Le 6 Migliori Saghe di Ed Brubaker

Pubblicato il 19 Giugno 2015 alle 15:00

Prendendo ispirazione dai film noir e dai romanzi gialli che hanno accompagnato tutta la sua adolescenza, Ed Brubaker ha creato cicli memorabili sulle più importanti testate a fumetti del mercato statunitense, affermandosi ben presto come uno dei più grandi. Diamo uno sguardo alle storie più emblematiche realizzate dallo sceneggiatore del Maryland.

Un po’ di numeri. Da quando, alla fine del 2004, Ed Brubaker è approdato alla Marvel Comics, ha quasi monopolizzato gli albi d’oro dei maggiori premi dell’industria dei comics.

Non che alla DC non si fosse messo in mostra (la sua run su Catwoman rimane ancora oggi una delle migliori mai realizzate per Selina Kyle, e gli valsero un Prism Award nel 2003 e un GLAAD Media Award nel 2004) ma semplicemente è per la Casa delle Idee (e, contemporaneamente, sotto l’etichetta Image) che si consacrò come uno degli scrittori di comics più importanti e apprezzati di tutti i tempi: il suo palmarès conta un Harvey Award nel 2006 come Miglior Scrittore, due Eisner Awards nel 2007 come Miglior Scrittore e per la Miglior Nuova Serie (Criminal), un altro Harvey Award nel 2007 ancora una volta come Miglior Scrittore, e poi una sfilza di Eisner Awards tra il 2008 e il 2012, inclusi altri due al Miglior Scrittore, al Miglior Numero Singolo (Capitan America #601) e alla Miglior Mini-Serie (per la saga Criminal: The Last of the Innocent).

Se nel leggere questi numeri impressionanti avete avuto il sentore di un leggero mal di testa o le vostre tempie hanno preso a pulsare più forte, lasciate che vi tranquillizzi: non state avendo un calo di pressione, semplicemente siete rimasti folgorati.

E non c’è da stupirsene, se pensiamo che gli unici due ad avere più trofei sulla mensola del caminetto sono Neil Gaiman (6, fra premi Eisner e Harvey) e Alan Moore (irraggiungibile con i suoi 16 Harvey/Eisner Awards). Ed Brubaker, per quanto il suo stile differisca da quello dei colossi appena citati, è dunque da annettere all’Olimpo degli scrittori dei comics?

Proviamo a rispondere a questa domanda rievocando le sue 6 saghe migliori.

6 – Fatale

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Prendete Lovecraft, mischiate i suoi mostri tentacolari al noir di Chandler e di McBain e aggiungeteci un pizzico di Ellroy. Agitate il tutto fino a che gli avambracci non iniziano a farvi male,  infine versate e contemplate quello che è venuto fuori: sicuramente non il capolavoro che Ed Brubaker ha realizzato con Fatale, perchè l’epopea di Josephine è molto di più del totale delle singole parti da cui il suo autore ha tratto ispirazione.

Un mix mortale di noir, crime, horror, esoterismo ed erotismo che avrebbe rischiato di mandare fuori strada molti degli scrittori di comics contemporanei, ma che nelle mani di Brubaker (e nei disegni di Sean Phillips, storico collaboratore e amico di vecchia data) diventa un capolavoro assoluto. Fatale valica i generi e le etichette e ad ogni nuovo capitolo ci colpisce in pieno petto, ancora e ancora e ancora.

Il fascino mortale della protagonista ci tiene svegli notte dopo notte, mentre continuiamo a leggere la sua storia anche quando tutto intorno a noi è già buio, impauriti all’eventualità di farne parte ma comunque desiderosi di farlo.

5 – Incognito

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Zack Sterminio è un ex supercriminale oggi nel programma di protezione testimoni bloccato in una vita monotona e mediocre. E’ costretto a prendere dei farmaci che impediscono al suo potere di manifestarsi, e lavora come un anonimo impiegato in un anonimo ufficio, circondato da anonimi colleghi e dalle loro anonime vite.

Tutto quello che vuole è poter riottenere i suoi poteri e tornare alla vita di prima, eppure quando ciò accade Zack rimane intrappolato in una rete fatta di spie e assassine psicopatiche, scienziati pazzi e geni del crimine. Una rete che sembra aggrovigliarsi sempre di più, ogni volta che prova a liberarsi. Con Incognito Brubaker unisce elementi classici del genere supereroico a quelli pulp e noir che tanto adora e che tanto contraddistinguono il suo stile.

Così, quella che a prima vista può sembrare una semplice storia di eroi e criminali, sotto la sua egida diventa l’analisi introspettiva di uomini vili e afflitti dalle loro stesse esistenze, delle perversioni di questi uomini tristi e di come le bugie e gli inganni siano la benzina che alimenta il motore del mondo.

4 – Daredevil: Il Diavolo nel Braccio D

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Quando Brian Bendis e Alex Maleev lasciarono la testata dedicata all’alter-ego dell’avvocato cieco di Hell’s Kitchen, il protagonista si trovava in una situazione a dir poco disperata: la sua identità segreta era stata rivelata a tutto il mondo e l’FBI l’aveva prima incriminato poi arrestato e sbattuto in prigione insieme a tutti i criminali e i pazzi che aveva aiutato a rinchiudere nel corso della sua carriera nei panni del supereroe Devil.

Inutile dire che chiunque avesse raccolto l’eredità di Bendis e Maleev si sarebbe ritrovato con in mano una patata estrememante bollente, un testimone scomodo da afferrare, spinoso e insidioso. Ed Brubaker, invece, non solo raccolse la sfida: la trasformò in un capolavoro. Proseguendo sul filone hard-boiled che aveva contraddistinto la precedente gestione, Ed Brubaker (servendosi delle matite dell’ottimo Michael Lark) ci racconta di un Matt Murdock spezzato e sconfitto, vessato dal circolo di violenza senza sosta che è la sua vita, e di come provò a rialzarsi.

Rifacendosi a capolavori della cinematografia come Le ali della libertà Fuga da Alcatraz, Brubaker descrive meticolosamente e magistralmente la spietata e cruda realtà di un carcere di massima sicurezza: è questo il punto di partenza di uno dei cicli più appassionanti mai realizzati sul Diavolo Rosso.

3 – Criminal

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Con Criminal la coppia Brubaker/Phillips riesce nell’ardua impresa di stabilire nuovi standard qualitativi, che se possibile si elevano ad ogni nuova uscita. Dal suo debutto (nel 2007, con “Codardo”, che portò a casa il premio Eisner come Miglior Nuova Serie) la crime-story di Ed Brubaker si è costantemente migliorata in un crescendo di auto-perfezionamento, che attraverso i cicli Lawless, Morti e Morenti, Una Brutta Nottata e I Peccatori ha raggiunto il suo culmine con L’Ultimo degli Innocenti, vincitore nel 2012 del premio Eisner alla Miglior Mini-Serie.

Pensata come serie antologica, Criminal ci presenta nuovi protagonisti ad ogni nuovo volume, tutti uniti dal filo conduttore del genere noir e tutti assolutamente unici e affascinanti. Vite violente vissute violentemente, intrecci e inganni e tradimenti, sesso e crudeltà, rimorsi e pentimenti: Brubaker firma un autentico capolavoro neo-noir capace di rivaleggiare con i migliori romanzi e le più celebri produzioni cinematografiche che hanno definito il genere.

2 – Capitan America

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Forsa l’opera che ha fatto conoscere Ed Brubaker al mondo intero. Quando nel 2007 uscì Capitan America #25, infatti, a parlarne non furono solo le riviste o i siti specializzati ma anche i quotidiani e le televisioni di tutto il mondo: Steve Rogers, il supereroe a stelle e strisce emblema di una delle nazioni più potenti del pianeta, era morto al termine della Guerra Civile dei Supereroi, e ad ucciderlo era stato lo scrittore Ed Brubaker. Ma detto così è alquanto sbrigativo.

La verità è che quando nel 2005 Bru fu incaricato di scrivere le avventure di Cap il supereroe dallo scudo indistruttibile non se la passava tanto bene, da un punto di vista editoriale. E lo scrittore del Maryland decise di rischiare – mai termine fu più azzeccato, perchè lo scetticismo generale all’epoca era palpabile – cambiando radicalmente e drasticamente il personaggio come nessuno prima di lui aveva osato fare: riportando in vita uno di quei personaggi Marvel ritenuti “morti per sempre”, Bucky Burnes, la storica spalla di Capitan America durante la Seconda Guerra Mondiale. Scopriamo che Bucky, creduto morto per anni, è invece finito nelle grinfie dell’Unione Sovietica, che dopo aver riprogrammato il suo cervello lo ha trasformato in un temibile assassino il cui nome non viene mai pronunciato ad alta voce, ma solo sussurrato: Il Soldato d’Inverno.

A questo colpo di scena, poi, vanno aggiunte le nuove atmosfere con cui lo scrittore noir irretisce il personaggio e l’intero mondo in cui questi agisce: intrighi politici, minacce terroristiche alla democrazia, scenari di guerra e spy story che sembrano uscite da un romanzo di Tom Clancy. Nel corso della sua lunga gestione Brubaker rivoluzionò per sempre Capitan America, facendolo piombare di colpo nella realtà del XXI secolo, con storie realistiche e cupe, realizzando quella che è universalmente riconosciuta come una delle migliori opere Marvel di tutti i tempi.

1 – Sleeper

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Ambientata nell’universo Wildstorm, Sleeper ha per protagonista Holden Carver, un agente speciale che lavora sotto copertura nell’organizzazione criminale capeggiata da TAO, un supercriminale creato da Alan Moore sulla serie  WILDC.A.T.s.

L’unico a sapere che Holden fa parte dei buoni è John Lynch, il direttore delle Operazioni Internazionali, finito in coma dopo essere sopravvissuto ad un tentativo di omicidio: senza contatti con il mondo esterno, l’agente Carver deve imparare a sopravvivere nelle acque torbide e popolate da squali dell’organizzazione criminale in cui si è infiltrato, ma più passa il tempo più il confine fra ciò che è giusto e ciò che è sbagliato si assottiglia, fino a che non scomparirà del tutto.

Con questa serie di 24 episodi Ed Brubaker scuote il genere supereroistico fin dalle fondamenta, miscelando crime-fiction, thriller, spionaggio e neo-noir al mondo degli eroi mascherati. E’ una storia matura, adulta, violenta, da leggere e rileggere più volte per apprezzarne in pieno ogni sua sfaccettatura, una storia nella quale gli amici diventano nemici e i nemici diventano amici, dove il protagonista non può fidarsi di nessuno perchè ogni cosa è diversa da ciò che sembra.

E’ l’opera magna dello scrittore statunitense, che da qui è partito per realizzare i numerosi capolavori che sono arrivati in seguito. Il punto di partenza di una carriera brillante, l’esplosione di un talento unico e geniale. E il bello è che non ha ancora finito di stupirci.

 

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