Ci sono troppi fumetti? – Un’analisi del mercato USA
Pubblicato il 28 Luglio 2015 alle 10:07
Quanti fumetti escono ogni mese negli USA? Quanto guadagnano Marvel e DC da ogni singola uscita? David Harper, fondatore di SKTCHD, indaga sullo stato del fumetto in Nordamerica, chiedendosi se non siamo arrivati al punto in cui i comics che vengono pubblicati non siano, semplicemente, troppi.
Vi proponiamo, con il permesso dell’autore, la traduzione integrale dell’articolo Too Many Books: Are There Too Many Comics Being Published Today? di David Harper.
Precedentemente editor di Multiversity Comics, Harper propone su SKTCHD.com, sito di approfondimento e critica fumettistica da lui fondato, dettagliate analisi della situazione e dello stato di salute del fumetto USA; opera sua il sondaggio, di cui vi abbiamo riportato i risultati, sulle condizioni di vita dei disegnatori attivi nel mercato dei comics.
Troppi fumetti – di David Harper
“Non ci sono abbastanza fumetti,” scrisse Warren Ellis nel 1999 su Comic Book Resources aprendo il terzo appuntamento con la sua rubrica Come in Alone.
Ellis riconosceva che molte persone lo avrebbero ritenuto fuori di testa, ma sosteneva fermamente la sua tesi. Come prova, invocava la “Legge di Sturgeon”, teoria proposta dallo scrittore di fantascienza Theodore Sturgeon secondo cui il 90% di ogni cosa – TV, film, libri, eccetera – è immondizia. A seconda della vostra prospettiva questa è una condanna per il media o un’analisi accurata. Ma l’angolo di Ellis era, come al solito, atipico.
Se il 90% dei fumetti fa schifo, l’altro 10% sono buoni fumetti. Come possiamo avere più buoni fumetti?
Facendone di più.
Ha senso, no? Non preoccupatevi, non siamo gli unici a vederla come lo Zio Warren. Nei quasi 16 anni passati dall’articolo di Ellis le case editrici si sono occupate della faccenda.
Nonostante la mancanza di archivi storici sull’argomento – i dati sulle uscite totali che Diamond Comics Distributor rilascia risalgono al massimo a Luglio 2013 – se lo chiedeste a lettori, rivenditori, editori, autori e esperti del settore, tutti concorderebbero: siamo al picco massimo di titoli totali pubblicati ogni mese, almeno nell’era moderna. E la sensazione è che ce ne saranno sempre di più.
Che siano i rosari infiniti di testate svelate all’ultima convention, l’Image che conquista Twitter con il diluvio di titoli annunciati all’Image Expo o l’ancor più grande numero di fumetti che sfuggono ai radar, perché ne vengono annunciati talmente tanti, sembra di essere nel mezzo di un’inondazione in cui l’acqua non accenna a ritirarsi.
Anni fa capitava di trovare di tanto in tanto commentatori, sui siti o sui social, lamentarsi scherzosamente della mole di fumetti che veniva annunciata. Frasi come “A me piace, ma al mio portafogli un po’ meno” erano una vista consueta, una battuta comune. Chi mai non vorrebbe più fumetti, specialmente se promettenti come quelli stavamo per scoprire?
Poi, mentre le novità continuavano ad arrivare e le vecchie conoscenze rimanevano in giro, l’atmosfera cambiò. Una frazione molto vocale dei lettori brontolava più rumorosamente che mai, chiedendosi spesso se non si fosse raggiunto l’estremo opposto del mondo nuovo di Ellis. Oggi, ci sono troppi fumetti?
È una domanda legittima, una a cui tenteremo di dare una risposta sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo.
Mai prima d’ora così tanti fumetti?
Prima di analizzare le informazioni a proposito delle vendite e della qualità dei fumetti, vale la pena sforzarsi di scoprire se abbiamo effettivamente raggiunto, come industria, il picco di uscite o se è solo un’impressione. Anche se non ci sono dati storici completi, ne abbiamo abbastanza da confrontare per mettere insieme una risposta alla nostra domanda.
Partiamo con i dati più recenti: Maggio 2015. In quel mese sono usciti 436 nuovi albi più 228 tra TP [Trade Paperback, le raccolte in volume di più albi n.d.MF.] e graphic novel, per un totale di 664 uscite trattate da Diamond. Un sacco. Ma il massimo di sempre? Non ci si avvicina neanche.
Secondo John Jackson Miller – l’uomo dietro a Comichron, una delle risorse più preziose per indagare l’industria del fumetto e la fonte per molte delle informazioni da me prese in considerazione per questo pezzo – il 2015 impallidisce rispetto al 1993. Miller rivela che in quell’età dell’oro che vide l’esplosione di Image e Valiant l’industria viaggiava a “ritmi di 600 nuovi albi al mese per il 1993”, toccando il picco massimo a Novembre.
Le tabelle della Capital City – distributore che ha preceduto Diamond – fornite da Miller parlano di 737 nuovi albi nel solo Novembre, eguagliando il numero di albi, TP e graphic novel di Marzo con il solo dato relativo agli albi. Sorprende forse qualcuno che questo periodo di eccessi portò quasi alla rovina dell’industria?
Quando si iniziano a notare i numeri di TP e graphic novel – molto più popolari oggi di allora – si è arrivati all’età moderna.
“Guardando semplicemente i numeri delle uscite – albi e TP, senza considerare il digitale – oggi siamo arrivati probabilmente alle cifre più alte mai raggiunte”, secondo Miller.
Date un’occhiata a Ottobre 2014 se volete una prova. Solo a Ottobre abbiamo l’incredibile totale di 964 nuove uscite. Quasi 1000 fumetti tra albi, graphic novel e TP disponibili per essere distribuiti tra i rivenditori. Non invidio il responsabile degli ordini di una fumetteria che deve mettersi a scegliere.
Anche se i dati sono limitati, quelli che abbiamo supportano l’idea che abbiamo raggiunto un picco, ma che stiamo continuando a scalare.
Come potete vedere, la tendenza è a salire. Aprile 2015 è stato un altro mese mostruoso con 545 nuovi albi, complici l’evento Convergence della DC e i tie-in di Secret Wars della Marvel.
Mentre i numeri di Maggio 2015 sono più bassi di quelli di Luglio 2013, le nuove uscite mensili segnano un trend in ascesa culminato nelle già citata pioggia di vendite dell’Ottobre 2014. Provando utilizzare una media mobile a 6 mesi il disegno diventa ancora più chiaro.
Un forte aumento, e anche se sembra esserci poi stato un calo, bisogna ricordare che i primi 3 mesi dell’anno sono il periodo più “tranquillo” sia per le uscite che per le vendite. Che i dati degli ultimi mesi siano comunque più alti di quelli a Dicembre 2013 nonostante l’influenza del primo trimestre 2015 è veramente incredibile.
Le cose non cambiano di molto aggiungendo TP e graphic novel, i risultati cambiano uniformemente in tutto il periodo. Il punto è: un numero straordinario di fumetti vengono pubblicati ogni mese e nulla fa pensare a una prossima diminuzione, considerando specialmente l’approssimarsi dell’iniziativa Marvel “All-New, All-Different” di Settembre.
Ma se tutto cresce così velocemente, da chi viene la spinta? C’è una casa editrice più responsabile di altre? Per cercare di capirlo ho estrapolato e messo in un grafico il numero totale di albi e graphic novel messi in distribuzione da quattro editori dal Luglio 2014:
- Marvel, quello che vende di più
- DC, il suo maggior rivale
- Image: l’editore che cresce più in fretta
- Boom!, verosimilmente il secondo più in ascesa
Qui sotto potete vedere i risultati:
In media, DC e Marvel sono quelli con più uscite. Sempre in media, i loro risultati sono simili – 119 e 111 albi al mese, rispettivamente -, ma la reale distribuzione delle uscite rispecchia l’impressione che il pubblico ha di queste case editrici dall’esterno.
Quelle della DC sono disordinate, spesso moltissime in un mese e pochissime in quello successivo, e la sua linea nel grafico sembra l’elettrocardiogramma dello spettatore di un film dell’orrore. La Marvel? Più uniforme, generalmente.
È difficile accorgersene, ma il numero di uscite DC è in tendenza discendente, mentre quelle Marvel sono in aumento. Image e Boom! Sono dei razzi, e percentualmente sono i maggiori responsabili della crescita. La Boom!
È balzata dalle 22 uscite di Agosto 2013 alle 50 dell’Aprile 2015, raddoppiandone il numero in un anno e mezzo (anche se effettivamente sono calati un po’ nell’ultimo Maggio). Quindi se pensate che in giro ci siano più fumetti Image e Boom! rispetto al passato, avete ragione. Ce ne sono un sacco in più.
Concludiamo qui la prima parte di Too Many Books, dedicata a un’analisi generale della quantità di uscite mensili di comics negli USA; nella seconda, nella pagina seguente, vedremo se l’aumento di uscite mensili ha causato una diminuzione delle entrate per le case editrici o se invece più fumetti portano più soldi.–
Far uscire più fumetti non è però necessariamente una brutta cosa. Si potrebbe argomentare che buona parte delle maggiori entrate dell’industria sono diretta conseguenza dell’incremento di fumetti sul mercato.
Considerando da un altro punto di vista la domanda – oggi escono troppi fumetti? – questa si trasforma in un’altra. L’aumento del numero di fumetti influisce negativamente sulle vendite?
Quindi? È così?
Sì
No
Più o meno. Dipende da che come la prendiamo.
Tutte queste risposte sono in parte vere. Ma l’ultima è la più accurata. Partiamo dalla prima risposta perché è quella che ci rende più felici ed essere felici è bello.
Le entrate derivanti dai fumetti sono in aumento, cosa confermata dal grafico qui sopra. Più uscite significa più entrate, che significa più articoli su come vanno le cose nel mondo dei comics.
Questo è sempre un bene, specialmente per me [anche per noi, David! n.d.MF]. Infatti, se ignorate il terribile Febbraio 2014, il mercato ha stabilito un limite minimo di 40 milioni di dollari di entrate mensili. Sono numeri che testimoniano una buona salute, e per di più numeri che tendono a salire.
Analizziamo ora la seconda risposta.
Quando guardate le entrate per singola pubblicazione – ovvero entrate diviso il numero di albi, TP e graphic novel – il trend appare più piatto, ma non tanto quanto lo era quando ho iniziato a fare ricerche per questo pezzo. Se le entrate totali sono in aumento, le entrate per singola pubblicazione mostrano una variazione positiva minima.
L’aumento del trend è dovuto quasi esclusivamente agli eventi di Aprile e Maggio Convergence e Secret Wars, e all’orgia di vendite che hanno causato. Togliendo gli ultimi due mesi-evento, la linea di tendenza precipita, ma Battleworld ha portato anche a buffe conseguenze: Maggio ha fatto registrare vendite enormi nonostante il minor numero di uscite totali da Agosto 2013. Un mese fenomenale.
Tutto considerato, tuttavia, le cose si sono mantenute su di un livello stabile nonostante un drammatico picco nel volume delle uscite. Quello che possiamo dedurre è che trovandosi faccia a faccia con un’enorme mole di uscite, i rivenditori non hanno la possibilità di investire in tutte, comprensibilmente. Quindi scommettono pesante su cavalli sicuri – Star Wars, Secret Wars, Convergence – e questo va a vantaggio degli editori.
Ma, ricordiamolo, non tutti gli editori sono uguali. Con un mercato e una lista di uscite entrambe in espansione, c’è da aspettarsi che ogni casa editrice verrà colpita in modo diverso. Per esaminare l’impatto che questa situazione ha avuto su specifici editori, torniamo a occuparci del quartetto che avevamo isolato in precedenza – Marvel, DC, Image e Boom! – e vediamo i loro risultati sulla base del numero di pubblicazioni.
DC potrà anche pubblicare più albi, TP e GN di chiunque altro, ma di norma – ovvero nei mesi senza eventi – sono, in quanto a entrate per numero di pubblicazioni, più vicini alla Image che alla Marvel. Il loro trend – fatto salvo qualche occasionale fuoco d’artificio – è decisamente in discesa.
Per contro, la Marvel è – per citare Dustin Pedroia [seconda base dei Boston Red Sox, n.d.MF] – un laser show. La Casa delle Idee sperimenta una crescita significativa e consistente, andando da 128.000$ per uscita a oltre 185.000$ nell’ultimo anno e mezzo. Stanno pubblicando di più, ma guadagnano di più da ogni uscita, e a un ritmo a cui l’aumento dei prezzi dei fumetti non tiene dietro. Non si può collegare il loro successo solo ai titoli da 4.99$ e da 3.99$.
Ignorando un Maggio trainato dal Loot Crate [500.000 copie di Bravest Warriors: The Adventures of Holo Jones acquistate e inserite in “pacchi sorpresa” a sottoscrizione mensile, n.d.MF], Boom! è vittima di un consistente calo nelle entrate per singola pubblicazione, ma mi sento di dargli un’altra possibilità.
È una cosa diversa dall’essere la DC e perdere quota nonostante la lunga e intensa presenza sul mercato. Per un giovane editore che pubblica sempre più titoli cercando mi guadagnare allo stesso tempo l’attenzione sia dai lettori che dai rivenditori specializzati è comprensibile perdere qualche colpo. Certo, quasi due anni di decremento sono preoccupanti.
Il trend della Image è stabilmente in salita, risultato impressionante considerando l’ampliamento sostanziale del loro parco titoli, ma c’è un elemento importante di cui prendere nota. Basandoci sui dati Diamond, Alla Image tendono a mantenere in catalogo e pronti alla vendita molti più TP e graphic novel più “vecchi” rispetto agli altri editori.
Questo perché i titoli Image dipendono molto dalle edizioni in TP per conquistare lettori. Ma significa anche che nei calcoli sono compresi libri che abbassano le sue entrate per singola pubblicazione in maniera punitiva.
Per vedere se questa mia teoria è giusta ho controllato le entrate per singola pubblicazione solamente delle uscite inedite di questi quattro editori usando la classifica dei Top 300 della Diamond:
Se questo grafico non spiega perfettamente l’effetto Loot Crate in una singola immagine, non so cosa potrebbe farlo. Il Maggio della Boom! Spicca come un’anomalia, no? È quasi comico come le vendite a Loot Crate di Bravest Warriors… abbiano fatto volare i loro numeri. Rimuovendo Maggio dall’equazione, si ritrovano invece in consistente declino.
Stessa storia per la DC con i suoi due ultimi mesi anomali rispetto alla tendenza precedente. Detto questo, è interessante quanto bene abbiano fatto a Maggio nonostante il minor numero di uscite da quando Diamond ha iniziato a tenere il conto. Può essere che per loro pubblicare meno si traduca in risultati migliori?
Tutto questo lo abbiamo fatto per la Image, però. Le loro entrate per singola pubblicazione hanno fatto un balzo, aumentando del 32% da Luglio 2013 ad Aprile 2015; a questo punto la Image è solo a 15-20.000$ per uscita di distanza dalla DC. Di questo passo potrebbero presto superarli nei mesi senza eventi.
In definitiva, quindi, la risposta alla domanda originale – la mole crescente di uscite influenza negativamente le vendite? – è no. Le vendite sono in aumento e l’industria riesce a sostenere il maggior numero di titoli disponibili. Certamente dipende dagli editori, dato che come abbiamo visto è a Marvel e Image che finiscono in percentuale più entrate. È in atto poi un fenomeno che vede anche fumetti ed editori considerati minori beneficiare di un aumento di vendite.
L’alta marea solleva tutte le barche, un detto che si è rivelato vero per i fumetti con le entrate del 300° volume più venduto del mese che sono aumentate del 242% tra Gennaio 2011 e Gennaio 2015. Tutte cose molto positive.
Nella prossima e ultima parte, capiremo se la grande quantità di nuove uscite hanno un’influenza sulla qualità media dei fumetti, e se sì di quale tipo, grazie alle testimonianze di alcuni influenti voci della critica nordamericana.
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La valanga di uscite influenza negativamente la qualità delle stesse?
Qui la valutazione si fa complicata, se non altro perché non ci sono dati quantificabili da misurare. Per cercare di rispondere, tuttavia, mi servirà una data da usare come paragone. Ce n’è una ovvia: Settembre 2011. Il mese in cui la DC ha lanciato l’iniziativa New 52, che ha fornito la spinta alla crescita che abbiamo visto in questi ultimi anni.
Allora, com’è oggi la qualità dei fumetti rispetto ad allora? Se volete la mia opinione, è migliorata. Pensate a tutti i fumetti che sono usciti da allora; serie mensili come Saga, Hawkeye, Sex Criminals, Bitch Planet, Deadly Class e Lazarus e graphic novel come The Wrenchies, Dolci Tenebre, Boxers & Saints e E la Chiamano Estate, e questi sono solo i titoli che mi vengono in mente ora.
Nel 2015 abbiamo una marea di chicche a fumetti, e specialmente tanta varietà e diversità. Diversità sia tra gli autori che nei fumetti che fanno.
Scendendo nello specifico delle serie mensili – perché sono queste ad avere sempre la maggiore attenzione – un fattore che ha causato quest’evoluzione è stato il boom della Image e del movimento creator-owned. Entrambi erano in giro già da tempo, ma è chiaro come in questi ultimissimi anni siano passati ad un altro livello e come Warren Ellis fosse nel giusto con la sua idea che più fumetti avrebbero portato a più buoni fumetti.
Anche se non sono convinto che questa sia “L’Epoca d’Oro del Fumetto” come molti l’hanno definita, mi sembra che sia un periodo più che buono. Escono più libri di qualità che mai, e sono indirizzati a un pubblico più vasto. La quantità è un vantaggio per i lettori, non gli va contro.
Ma non accontentatevi solo della mia opinione. Sentiamo cosa hanno da dire a proposito altri esperti dell’industria ai quali ho chiesto se a loro giudizio la qualità media dei fumetti sia cambiata dal lancio dei New 52
Heidi MacDonald, Editor-in-Chief di The Beat:
(A mio modesto giudizio), credo che in generale l’industria del fumetto sia meglio oggi di com’era allora. Non penso che i New 52 sino un miglioramento o che la DC sia migliorata, ma tenete a mente che non leggo DC. Tuttavia i New 52 sono stati un enorme successo di marketing, hanno portato molte energie nuove nell’intera industria e le vendite sono migliorate e l’alta marea solleva tutte le barche eccetera eccetera. Anche i media che si occupano di fumetto hanno aiutato.
In sostanza i nuovi lettori sono arrivati per i New 52 ma sono rimasti per Adventure Time ed eventualmente Lumberjanes.
Se ti spingi al di là delle Big 2 e del resto del catalogo Diamond, ci sono più bei fumetti in giro per l’industria che mai. E anche l’Image produce molta bella roba.La linea Ultimate ha migliorato il mondo del fumetto? Lo hanno fatto 52 e rotti serie mensili? Non lo so con certezza, magari è solo lo zeitgeist. Ma questa è sicuramente un’epoca d’oro.
Brian Salvatore, Editor di Multiversity Comics:
Credo che la qualità dei fumetti sia rimasta all’incirca la stessa, ma ci sono stati più cambiamenti ai margini. Ci sono sempre stati bei libri e brutti libri, ma mi pare che le risorse che gli editori hanno messo nella produzione di fumetti abbiano portato a meno di entrambi e a più fumetti a metà strada.
Questo potrebbe anche essere dovuto al fatto che forse gli standard sono cambiati; quello che una volta sembrava fantastico oggi sembra ‘normale’, quindi è difficile dire se sono i nostri standard a essersi alzati o se sono i prodotti a essere diventati più costanti.
Credo anche che la nostra capacità prestare attenzione si sia ristretta. Una volta l’hype per una nuova serie durava più o meno per tutto il primo arco; ora, un albo uscito la scorsa settimana è storia vecchia – anzi, a volte è storia vecchia persino già prima di uscire.
La colpa è anche dei costanti reboot dei fumetti, del fatto che abbiamo visto più Uncanny X-Men #1 negli ultimi 5 anni che in tutti i 50 precedenti. Ma anche perché ci sono così tanti fumetti che vengono pubblicati, e benché continuiamo a parlare di Big 2 ci sono almeno 5 o 6 che chiedono la nostra atenzione con nuove serie.
Inoltre, il periodo da te preso in considerazione è quello in cui il parlare di fumetti su internet è diventato molto frequente, e poi ci si è messo anche Twitter, così non ti capita più di sentire qualcosa su una nuova serie fantastica (o terribile) solo da un amico o nella fumetteria dove vai, ma da letteralmente migliaia di voci.
Quindi, per rispondere alla tua domanda, forse?
Dave Scheidt, sceneggiatore di Spooky Sleepover! di Adventure Time, appassionato, raconteur:
I fumetti sono migliorati moltissimo negli ultimi anni, credo. La roba creator owned prospera e sta portando alla luce il meglio degli autori. Le persone riescono a raccontare le storie che vogliono raccontare e a disegnare le cose che vogliono disegnare e la gente le compra.
Non è molto molto fico? I fumetti sono e sono sempre stati pura, non filtrata narrazione e la roba creator owned è tipo la cosa migliore mai successa.
Due su tre sostengono l’idea che i fumetti sono meglio oggi di come erano prima dei New 52, mentre il terzo non ne è del tutto convinto. La maggioranza vince: i fumetti sono meglio ora che ne vengono pubblicati di più.
Ma quindi, ci sono troppi fumetti?
Ricapitoliamo.
- Ci sono più fumetti che vengono pubblicati oggi che in ogni altra momento dell’era moderna, e il maggior numero di serie mensili dal 1993.
- Le entrate dei fumetti salgono, e l’aumento del numero di uscite totali non ha intaccato le entrate per singola pubblicazione.
- I fumetti sono generalmente considerati più validi, qualitativamente parlando, di quanto non lo fossero in passato.
Tutto ciò ci fornisce una risposta chiara: non ci sono troppi fumetti, perlomeno non ancora. Non sto dicendo che non accadrà mai – infatti potremmo già essere vicini al punto in cui il volume di uscite influenzerà negativamente le vendite – ma, in generale, il grafico continua a salire verso l’infinito.
Ovviamente dipende anche da a chi lo chiedi. Se parli con i classici commentatori che popolano i siti di fumetti allora sì, probabilmente ti diranno che ci sono troppi fumetti. Ma io immagino i commentatori di questo tipo come fan di lunga data e completisti, e lo sforzo di provare a comprare ogni cosa in cui compaia il tuo personaggio preferito o del tuo autore più amato è ormai titanico per queste persone. Li capisco.
Ma per i lettori che non hanno di queste tendenze o per i nuovi lettori che cercano qualcosa che li attiri? Più fumetti sono una buona cosa. Più fumetti significano maggiore diversità tra gli autori, tra generi e formati. Significano che non oggi più che mai non importa che aspetto hai o chi sei, in fumetteria troverai qualcosa che catturerà il tuo interesse. E ci sono ottime possibilità che sia anche di buona qualità
Per me, “Troppi fumetti” è sempre stato un falso problema. Possono esserci troppi fumetti brutti. Esserci troppi fumetti per uno specifico pubblico. Troppi fumetti di uno specifico genere. Ma che siano troppi quando questo significa più bei fumetti e più fumetti che eccitano i lettori?
Non esiste.
(Tutti i numeri sono basati sui dati di Comichron e calcoli da me effettuati. Non sono basati sui veri, definitivi numeri di vendite, ma su delle stime. Tuttavia, sono fondamentalmente accurati e aiutano a conoscere meglio la direzione dell’industria. Cosa importante, questi numeri sono quelli degli ordini dei rivenditori alla Diamond, non le vendite effettive ai lettori come me. Quei dati non esistono, purtroppo.)
Fonte; Traduzione di Federico Salvan