Terminator Genisys – Recensione
Pubblicato il 8 Luglio 2015 alle 22:50
Anno 2029. John Connor, leader della Resistenza, sferra l’attacco finale a Skynet, l’intelligenza artificiale che ha devastato il pianeta tentando di sterminare l’umanità con le sue macchine. Prima di essere distrutta, Skynet invia indietro nel tempo un Terminator T-800 per uccidere Sarah Connor, madre di John, così da evitare la nascita dell’avversario. Kyle Reese, eroe della Resistenza, insegue il Terminator nel passato ma qualcosa andrà storto alterando il corso degli eventi e creando una linea temporale alternativa.
Usare il pretesto del viaggio nel tempo per creare una nuova continuity narrativa sta diventando una comoda abitudine di Hollywood per cercare di accontentare tanto i vecchi fan del franchise che desiderano un sequel quanto il pubblico neofita che vuole il reboot. Lo ha fatto J.J. Abrams con Star Trek, lo ha fatto Bryan Singer in X-Men – Giorni di un Futuro Passato e adesso tocca anche a Terminator sotto la direzione di Alan Taylor, già regista di Thor: The Dark World e di alcuni episodi di Game of Thrones.
Come dimostrato da Terminator Salvation, la saga non funziona senza Arnold Schwarzenegger che torna qui nei panni del T-800, “invecchiato ma non obsoleto”. L’idea per giustificare l’aspetto più anziano del Terminator funziona e la presenza dell’attore è sempre carismatica ma ci sono degli evidenti problemi. Anzitutto il personaggio denota una caratterizzazione comica eccessiva con gag ripetitive che antiepicizzano la narrazione. Quella che potrebbe e dovrebbe essere la scena madre del film, ovvero lo scontro tra il giovane e il vecchio Schwarzenegger, viene liquidata troppo presto, troppo in fretta e senza idee.
Nonostante il medesimo cognome, Jason Clarke ed Emilia Clarke sono parenti solo sullo schermo. Lui è John Connor e lei è l’eroica madre Sarah. Con Schwarzy e Kyle Reese, qui interpretato da un Jai Courtney senza infamia e senza lode, c’è un eroe di troppo e John Connor diventa il cattivo della situazione. Il grande J.K. Simmons è buttato nella mischia in modo totalmente inutile.
La storia diventa un polpettone abbastanza indigesto di spiegoni, controspiegoni, flashback e paradossi. Tutto va a parare al solito sistema operativo che conquisterà il mondo. Il concept di ripercorrere gli eventi del primo film richiama Ritorno al futuro – Parte II ma in maniera meno divertente e originale. Le scene d’azione sono congegnate male, infarcite da brutti effetti digitali e scopiazzate ad altri film. La componente emotiva della storia regge su dialoghi banali e sentimentalismo di grana grossa. Ormai immancabile la scena durante i titoli di coda.
Il film non riesce nemmeno a suscitare l’effetto nostalgia che vorrebbe. Certo, vedere Schwarzenegger muoversi accompagnato dal mitico tema musicale di Brad Fiedel, qui riarrangiato da Lorne Balfe, è sempre suggestivo e potrebbe accontentare i fans ma il prodotto è scialbo e non rinverdisce i fasti della saga.