Recensione: Marvel Gold – Capitan Bretagna
Pubblicato il 21 Gennaio 2011 alle 09:00
Autori: Alan Moore (testi), Alan Davis (disegni)
Casa Editrice: Panini Comics
Provenienza: UK
Prezzo: € 17,00, 17 x 26, pp. 210
Esistono opere che diventano l’oggetto del desiderio di molti lettori perché di difficile reperibilità; specie se ideate agli inizi della carriera di cartoonist leggendari. Per esempio, nei primi anni ottanta, un certo Alan Moore, scrittore inglese che lavorava per numerose etichette britanniche, era coinvolto in diversi progetti fumettistici; faceva già qualcosa per la DC ma i tempi di un capolavoro come Watchmen erano di là da venire.
La Marvel aveva una filiale inglese, la Marvel UK, appunto, che proponeva classiche storie dell’Uomo Ragno, X-Men e altri eroi della Casa delle Idee; ma stampava pure materiale appositamente pensato per il mercato britannico e, tra gli autori coinvolti, c’era Alan. Il Bardo di Northampton si occupò, in particolare, di Capitan Bretagna , all’epoca sconosciuto al pubblico statunitense.
La sua run, con il senno di poi, diventò mitica, anche perché gli episodi, pubblicati nelle riviste Marvel Superheroes, The Daredevils e The Mighty World of Marvel, non erano facili da trovare. E, persino quando Moore arrivò ad essere il più famoso e celebrato autore di comics a livello mondiale, rimasero per parecchio tempo nel limbo editoriale.
Capitan Bretagna, poi usato da Chris Claremont nel serial Excalibur, era un eroe complicato. Quando Alan iniziò a scriverne le avventure, non si fece intimidire dalle situazioni ingarbugliate imbastite dai suoi predecessori; ma, con il coraggio e il sangue freddo che lo contraddistingue, prese il giustiziere e gli altri personaggi del cast delineando una story-line apparentemente semplice e lineare, ma in verità complessa nell’ispirazione e nel disegno narrativo generale.
Con un forte senso dell’ironia, non esente, però, da momenti drammatici, Moore coinvolse Brian Braddock in allucinanti vicissitudini ambientate in mondi e universi alternativi, chiaramente mutuati dalla tradizione fantascientifica della new wave inglese, facendo anche, di tanto in tanto, qualche implicito, sarcastico commento sugli stilemi espressivi dei comics supereroistici.
La Gran Bretagna descritta da Moore è un mondo deviato e contorto, evidente metafora della folle società thatcheriana degli anni ottanta (da lui denunciata nei quasi contemporanei V For Vendetta e Miraclemen), specie nella sequenza denominata ‘Jasper’s Warp’, in cui Cap affronta l’autoritarismo di un ambiente claustrofobico e repressivo, simboleggiato da un lord schizzato che odia i buffoni in calzamaglia.
Non mancano le suggestioni del punk e della psichedelia, con un pizzico di misticismo, e questi elementi rendono Capitan Bretagna un lavoro di grande impatto, anticipazione di ciò che Alan Moore farà nel comicdom statunitense, e cioè una radicale e rivoluzionaria lettura delle convenzioni fumettistiche, con influenze provenienti da svariati ambiti creativi.
E non bisogna trascurare i personaggi: per esempio, Psylocke, sorella di Brian, e futuro componente degli X-Men, splendida telepate dai capelli viola; la stupenda Saturnyne; la terribile Vixen; un criminale angosciante come Slaymaster; il terribile Furia; il bizzarro e letale Arcade; o la farsesca Unità Esecutiva. Fa una breve apparizione Meggan, in seguito compagna di Brian, che qui non è ancora la bonazza che tutti apprezzeranno; e Mago Merlino con sua figlia Roma, tutti sottoposti al trattamento mooriano; e ci sono persino riferimenti a un altro eroe, imprescindibile nell’opera omnia di Moore, e cioè Miracleman.
Ma non devo essere ingiusto: se le storie sono ottime lo si deve anche al grande Alan Davis e i suoi fans conoscono certamente la qualità e la validità del suo stile illustrativo. Il tratto grafico di Alan è di una fluidità ed eleganza impareggiabili e lui sa caratterizzare visivamente ogni character, dimostrandosi a suo agio sia nelle sequenze più solari, sia in quelle più dark; e, per ciò che concerne l’impostazione della tavola, Davis alterna tendenze classiche ad altre sorprendentemente inventive e innovative per gli standard degli anni ottanta.
Questo tp è, quindi, a mio avviso, più che consigliabile, e dovrebbe essere letto insieme al volume Panini che ristampa i primi cinque episodi di Excalibur, già da me recensito; e va lodata la Panini Comics per aver riproposto questi gioielli. E non sarebbe male rivedere nelle fumetterie le storie di Captain Britain successive a quelle di Moore e scritte dal Jamie Delano di Hellblazer (finora apparse solo nella pessima versione Play Press). Speriamo che ciò avvenga.
Voto: 8 ½