Il Ladro di Libri, di Alessandro Tota, Pierre Van Hove: la recensione

Pubblicato il 9 Luglio 2015 alle 11:10

Il ladro di Libri è la storia di Daniel Brodin, giovane studente in una Parigi del dopoguerra in pieno fermento culturale!!

Parigi, 1953. Una città viva e pieno di fermento culturale: circoli di poeti, artisti maledetti e alcol sono solo alcuni degli ingredienti di questo periodo storico, che ha formato buona parte della cultura francese del dopoguerra. Daniel Brodin è un giovane studente, trasferitosi a Parigi dagli zii, militanti nel partito comunista, per studiare legge e diventare avvocato.
Daniel, come impariamo dalle prime pagine della storia e come possiamo intuire dal titolo, ama i libri, e non esita a rubarli (pur non avendo l’astuzia e le abilità di un ladro) pur di leggerli.

Ma non ama solo rubare le copie fisiche dei libri, anche i loro contenuti: rubando infatti una poesia italiana, e presentandola con una sua traduzione, Daniel riesce ad avere successo in una serata mondana, ed ad inserirsi nel mondo complesso della cultura francese. Mondo che, come scoprirà insieme al lettore, è pieno di fazioni non particolarmente amichevoli tra loro: un mondo chiuso, tanto ricco quanto difficile ed elitario.

Il Ladro di Libri quindi è una biografia immaginaria di Daniel, una serie di eventi, incontri e amori che definiranno la sua vita e daranno al lettore uno spaccato molto interessante sul mondo culturale della Parigi dell’epoca. Daniel passerà dai circoli letterari più elitari ai bistrot frequentati dai bohemien. In tutto questo, il suo personaggio si evolverà in maniera continua e davvero interessante: Daniel non riuscirà mai davvero ad avere un talento suo, che gli dia fama e spessore: piuttosto si dimostrerà abile nel suo essere camaleontico e sfrontato, passando da una situazione ad un altra completamente opposta con molta disinvoltura.

Sono i personaggi, a mio avviso, la forza di questo fumetto, tutti caratterizzati eccellentemente dal bravo Alessandro Tota. Una cornice storica con riferimenti reali darà vita ad una serie di personaggi immaginari, in relazione tra di loro, che rendono la lettura piacevole e scorrevole. I toni non diventano mai seriosi, si passerà dal tragicomico a delle scene grottesche, ma sempre nello spirito della leggerezza del racconto, come lo stile di vita degli anni imponeva.

Come già detto, Daniel non è semplice spettatore ma vero e proprio artefice della storia: saprà costruirsi una sua immagine pubblica molto più interessante della sua vera persona, tutto sommato anonima e priva di talento. Questo suo sdoppiarsi lo porterà anche, però, a non trovare mai una vera dimensione di appartenenza, una vera identità, e tutto ciò lo porterà ad un finale piuttosto burrascoso.

Ottimo il lavoro alle matite di Pierre Van Hove: il suo tratto è sintetico ma non perde mai personalità, la composizione sempre regolare delle tavole è interrotta ogni tanto da qualche intermezzo surreale od onirico, con un passaggio di stile repentino ma efficace. I personaggi sono definiti dal loro fisico, si possono intuire le loro personalità quasi solo guardando il loro volto e il loro corpo. Van Hove è riuscito soprattutto a rendere ambientazioni ed atmosfera di un periodo del quale si conoscono magari gli autori, ma di cui si ignora come fosse l’effettiva vita quotidiana.

In definitiva Il ladro di Libri è un fumetto piacevole, scorrevole ed interessante: sia per chi è incuriosito dai personaggi e dalle movimentate vicende di Daniel, sia per chi possa essere interessato ad una rappresentazione, seppur con personaggi di fantasia, di un periodo importantissimo per la storia culturale francese.

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