Samurai Executioner volume 1, di Kazuo Koike e Goseki Kojima – Recensione
Pubblicato il 9 Luglio 2015 alle 15:10
Arriva in Italia uno storico seinen realizzato da Kazuo Koike e Goseki Kojima, già autori del celebre “Lone wolf and cub”.
Storicamente la figura del samurai ha sempre avuto un fascino leggendario unico nel suo genere, tanto da influenzare in maniera evidente le produzioni artistiche dei paesi occidentali. Al di là del folklore, delle armature e delle katane, questa classe aristocratica giapponese, formatasi durante il periodo Heian (794 – 1185 d.C.), si distingueva per il suo rigidissimo codice morale, il bushido (la via del guerriero).
Quello dei samurai era uno stile di vita basato sull’onore, la lealtà, il rispetto, l’abnegazione, l’accettazione del dolore e della morte: un insieme di valori che trovavano il loro emblema nell’albero di ciliegio, sintesi esplicativa della fugacità della bellezza e della prosperità della vita del guerriero.
Per coloro che venivano meno anche ad uno solo dei principi previsti dal bushido, non rimaneva altra soluzione che eseguire su sé stessi il seppuku, il suicidio rituale consistente nello sventramento del proprio addome tramite un coltello.
Tra il 1972 e il 1976 i mangaka Kazuo Koike e Goseki Kojima hanno sviscerato con estremo realismo il valore storico-etico e le idiosincrasie del guerriero samurai tramite la realizzazione del seinen Samurai Executioner (Kubikiri Asa), opera pubblicata in Giappone in contemporanea con un altro celebre manga sui samurai di loro creazione, Lone wolf and cub (Kodure ookami). Oggi, a 40 anni di distanza dall’uscita in Oriente, Samurai Executioner arriva finalmente anche in Italia grazie a Rw Edizioni, che pubblicherà l’opera completa sotto etichetta Goen.
Già dal primo volume di Samurai Executioner veniamo subito introdotti in un contesto storico riprodotto fedelmente, teatro sanguinoso di episodi barbarici atti di violenza e di punizioni redentive con la spada. Ambientato in Giappone durante il periodo Edo (1603 – 1868, durante il dominio della famiglia Tokugawa), il manga vede come protagonista Yamada Asaemon, un ronin (un samurai senza padrone) responsabile della saggiatura delle spade dello shogun all’occorrenza chiamato anche (e soprattutto) a compiere esecuzioni capitali sui condannati.
Lungo il percorso che la via del guerriero gli ha riservato, Yamada dovrà testare la sua abilità con la spada non solo a discapito di malfattori sconosciuti, ma anche di familiari stretti e amori trascorsi, compiendo sacrifici che solo un vero samurai è in grado di compiere. Senza fare troppi spoiler, vi basti sapere che nelle prime pagine Yamada dovrà prima decidere se assistere il padre nel suicidio rituale (seppuku), poi se fare da boia ad una ladra adescatrice che tempo prima gli aveva fatto conoscere i piaceri carnali.
Kazuo Koike fotografa in maniera oggettiva e concreta la realtà del samurai di epoca feudale: un uomo chiamato ad anteporre l’onore ad ogni altra cosa, al punto da sacrificare le relazioni personali e tutti i possessi materiali; un dilemma morale struggente che richiedeva coraggio e fermezza di spirito per essere risolto. L’autore offre una ricostruzione dettagliatissima, meticolosa e ricca di nozioni tecniche degli usi e costumi del periodo Edo, dei reati perseguibili, del regime penitenziario e delle modalità delle esecuzioni.
Il realismo è così palpabile da far pensare che lo scrittore abbia riprodotto la vera storia di un preciso samurai realmente esistente. Sopratutto le scene delle esecuzioni, la cui piena riuscita è dovuta anche al talento grafico di Goseki Kojima, risultano visivamente potentissime: si sviluppano in maniera lenta, sono brutali, dense di pathos e di tensione; non saranno uguali nello svolgimento, poiché ogni condannato riesce a interporre un ostacolo alla sua terminazione, che alimenta la suspense delle vicende raccontate.
A partire dal capitolo La superba ballata dei fuochi di Ruri la figura di Yamada, pur acquisendo una fama quasi leggendaria come taglia-gole, rimane in secondo piano rispetto alla narrazione principale, a favore di una maggiore approfondimento sui criminali e sulle indagini per la loro cattura: in particolare Izuichi, un cieco colpevole di aver assassinato la moglie e il suo amante, e Yoshichi, accusato di aver rapito e stuprato delle bambine.
Avidità, gelosia, paura, lussuria, superbia: tutte queste influenze malefiche che hanno portato al compimento di indicibili crimini sono destinate a scontrarsi con il candore e la purezza della lama del samurai, tenuta sempre curata e funzionale alla purificazione dei mali del mondo.
Imperturbabile, irreprensibile e stoico: dal volto di Yamada sembrano trasparire pochissime emozioni e segni di cedimento, tanto che risulta quasi impossibile riuscire a mettere in difficoltà la sua determinazione. Forse se l’autore avesse conferito a Yamada un’aura meno invincibile e una caratterizzazione ancora più profonda, il racconto avrebbe guadagnato maggior imprevedibilità. In ogni caso, la storia è senza dubbi appassionante e coinvolgente, grazie ad una narrazione immersiva e mai retorica .
Anche se alcune tavole hanno qualche disegno un po’ troppo abbozzato, non si può non rimanere incantati dallo stile grafico del compianto Goseki Kojima. Anni prima delle celebri scelte cromatiche presenti in Sin City di Frank Miller, il mangaka utilizza in maniera magistrale il bianco nero, con sfumature nette e taglienti come la spada di Yamada.
I riferimenti storico-culturali presenti nella sceneggiatura vengono rappresentati in maniera scrupolosa, disegnando planimetrie di edifici con apposite legende esplicative e riproducendo il tradizionale look degli uomini e delle donne del periodo Edo.
Nell’illustrare le scene truculente e angoscianti Kojima adotta un tratto espressivo e severo, accentuato soprattutto da numerosi primissimi piani e dall’utilizzo oculato di splash page. Sui volti dei malfattori si percepiscono la disperazione e la pazzia, in contrapposizione alla risolutezza e all’impassibilità di Yamada.
Per mezzo di una griglia fluida i momenti in cui viene vibrati i colpi di spada fatali sono scanditi in modo da mantenere sempre alto il livello di trepidazione.
Samurai Executioner è un manga consigliato non solo agli appassionati che hanno una conoscenza di base della cultura del samurai o che hanno amato la ricostruzione storica presente nel capolavoro cinematografico I sette samurai (Shichinin no Samurai) di Akira Kurosawa, ma anche a coloro che intendono approcciarsi per la prima volta a questo affascinante aspetto della tradizione orientale.