raccolte “Low Moon” e “Almost Silent”, tutti editi da Fantagraphic e disponibili in alcune fumetterie di Roma (io li ho scoperti proprio grazie ad una di queste) e su amazon.
Lewis Trondheim, Jim Woodring, Matt Brinkman, Chris Lanier
Questi quattro autori rappresentano una vasta gamma di possibili approcci al genere del “wordless comic”, si caratterizzano infatti per temi, stili grafici e narrativi e concezione stessa del media fumetto profondamente diversi.
Il francese Lewis Trondheim (pseudonimo di Laurent Chabosy e co-fondatore della casa editrice “L’Association”) vanta una produzione vastissima, di altalenante qualità, che spazia dal fumetto per bambini a quello satirico, passando per l’avventura e il fantasy. Per quanto riguarda le opere senza parole vanno ricordate l’interessante esperimento “Bleu”, in cui l’autore racconta la vita di un organismo unicellulare, realizzando un esperimento grafico senza precedenti, senza per questo sacrificare la facilità di lettura, ma forse “decodificazione” è la parola più adatta, e il ritmo narrativo; e il divertente “A.L.I.E.E.N.”, in cui in realtà i testi sono presenti, ma in una lingua aliena fatta di simboli e quindi disegnata anch’essa (entrambi i volumi sono editi da Proglo).
Jim Woodring disegna ciò che vede. Dopo questa frase vi aspettereste la descrizione di un artista interessato alla realtà quotidiana e alla vita di tutti i giorni, i fumetti di Woodring, invece, sono popolati da strane creature, animali antropomorfi, figure fluttuanti, allucinazioni che l’autore esperisce sin da quando era bambino e che ne hanno condizionato le scelte professionali e di vita in generale.
Il suo personaggio più famoso è il “non meglio identificato” animale antropomorfo “Frank”, nato nel 1989, protagonista di storie surreali in un mondo allucinogeno, da noi si è visto in un bel volume cartonato del 2006 edito da Freebooks. Per farvi un’idea di quali vicende si trovi ad affrontare il muto Frank vi consiglio la visione di questo video su Youtube.
Va ricordato anche il recente “Weathercraft”, pubblicato da Coconino, di ambientazione e tematiche simili, ma con protagonista un uomo-maiale che intraprende un surreale viaggio di formazione alla ricerca dell’illuminazione.
Le ambientazioni e i personaggi surreali sono propri anche dei lavori del texano Matt Brinkman, fondatore del “movimento artistico” e luogo d’incontro culturale “Fort Thunder”, insieme a Brian Chippendale (di cui vi consiglio il “quasi-muto” “Ninja”, in cui mescola un suo fumetto d’azione scritto da piccolo con sue opere adulte, cariche di elementi surreali e “Maggots”, disegnato sulle pagine di un catalogo giapponese, i cui testi si intravedono negli spazi lasciati bianchi dall’autore). La sua opera più importante è “Teratoid Heights”, un’indagine della condizione umana attraverso la lente del grottesco, sulla falsariga del “Gargantua e Pantagruelle” di Rabelais. Il volume, così come “Ninja”di Chippendale, è purtroppo esaurito e la casa editrice americana (non esiste infatti un’edizione italiana), la Highwater Books, ha chiuso i battenti da alcuni anni, quindi non è facile reperirlo a prezzi accessibili.
Chris Lanier nel suo “Combustion!” riprende direttamente l’opera di autori come Masereel e Ward (vedi puntata scorsa), usando come mezzo espressivo la xilografia e raccontando attraverso simboli che risultano come pugni sullo stomaco l’origine e la terribile crudeltà della guerra e della violenza in generale. L’intento è quello di costringere il lettore a ragionare sui motivi che spingono all’uso della forza e a non dare mai per scontato il dramma di chi si ritrova a vivere e a morire nel trionfo dell’odio. L’edizione del 1999 di Fantagraphics ha un prezzo veramente basso, meno di 8 dollari, e la si trova facilmente su Amazon.
Silenzi orientali
Dall’oriente in Italia sono arrivati pochissimi fumetti senza parole, benchè silenzi e tavole di muta contemplazione e riflessione siano caratteristica propria di molti autori di queste zone, tra cui Jiro Taniguchi, che ha fatto del silenzio la propria cifra artistica, soprattutto in opere come “L’uomo che cammina” (recentemente ristampato da Panini), o Tsutomu Nihei, che in opere come “Blame!” o “Biomega” (entrambi editi da Panini) introduce il silenzio come elemento di realismo, i suoi personaggi, infatti, spesso soli ed isolati non ci rivelano i propri pensieri, ma agiscono muti, generando una sensazione di straniamento nel lettore.
Fumetti in cui la parola è completamente assente sono il simpatico e impertinente dinosauro “Gon” di Masashi Tanaka, pubblicato in Italia da Star Comics, che vive le sue avventure in un mondo popolato solo da animali capaci di espressioni antropomorfe con cui comunicano i propri stati d’animo, e l’onirico “L’approdo” di Shaun Tan (edito da Elliot edizioni), storia di un emigrante e della sua esperienza in una città in cui tutto è nuovo e sconosciuto e in cui la paura del rifiuto si mescola alla speranza del riscatto sociale, il tutto in toni color seppia che danno un senso di lontanza nel tempo e nostalgia ad una vicenda che invece parla direttamente dei nostri tempi.
Q-Press
Questa piccola casa editrice torinese si è distinta per la grande attenzione ai linguaggi alternativi all’interno del mondo dell’arte sequenziale, creando collane pensate per adattarsi all’opera artistica, non ponendo alcun vincolo di formato ed esaltandone al meglio le caratteristiche peculiari. Con questo intento nasce anche la rivista “Q International”, dedicata esclusivamente al fumetto muto, che consta al momento di due uscite di 32 pagine a carattere tematico, la prima dedicata alla “terra” con storie di Paolo Cossi, Costantini, Lapone, Matteo Alemanno, Ribichini, Mabel Morri, Dessa, Lupo, Pô, Rossi, Tonus, Zippel; la seconda, invece, incentrata sugli sport invernali con racconti di Arraya, Braün, Goes, Philipponneau, Pinto, Pô, Rus, Vhrsti. Ogni numero, inoltre, ripercorre la storia del fumetto senza parole e propone interessanti articoli sull’evoluzione del genere dalla fine dell’ottocento ad oggi.
Accanto a questa iniziativa editoriale Q-Press si è posta anche l’obiettivo di importare direttamente edizioni estere di importanti fumetti muti come “Leviatan” di Jens Harder, bellissima rivisitazione contemporaneamente del mito di Moby Dick e della filosofia di Hobbes, “Cave-In” di Brian Ralph, una vera e propria passeggiata attraverso grotte popolate da strani abitanti, e “Ex-Abrupto” di Manu Larcenet, autore de “Lo Scontro Quotidiano” e di “Ritorno alla Terra”, entrambe pubblicate da Coconino.
Bolzano Comics
Questo festival del fumetto, nato nel 2006 in seno allo “Short Film Festival” di Bolzano e promosso, tra gli altri, da Hannes Pasqualini, disegnatore dell’ottimo “Giètz!” edito da Tunué, e da Alberto Corradi, di cui parlerò più avanti, si è da subito dedicato al fumetto “muto”. Nel 2009 ha promosso un importante concorso internazionale dedicato esclusivamente ai fumetti senza parole che ha riscosso grande successo ed ha portato ad una ricchissima mostra con le opere finaliste. Qui trovate tutte le opere selezionate, mentre su comicsinmotion c’è un’interessante intervista a Pasqualini. Personalmente ho apprezzato particolarmente le tavole di Marco Todeschini, Rosanna Murello, Michael Brack (Francia), Thomas Hansen (Norvegia) e di Cristian Prandea (Romania).
Alberto Corradi oltre a scrivere fumetti è caporedattore della “Black Velvet” (fondata dall’amico Omar Martini) e cura la collana dedicata a Thomas Ott, mostrando una grande competenza e passione per i “wordless comics”, genere rappresentato in Black Velvet anche dai lavori di Jason.
Nel 2007 esce per NPE (Nicola Pesce Editore) un’antologia di suoi racconti muti “Regno di Silenzio”, che raccoglie sue brevi storie precedentemente pubblicate in riviste indipendenti, oltre a due inediti, uno omonimo e “Checkpoint of the Truth”. Le radici artistiche di Corradi, infatti, si posso rintracciare proprio nel mondo del fumetto underground, per la cui diffusione ha fatto molto anche attraverso la rivista “Snuff” cofondata con Martini, Massimo Perissinotto e Maurizio Ercole.
Antologie
Ormai 10 anni fa è stata pubblicata da L’Association, casa editrice francese, “Comix 2000” una ricchissima antologia di 2000 pagine contenente lavori muti di 324 fumettisti di tutto il mondo, l’opera purtroppo risulta esaurita e si trova soltanto su ebay ed amazon a cifre superiori ai 300 dollari. Tra i nomi più noti: Jessica Abel, Edmond Baudoin, Nick Bertozzi, Frederic Boilet, Matt Broersma, Marco Corona, Dylan Horrocks, Jason, James Kochalka, Manu Larcenet, Liniers, Massimo Mattioli, Thomas Ott, Frederik Peeters, Joann Sfar, Lewis Trondheim, Chris Ware e Daniel Zezelj, per la lista completa vi rimando alla pagina di Wikipedia dedicata al volume in questione.
Di prossima uscita in Italia è, invece, “Minimum” (180 pp. 9,00€), edita da “Lo Sciacallo Elettronico”, antologia che raccoglie il meglio della produzione underground della casa editrice, tra cui anche storie mute di Corradi e altri, il tutto in un interessante formato verticale.
Shane Simmons
Un inutile poema familiare raccontato in maniera geniale, attraverso 3840 vignette popolate soltanto da puntini! Questo e molto altro è “Longhshot Comics” (edito in Italia da Proglo), il capolavoro del canadese Shane Simmons, che racconta la vita movimentata di un gallese “qualunque” e della sua famiglia attraverso 3 guerre. “Longshot” significa letteralmente “campo lungo”, una particolare inquadratura che ci mostra l’azione da una distanza siderale, da cui si possono distinguere soltanto dei puntini, puntini che però, grazie alla penna di Simmons, sono capaci di coinvolgerci in esilaranti dialoghi.
Ovviamente ho deciso di inserire quest’opera nell’articolo proprio perchè si colloca all’opposto di quanto abbiamo visto finora e ci permette così di capire quanto vasto e vario possa essere l’utilizzo del mezzo Fumetto e come possa andare oltre a quella definizione che lo vorrebbe come “co-presenza di testo ed immagini”.
Per questa puntata ci lasciamo qui, spero di esser stato sufficientemente esaustivo riguardo ad un argomento così interessante e complesso, ovviamente vi accorgerete che non ho inserito tutti i fumetti “senza parole” esistenti. Per non appesantire troppo il discorso ho escluso, infatti, storie come “Industriale” e altre dell’evocativo Danijel Zezelj, “Koi” delle Clamp ed altre storie brevi di mangaka non ancora pubblicati in Italia, i racconti umoristici con protagonista Luigi di Guy Delisle, ben diversi dai suoi soliti lavori di “giornalismo a fumetti” (vedi “Shenzen” o “Cronache Birmane”), di futura pubblicazione per Renoir Comics ed innumerevoli altri (“Robot Dreams” di Sara Varon, “Fox Bunny Funny” di Andy Hartzel e “Korgi” di Christian Slade su tutti) che, se vorrete, potrò inserire in un futuro articolo.
Vi rinnovo l’appuntamento con “Starting Point” tra 2 settimane.