D-Day – La setta di Nazareth/ Effendi Colombo, recensione
Pubblicato il 17 Giugno 2015 alle 19:10
Nuova proposta Star Comics, la serie D-Day rappresenta un’esperienza di lettura nuova e straordinaria
Vi siete mai chiesti cosa sarebbe successo se a conquistare la luna fossero stati i russi? O se Hitler avesse vinto la seconda guerra mondiale? Esiste un genere di narrativa fantastica, l’ucronia, che mescolandosi all’utopia o distopia, racconta quel che sarebbe potuto succedere se un preciso avvenimento storico fosse andato diversamente.
L’idea su cui si basa la serie francese di grande successi D-Day, proposta da Star Comics è proprio un’ucronia, attraverso la quale gli autori raccontano avvenimenti universalmente conosciuti da un punto di vista inedito, delineando scenari diversi e immaginando risvolti originali. Il volume reinventa due fatti storici tra i più importanti e risponde a due quesiti: cosa sarebbe successo se Colombo si fosse convertito all’Islam per meri interessi economici? E se Ponzio Pilato avesse giustiziato Barabba, anziché Gesù di Nazareth?
Veniamo all’analisi delle due storie.
Ai fini della sua spedizione, il navigatore genovese Cristoforo Colombo si converte all’Islam e si unisce a un consorzio di commercianti ebrei, musulmani e cristiani. Dopo un mese e mezzo di navigazione e conflitti esacerbati, la flotta si avvicina alla terra. Tutto l’equipaggio crede fermamente di aver scoperto il paradiso, così come suggerito dalle Scritture. Ma i demoni sembrano infestare questo Nuovo Mondo.
La struttura della trama di Duval e Pécau è molto dinamica: il volume si apre direttamente con l’arrivo delle caravelle, rimandando solo a un breve flashback la preparazione della spedizione. Lasciato in secondo piano anche il viaggio, gli autori si concentrano sulla descrizione del Nuovo Mondo e sulla sua esplorazione a opera dello stravagante gruppo. Un’opportunità di scoprire una realtà alternativa credibile e originale con il duro faccia a faccia tra religioni diverse.
Dal punto di vista grafico, nei disegni di Emem (Carmen McCallum) predominano i colori scuri per rappresentare un nuovo mondo che è tutto fuorché un paradiso. Essi eccellono nelle scene di lotta e distruzione, esplorando una realtà oscura e minacciosa con un grande effetto.
La seconda storia è sempre scritta da Duval e Pécau sui disegni di Igor Kordey.
Anno 33 dell’era dei Pesci, regno di Tito. Il prefetto Claudio torna a Roma dopo dieci anni di assenza. Dieci anni trascorsi a rintracciare i Pesci, la setta ebraica responsabile della distruzione di Gerusalemme. Mentre tutta Roma crede che la setta si sia estinta e il suo leader misterioso – Gesù Cristo – sia morto, Claudio sembra convinto altrimenti: è quasi sicuro che i Pesci stiano preparando la distruzione di Roma.
Duval e Pécau, affrontano stavolta la storia di tutte le storie, tingendola dei toni gialli del poliziesco, per cui la caccia alla setta diventa una sorta di racconto investigativo, che si discosta dall’analisi teologica. Ne risulta una lettura discreta che però non regalando grande suspense e lascia un po’ di amaro in bocca per i risvolti più drammatici che la storia avrebbe potuto prendere, considerata la complessità dell’argomento trattato. I disegni di Igor Kordey alternano toni vividi a toni scuri. Molto crudi e d’impatto visivo, arricchiscono una narrazione a tratti un poco lenta.
La Star Comics ha fatto le cose in grande dal punto di vista tipografico: il volume in formato flip book, tutto a colori è di alta qualità.
Una lettura unica consigliata a un pubblico adulto e appassionato di storia.