Manifest Destiny 2 – La recensione
Pubblicato il 11 Giugno 2015 alle 11:10
Continua l’epopea di Lewis e Clark, con nuovi misteri e nuove creature sconosciute in agguato!
Il primo volume di Manifest Destiny ci aveva presentato una visione decisamente alternativa dell’impresa storica degli esploratori Lewis e Clark, che all’inizio del 1800 esplorarono e e raggiunsero la costa ovest degli Stati Uniti via terra. Chris Dingess, l’autore della serie, ha voluto condire questa epopea con misteri e mostri bizzarri: chi ha letto il primo volume si ricorderà dei minotauri e delle creature verdi, che avevano praticamente sterminato un villaggio.
La scelta dell’autore è di portare due filoni di trama avanti in maniera parallela: i mostri che il gruppo di esploratori incontrano, e che sono costretti a combattere ma da cui soprattutto fuggire, e le dinamiche interne del gruppo.
Per quanto riguarda il primo di questi filoni, il design delle creature è piuttosto riuscito: non più flora e fauna come nel primo volume, il tema di questo numero saranno gli anfibi e gli insetti come si intuisce dal titolo: via quindi con un rospo gigante e zanzare piuttosto assetate di sangue.
Per quanto riguarda il gruppo, continuano i flashback che ci raccontano la storia dei componenti della spedizione: come abbiamo appreso, gli esploratori hanno tutti un passato da criminali, ed è quindi interessante cercare di capire come questa loro indole si manifesterà in un ambiente pericoloso, dove il comportamento umano può essere spinto davvero al limite.
Inoltre, gli stessi protagonisti sembrano nascondere qualcosa, e capiamo ben presto come non siano proprio ignari delle creature che si sarebbero trovati ad affrontare: l’origine e il mantenimento di questo segreto è un elemento cruciale per la trama di questo volume.
La sceneggiatura di Dingess è una scenggiatura di mestiere, che gestisce il ritmo in maniera quasi cinematografica: pause alternate ad azione, un plot twist od una morte improvvisa ogni tot di pagine per non annoiare il lettore e per far proseguire la trama in maniera scandita e precisa. Immancabile il grande cliffhanger finale, decisamente interessante e ben riuscito.
C’è da dire che, personalmente, ho apprezzato molto le seguenze di esplorazione e combattimento con mostri quantomeno insoliti, mentre a livello di dinamiche interne non sono stato ancora particolarmente colpito dalla caratterizzazione dei personaggi, senza legare o immedesimarmi con nessuno di loro in particolare.
Nonostante l’intenzione del fumetto sia un’altra, per ora non riesco a vedere i personaggi se non come mezzi per arrivare a divertirmi con le sorprese che riserva questa America inedita.
Il tratto di Roberts è sicuramente valido, soprattutto in questo caso nelle scene movimentate, nei paesaggi e negli assurdi mostri; e anche il reparto coloristico di Owen Gieni fa il suo dovere, con colori sgargianti che rendono in maniera convincente questo ambiente incontaminato.
Insomma, questo Manifest Dsestiny si è rivelato quello che mi aspettavo, condito da una sorpresa finale: è ovviamente un fumetto di genere, che magari ha nei personaggi qualche debolezza, ma valutandolo per il genere appunto sicuramente risulta una proposta valida, anche grazie ad una scrittura intelligente ed esperta nel gestire le situazioni di pericolo, sia nei tempi che nei modi di risoluzione, mai affrettati o implausibili.