XIII vol. 2 Mondadori Comics – recensione

Pubblicato il 9 Giugno 2015 alle 15:10

Continuano le avvincenti vicende di XIII, l’acclamata saga thriller e spionistica dei grandi Vance e Van Hamme! Non perdete questo volume Mondadori Comics che include anche un incisivo spin-off incentrato su uno dei più inquietanti personaggi della saga!

Tra le serie provenienti dall’area fumettistica franco-belga, XIII è indubbiamente una delle più celebrate e acclamate e coloro che hanno già avuto modo di leggere questo straordinario esito creativo lo sanno bene. Il fatto che Mondadori Comics abbia deciso di riproporlo con un’eccellente cura editoriale è perciò da accogliere con favore. E specifico che chi non ha ancora avuto la possibilità di provarlo, dovrebbe realmente farlo perché si tratta di un prodotto di grande livello.

La story-line ideata da Jean Van Hamme è contrassegnata da atmosfere thriller, noir e da spy story e non mancano elementi di impronta cospiratoria che la rendono avvincente e appassionante. La trama non è semplice ma complessa, ricca di colpi di scena e sorprese che spiazzano in continuazione il lettore. Le psicologie dei personaggi sono poliedriche e sfaccettate e non c’è una distinzione netta tra buoni e cattivi. Il clima è di costante ambiguità morale e, al di là delle vicende incentrate sull’azione adrenalinica, XIII può essere considerato un’aspra denuncia della corruzione del potere.

Van Hamme si è fatto influenzare dai comics americani e in generale dall’immaginario letterario e filmico statunitense però si rileva una profondità tipicamente europea che fa di XIII un fumetto che distrae e nello stesso tempo fa riflettere. Tutto ruota intorno alla figura enigmatica di Steve Rowland. E’ ufficialmente morto e forse questo non è nemmeno il suo vero nome. D’altronde, non ricorda nulla del suo passato e sa solo di essere considerato l’assassino del Presidente degli Stati Uniti. E’ evidente che Steve è al centro di un complotto che coinvolge una misteriosa organizzazione e elementi deviati dell’esercito e della politica a stelle e strisce.

In questo secondo volume, Steve si trova in un ospedale psichiatrico che sembra uscito dal romanzo Qualcuno Volò sul Nido del Cuculo di Ken Kesey, gestito da un sadico scienziato più propenso a torturare i pazienti che a curarli. Ma la situazione non sarà certo statica e Van Hamme, anche stavolta, racconta un’avventura drammatica dal ritmo adrenalinico. La clinica è in fondo la metafora dell’America, una società pronta a reprimere con ogni mezzo quei soggetti che per un motivo o per un altro il potere ritiene scomodi.

I testi e i dialoghi sono curati e incisivi, quasi hard-boiled, e i disegni di William Vance ottimi. Il penciler ha un tratto dettagliato e naturalistico, di impronta cinematografica. Lo si nota dal taglio delle inquadrature e dei primi piani dei personaggi nonché dalla dinamicità che fa pensare alla tecnica degli storyboard. In certe occasioni Vance utilizza il lay-out per evocare determinati concetti. La sequenza dell’evasione di Steve e di un altro paziente della clinica, Billy, è in tal senso significativa.

I due infatti si trovano in un tunnel strettissimo e Vance compone la tavola con vignette rettangolari e sottili che trasmettono appunto l’idea di uno spazio angusto. XIII è pieno di soluzioni visive di questo tipo ed è un ulteriore elemento che valorizza l’opera. In questo secondo volume, inoltre, c’è uno spin-off, incentrato proprio sul personaggio di Billy, il ragazzo che Steve conosce in clinica. Potremmo considerarlo una digressione e in fondo è così ma la storia è importante perché ci sono dettagli collegati alle vicende di XIII che verranno sviluppati nei successivi capitoli.

E’ il ritratto agghiacciante di uno psicopatico tormentato da traumi e pulsioni inconfessabili, realizzato da LF Bollée che descrive la profonda America rurale con sguardo distaccato e impietoso da entomologo. L’influenza dell’immaginario statunitense prevale pure in questa occasione, con citazioni de Il Giovane Holden di J.D. Salinger, per esempio, o riferimenti ai comic-book di Batman. Billy è il tipico disadattato perduto in un mondo interiore che non comprende e collocato in una società avida ed emotivamente arida. Le atmosfere thriller sono coinvolgenti e la trama ha un ritmo vorticoso.

I disegni sono di Steve Cuzor, bravo almeno quanto Vance. E’ efficace nelle sequenze movimentate come in quelle più riflessive. Spesso usa raffinati giochi d’ombra, particolarmente indovinati nelle pagine imperniate sugli interni delle fattorie degli agricoltori, dei bar squallidi frequentati da scioperati e dei boschi minacciosi e oscuri che fanno da sfondo alla trama. Insomma, XIII è una pietra miliare. Non fate l’errore di trascurarla.

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