Ant-Man il film, ovvero, il riscatto degli insospettabili – Recensione

Pubblicato il 23 Luglio 2015 alle 16:15

Sebbene sia uno dei film a tema supereroistico che ha goduto della minor risonanza mediatica, Ant-Man si è rivelato una vera sorpresa…

Libera dall’ansia da prestazione di avere sullo schermo troppi attori famosi (a ciascuno dei quali bisogna dare il giusto spazio) e di metter mano a personaggi iconici del proprio universo, la Casa delle Idee riacquista, con questa pellicola, quella freschezza mancata un po’ ultimamente e che non può che far piacere considerata l’uscita in Italia a cavallo con il ferragosto.

Merito di un regista senza blasone con un desiderio di mettersi in luce, di un cast (eccezion fatta per Michael Douglas) di semi-famosi con tanta voglia di fare e di un solido team creativo alle spalle (dallo sceneggiatore di Scott Pilgrim vs. the World, Edgar Wright, a quello de Le Avventure di Tintin – Il segreto dell’unicorno, Joe Cornish, la cui convivenza non pare peraltro essere stata delle più tranquille; ma è noto che dai dissidi vengano fuori i risultati migliori).

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La storia ha come coprotagonisti il primo e il secondo Ant-Man: Hank Pym (interpretato da Michael Douglas), ormai vecchio ed apparentemente fuori dai giochi e Scott Lang (un brillante Paul Rudd) un ladro gentiluomo appena uscito di prigione con un forte desiderio di riscatto (e redenzione) alimentato dal suo amore per la figlia Cassie (Abby Ryder Fortson), che vive ormai con la madre (Judy Greer) ed il suo compagno Paxton (Bobby Cannavale).

Quando il discepolo di Hank Pym, Darren Cross (Corey Stoll, il Peter Russo di House of Cards), ossessionato dalla riproduzione dalla ricerca della formula delle particelle Pym (tenutegli nascoste dal suo mentore), è ormai prossimo al raggiungimento del proprio obiettivo ed alla vendita della tecnologia di miniaturizzazione (ed in particolare di un’armatura da battaglia denominata “Calabrone” – occhiolino -) per scopi militari, toccherà ai due protagonisti, coadiuvati dalla figlia di Pym, Hope (Evangeline “Tauriel” Lilly), dalle immancabili formiche e da un improbabile trio di sidekick (tra cui spicca l’interpretazione di Michael Peña nel ruolo di Luis), sventarne il malvagio piano di cui è parte anche un’altra vecchia conoscenza dell’universo Marvel.

Alla trama principale se ne aggiungono altre, tra cui quella del passato del dott. Pym (e di sua moglie, scomparsa qualche anno prima), nonché un interessante parallelismo nel rapporto padre-figlia tra Pym/Hope e Lang/Cassie, entrambi destinati (senza pericolo di spoiler, ritengo) al lieto fine in stile disneyano.

Nonostante la semplicità e linearità della trama principale e di quelle secondarie, però, il film ha diversi punti di forza.

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In primo luogo è ben recitato: allo spessore di Michael Douglas si giustappone l’estro di Paul Rudd, sempre con la battuta pronta ma mai frivolo. Tutti gli altri comprimari sono ben calati nel proprio personaggio e riescono anche, in alcune occasioni, ad uscire dallo stereotipo del ruolo assegnatogli. Menzione speciale per le formiche che, complessivamente, sono un vero e proprio personaggio a sé.

In secondo luogo la regia è molto ben curata: la scena del primo rimpicciolimento di Lang, ad esempio, è molto spettacolare, soprattutto per l’utilizzo del grandangolo. Tra le mie preferite ci sono anche le scene dei “racconti di Luis” nelle quali il buffo comprimario spiega, con molte divagazioni, come sia venuto a conoscenza di certe informazioni: le scene si susseguono velocemente in pari con il racconto, ed i personaggi le cui parole vengono riferite (uomini o donne che siano) hanno tutti la voce di Luis.

L’effetto, credetemi, è molto riuscito (tanto è vero che lo stesso schema si ripete almeno un paio di volte nel film). Infine, anche le sequenze di combattimento, spesso non prive di humor, sono molto ben studiate perché lo stile di lotta di Ant-Man sfrutta a pieno le sue capacità di rimpicciolirsi e di tornare alle dimensioni umane. D’altra parte, minori sono i poteri, maggiore è l’ingegno del supereroe.

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Inoltre, anche l’integrazione del film con l’universo Marvel è stata gestita molto bene. Per non spoilerare, non vi racconto precisamente la scena in cui Ant-Man incontra uno degli Avengers, ma sappiate che anche quella, sia sotto il profilo dell’ironia che dell’azione, è davvero molto carina.

Come potete ben immaginare vengono gettate le basi per l’ingresso di Ant-Man (e di qualcun altro: mi raccomando, aspettate i titoli di coda – occhiolino -) nella nuova formazione dei Vendicatori, dopo le apparenti defezioni dell’ultima pellicola. Se poi avrete la pazienza di attendere il secondo contenuto speciale, avrete anche un brevissimo prologo di Capitan America – Civil War.

Insomma, last but not least nella c.d. “Fase Due” dei film Marvel, Ant-Man sorprende, fa sorridere e trascorrere due ore piacevoli ai fan, ma anche a quelli che sono lì per caso, magari per accompagnare un loro amico nerd.

Perfetto per il periodo vacanziero in cui uscirà in Italia (il prossimo 12 agosto).

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