Danguard Vol. 1, di Leiji Matsumoto – Recensione manga Goen
Pubblicato il 20 Luglio 2015 alle 13:10
Nella lotta spietata per la colonizzazione del magnifico pianeta Prometeo, il grandioso robot Danguard è l’ultima speranza per chi crede ancora in un futuro di pace per l’umanità.
Dopo secoli di guerre e sfruttamento indiscriminato delle risorse naturali, la Terra è ormai al collasso. Il gruppo di scienziati guidato dal saggio Dottor Oedo ha dato vita al progetto Satellizer, una missione di portata storica con l’obiettivo di condurre ciò che resta dell’umanità sul misterioso pianeta Prometeo.
Prometeo, decimo e particolarissimo corpo celeste del Sistema Solare, è caratterizzato da un enorme orbita ellittica che lo porta ad avvicinarsi alla Terra soltanto una volta ogni 170 milioni di anni e sempre con conseguenze imprevedibili. Ma Prometeo è anche un luogo di grande bellezza, dalla natura vergine ed incontaminata. Una vera e propria Terra Promessa per l’umanità alla ricerca di una via di fuga dalle macerie della propria civiltà.
Per questo esiste il progetto Satellizer. Tutti desiderano mettere piede sul decimo pianeta, ma non c’è concordia sul modo in cui se ne dovranno sfruttare le incredibili potenzialità. Mentre infatti il Dottor Oedo vede in Prometeo un occasione di rinascita per una nuova società di pace, l’ambizioso e spietato Dottor Doppler ha ben altri progetti: egli crede che solo pochi “eletti”, perfetti fisicamente ed intellettualmente, possano ritenersi degni di abitare Prometeo.
Prova della superiorità dei piani di Doppler, è il tragico fallimento della prima missione del Dotto Oedo, nella quale trova la morte anche l’esperto pilota spaziale Dantetsu Ichimonji.
Dieci anni dopo, il Dottor Doppler, autoproclamatosi “Comandante Supremo”, tiene in scacco tutti i governi della Terra. Ma il Dottor Oedo non si è arreso e, dalla sua base spaziale di Yasdam, continua i propri esperimenti in attesa del fatidico passaggio del corpo celeste. Tutte le sue speranze sono riposte nel giovane Takuma Ichimonji, figlio di Dantetsu, che, pronto a tutto pur di riscattare l’onore paterno, si sottopone ai duri insegnamenti del misterioso capitano mascherato Dan per essre pronto a pilotare l’arma segreta di Oedo: il robot Danguard Ace.
Mentre il malvagio Doppler intensifica i propri attacchi, il conto alla rovescia è cominciato. Il pianeta Prometeo corre verso l’umanità alla velocità della luce. Ne decreterà l’apocalittica fine o la salvezza?
Leiji Matsumoto detiene un posto illustre nell’ Olimpo dei mangaka e animatori giapponesi. Il suo stesso nome, o meglio, nome d’arte (il vero nome è Akira) è una vera e propria dichiarazione di poetica che aiuta a comprendere lo stile e lo spirito che pervade tutte le opere del maestro di Kurume.”
Reiji” (traslitterato in “Leiji” per riprendere la lettere L di “lion”- “leone”) significa infatti in kanji ” Samurai di mezzanotte”, oppure “Guerriero Zero”. Lotta, onore, coraggio; ma anche introspezione, solitudine, mistero.
Sono queste parole chiave utili per interpretare gran parte delle opere maggiori di Matsumoto, tra cui spiccano, grazie anche alla grande popolarità riscossa dai corrispondenti anime, Galaxy Express 999, Capitan Harlock (tornato recentemente alla ribalta grazie alla trasposizione cinematografica targata Toei Animation) e la saga di Danguard A.
Quest’ultimo, unico mecha (genere fantascientifico robotico) realizzato da Leiji Matsumoto, vide la luce nel 1977 nella doppia natura di anime e manga, inaugurando la collaborazione di Matsumoto con la Toei Animation dopo che la casa di produzione aveva interrotto i propri rapporti con Go Nagai, “padre” dei mecha.
Del celeberrimo autore della saga Mazinga, Leiji Matsumoto riprese il filone narrativo fantascientifico, imprimendovi tuttavia un tratto di assoluta originalità. A differenza del suo predecessore, Matsumoto offrì a Toei Animation una serie anime che narrasse sì la storia di missioni interstellari e battaglie ad alto contenuto fantatecnologico,ma aggiungendovi anche una componente romantica e introspettiva di grande importanza.
Profondità che l’autore riuscì ad esprimere al meglio nelle pagine del manga, portato in Italia per la prima volta da Panini e riproposto ora in due volumi da RW-Edizioni, nella sua linea Goen. Qui il lettore può percepire al meglio come la fantascienza proposta da Matsumoto non sia solo quella delle esplosioni laser e degli apocalittici scontri tra titani d’acciaio.
L’autore si sofferma infatti a lungo sulla caratterizzazione psicologica ed emotiva dei propri personaggi, evidenziandone i dubbi e i tormenti e svelandone i lati nascosti.
E così sono frequenti gli intermezzi dedicati ai pensieri solitari del giovane protagonista della serie, Takuma Ichimonji, costretto a reggere il peso del fallimento paterno e ferito dai ricordi di un’infanzia di scherni e disprezzo.
Allo stesso modo, sull’altro fronte, il lettore è condotto all’interno delle stanze più inaccessibili del quartier generale del malvagio Doppler, dove gli è svelato il lato più fragile del dittatore all’apparenza imperturbabile.
Manifestazione grafica di questa volontà di esplorare gli animi e le motivazioni che muovono i personaggi, il tratto di Leiji Matsumoto si esprime in un’agilità e una leggerezza ben differenti dallo stile denso e cupo tipico invece della scuola di Go Nagai. Pur nei bui spazi siderali, Matsumoto riesce a dare equilibrio alle sue vignette, anche a scapito del realismo della rappresentazione.
I suoi personaggi, in particolare, si allontanano decisamente dalla volontà di riprodurre il reale: alcuni sono eccessivamente snelli e slanciati, con teste sproporzionate al resto del corpo, altri, al contrario, appaiono tozzi e tondeggianti, cartoonistici.
È una rappresentazione interessata quindi più a trasmettere pensieri, riflessioni ed emozioni che a riprodurre nei minimi dettagli la finzione narrativa, come se Leiji volesse fare dell’epopea di Danguard A non tanto un’invenzione letteraria fine a se stessa, quanto una parabola, un modello, capace di trasmettere insegnamenti precisi al proprio lettore.
Per questo la vicenda non si lascia “prendere la mano” non si tuffa a capofitto in interminabili sequenze di battaglia, che forse avrebbero portato maggior “profitto” al manga, ma che avrebbero tradito i veri intenti dell’autore e sepolto sotto pagine di esplosioni i veri significati di Danguard A.
Un manga ben più “maturo”, quindi, di altri a cui si potrebbe avere la tentazione di assimilarlo. Una storia capace di sopravvivere ai decenni e conservare intatto il proprio valore fino ai giorni nostri.