Orfani – Ringo n. 10: Animali selvaggi – Recensione
Pubblicato il 14 Luglio 2015 alle 13:40
Ringo, Rosa, Seba e Nuè giungono in una Milano nebbiosa e deserta. Indebolito dalla fame, il gruppo deve vedersela con un altrettanto famelico branco di lupi e con il Corvo Jonas che riserva una sconvolgente rivelazione. In un distorto Giardino dell’Eden, un peccatore dovrà essere giudicato e andare incontro al suo destino.
Prova anomala questa di Roberto Recchioni sulle pagine di Orfani, serie da lui ideata nella quale ci ha abituati a storie ricche di action e adrenalina. Stavolta, invece, il prolifico sceneggiatore romano riserva una vicenda fortemente imperniata sull’intreccio narrativo, tra intimismo e introspezione, con una marcata componente thrilling nella parte finale.
Ad accogliere il lettore è la lugubre Milano post-apocalittica raffigurata da Luigi Pittaluga attraverso scorci, vignettone panoramiche e campi lunghi in tavole costruite da Recchioni in maniera più sobria e controllata rispetto ai suoi canoni. Il capoluogo lombardo è reso ancor più suggestivo dall’illuminazione fornita da Luca Saponti con la luce solare che cerca di penetrare nella coltre grigia che attanaglia la devastata metropoli in un contrasto quasi malinconico. Il segno di Pittaluga si fa pulito nei primi piani cesellati da un uso essenziale delle chine, ingentilisce i tratti di Ringo e propone una Rosa raramente così bella.
Lo scontro con il branco di lupi è lo spunto vincente per il parallelismo lampante, immediato ed efficace che fornisce anche il titolo alla storia ed è il tema della simbolica cover di Emiliano Mammucari. Nella cornice del Castello Sforzesco avviene invece il breve combattimento con Jonas, poco ludico e più funzionale ai fini degli importanti risvolti narrativi.
Il gran colpo di scena richiede due spiegoni con tanto di flashback. Sono necessari e non appesantiscono più di tanto la lettura, anche perché intervallati da una sequenza splatter piuttosto forte che permette al lettore di riprendere fiato. Si entra così nell’ultima parte della storia, potentissima sul piano emotivo. Vi diremo solo che presenta un confronto ad altissima tensione tra Ringo e i suoi compagni in un meleto carico di simbolismo biblico.
Il lavoro di scrittura di Recchioni si fa qui più affilato e i personaggi denotano sottili sfaccettature psicologiche. Laddove Ringo comincia a mostrare delle incrinature nella sua corazza, sono i tre giovani a rivelarsi più cinici. La sequenza tiene col fiato sospeso fino al pugno nello stomaco finale a cui i lettori della serie saranno ormai abituati.
L’ambientazione milanese poteva essere sfruttata un pochino meglio a livello iconografico. In tal senso è stato fatto un lavoro migliore nei numeri precedenti con Roma e Bologna. La narrazione è un pizzichino stiracchiata nella parte centrale ma s’impenna nel finale con uno dei momenti più memorabili e spiazzanti dell’intera serie restando scolpita nella mente del lettore.