Dagli Usa: recensione Batman: The Return Of Bruce Wayne 1-6

Pubblicato il 18 Gennaio 2011 alle 11:53

Autori: Grant Morrison (testi). Chris Sprouse, Frazer Irving, Yanick Paquette, George Jeanty, Ryan Sook, Lee Garbett, Pere Perez, Karl Story, Jared K. Fletcher, Michel Lacombe, Walden Wong, Mick Gray, Alejandro Sicat, Andy Kubert, Bill Sienkiewicz, Tony Avina, Cameron Stewart, Jose Villarrubia, Guy Major (disegni, chine, colori e copertine).
Casa editrice
: DC Comics
Provenienza
: USA
Prezzo
: $ 3,99


La fine e il principio. Morte e rinascita. Caduta e resurrezione. Ogni eroe deve superare questa prova. A Batman era già accaduto negli anni ’90, quando, nella saga Knightfall, il mastodontico e brutale Bane gli spezzò la schiena costringendolo su una sedia a rotelle. Seguì il percorso di redenzione nel capitolo Knightquest e il trionfale ritorno in Knightsend. Ora, dopo gli eventi di Crisi infinita che hanno ricostituito il multiverso DC in 52 Terre parallele, il geniale sceneggiatore scozzese Grant Morrison si è messo al lavoro per ristrutturare il mito di Batman intessendo una lunga trama che ha avuto il suo culmine nella saga Batman R.I.P. Vittima di una congiura perpetrata dal Guanto Nero, un’associazione criminale guidata dal folle psicologo Simon Hurt che mira a distruggere il mito di Batman, l’eroe è vittima di una lenta ed atroce flagellazione psicofisica. Pur uscendo vincitore dal confronto, il Cavaliere Oscuro resta apparentemente ucciso nell’esplosione di un elicottero.

Il suo vero fato si compie invece nella maxi-saga Crisi Finale, durante la quale, Darkseid, signore del pianeta Apokolips e cattivo supremo del cosmo DC, trova la tanto agognata Equazione dell’Anti-Vita e porta l’ultimo attacco all’umanità. É qui che avviene l’autentica caduta di Batman che decide di infrangere il suo giuramento di non usare armi tentando di uccidere Darkseid con una pistola dei Nuovi Dei. L’eroe cede dunque al “lato oscuro”, “dark side” che si pronuncia appunto Darkseid, usando lo stesso tipo di arma che uccise i suoi genitori. Il tiranno di Apokolips sopravvive e bersaglia l’eroe con i raggi Omega, la lettera greca che simboleggia la fine, rispedendolo all’alfa: l’inizio dei tempi. Nonostante Superman si presenti ai compagni con il cadavere di Batman tra le braccia, scopriremo in seguito che si tratta di un falso e proprio al termine di Crisi Finale troviamo Bruce Wayne nel paleolitico, privo di memoria, intento a tracciare un pipistrello in una grotta nella quale giace il cadavere di Anthro, eroe preistorico della DC.

Qui ha inizio questa miniserie di sei numeri nella quale Morrison trasferisce Bruce in altrettante epoche, affrontando sei diversi generi narrativi con un differente stile grafico per ognuno ad opera di svariati artisti. Nonostante l’amnesia, Bruce è spinto dall’istinto ad essere un eroe e ad abbracciare quell’icona del pipistrello così profondamente radicata nella sua psicologia. Una creatura tenebrosa, una fobia atavica che Morrison esplora nel primo episodio. Indossando la pelle di un gigantesco pipistrello preistorico e coadiuvato da un giovane che richiama la figura di Robin, Bruce si batte con la tribù di Vandal Savage, il supercriminale immortale che minaccia la Terra dall’inizio dei tempi e che ritiene l’avversario un semidio da annientare per dimostrare la propria potenza. La storia è raccontata attraverso il tratto netto e definito di Chris Sprouse, inchiostrato da Karl Story con i colori placidi di Guy Major che ben si adattano all’ambientazione naturalistica.

La seconda tappa è nel 1640. Bruce si fa chiamare Mordecai ed è un inquisitore nella piccola colonia di Gotham a fianco del cacciatore di streghe Malleus. I due giungono a scontrarsi quando Bruce si oppone alle accuse di eresia mosse dal compagno nei riguardi della bella Annie. É una storia che non riserva lieto fine e regala al lettore un doppio colpo di scena sull’identità della presunta strega e dell’inflessibile inquisitore. I disegni di Frazer Irving, con le chine di Jared K. Fletcher, funzionano benissimo conferendo all’atmosfera gotica un’azzeccata luce crepuscolare.

Il terzo episodio si svolge nel 1718. Bruce viene raccolto dal pirata Barbanera che lo scambia per il Pirata Nero, eroico corsaro della DC anni ’40, e lo costringe a guidarlo alla ricerca del tesoro dei Miagani, un popolo sotterraneo di uomini-pipistrelli, una tribù che idolatra il manto lasciato da Bruce nel secolo precedente a dimostrazione di come il mito possa essere tramandato attraverso le icone. La caccia al tesoro disseminata di trabocchetti rispetta appieno gli stilemi del racconto piratesco. Assistito da Jack Valor, discendente del vero Pirata Nero, Bruce assume le sembianze del leggendario bucaniere mascherato per un duello all’arma bianca con Barbanera su un ponte di ossa umane. Il disegnatore Yanick Paquette, l’inchiostratore Michel Lacombe e il colorista Nathan Fairbairn mettono insieme un gioiellino grafico concentrandosi soprattutto sulla fisicità e sull’espressione dei personaggi scolpiti e curati in modo minuzioso.

Il passo successivo non può che essere nel vecchio west dove Bruce, nei panni di un pistolero mascherato, ostacola di nuovo i piani di Savage che, affiancato dal dr. Simon Hurt, si è impossessato di una scatola di legno della famiglia Wayne che conterrebbe il segreto della vita eterna. Per difendersi dal giustiziere, i due ingaggiano Jonah Hex, lo sfigurato cacciatore di taglie, antieroe indiscusso del western DC. Si sollevano nuove domande, dunque, sul capo del Guanto Nero e sulla sua vera identità. Il disegno di Georges Jeanty, inchiostrato da Walden Wong è morbido e dinamico, illuminato dai colori di Tony Avina che rendono la lettura gradevolissima.

Molto più raffinato ed elegante, invece, lo stile utilizzato da Ryan Sook e Pere Perez, con le chine di Mick Gray e i colori patinati di Jose Villarrubia per illustrare una Gotham City da racconto hard-boiled. Morrison gioca qui con la cronologia di Batman. Infatti, nonostante i genitori di Bruce siano appena stati uccisi, l’ambientazione è quella degli anni ’30, epoca in cui si svolgevano le prime storie del Cavaliere Oscuro. La femme fatale Marsha coinvolge Bruce un un’indagine sulla famiglia Wayne che lo condurrà di nuovo ad affrontare il Guanto Nero, intenzionato ad officiare un sacrificio in onore di Barbatos, la divinità dei Miagani. Una tara, quella del pipistrello, che perseguita la dinastia Wayne generazione dopo generazione nell’ideale conclusione di un cerchio fatalmente aperto proprio da Bruce all’inizio di questo viaggio.

Il capitolo finale trasporta l’eroe nel Punto di Fuga, un luogo fuori dal tempo che funge da archivio di tutte le linee temporali esistenti e base operativa degli Uomini Lineari, cronoviaggiatori del DC Universe. I membri della Justice League raggiungono Bruce al termine di una lunga indagine. Darkseid ha utilizzato il Cavaliere Oscuro come pedina trasformandolo in un’arma anti-vita. Posseduto dall’Hyper-Adapter, un mostro iperdimensionale, Bruce deve affidarsi ai suoi compagni per potersene liberare. Uno scontro simbolico col suo lato oscuro e solitario che comporta il sacrificio supremo e la successiva rinascita per una nuova consapevolezza di sé e della propria crociata. Per un’ambientazione così familiare ai lettori, svolgono bene il loro compito i disegni convenzionali di Lee Garrett e Pere Perez, con le chine di Alejandro Sicat e Walden Wong, ed i colori di Guy Major. Vero valore aggiunto della serie sono le copertine sontuose, epiche e spettacolari di Andy Kubert, coadiuvato di volta in volta dal disegnatore dell’albo, ad eccezione del quarto numero, in cui è assistito da Cameron Stewart e, nell’ultimo, anche dal grande Bill Sienkiewicz.

Un’avventura divertente che riconduce allo spirito di una DC più scanzonata e fantasiosa richiamando in causa con grande intelligenza personaggi ed ambientazioni andati dimenticati. Morrison porta a compimento uno dei tasselli più importanti della sua saga dimostrando grande padronanza di tematiche, concetti ed icone fondamentali dell’epica e della mitologia di Batman, la conclusione di un ciclo che ne apre uno completamente nuovo destinato a rivoluzionare l’attuale realtà del personaggio. La fine, appunto. Ed il principio.


Voto: 8

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