Battaglia n. 2: La lunga notte della Repubblica – Recensione
Pubblicato il 28 Maggio 2015 alle 23:39
Roma, 1978. Il Presidente della DC Aldo Moro viene sequestrato da un nucleo armato delle Brigate Rosse in un sanguinoso agguato. In un momento così disperato, la Repubblica Italiana decide di affidarsi a Pietro Battaglia, secolare vampiro e mercenario. Incaricato di salvare Moro, Battaglia dovrà però vedersela con un vecchio e potentissimo avversario che milita tra i brigatisti rossi.
Pietro Battaglia, il vampiro siciliano creato da Roberto Recchioni e Leomacs, prosegue la sua epopea tra le pieghe più oscure della storia italiana. La parabola fantapolitica ci porta a ripercorrere stavolta una delle vicende più dolorose, controverse e ancora ammantate di mistero tra quelle che hanno profondamente segnato il nostro paese. Recchioni, autore del soggetto, affida la sceneggiatura a Giulio Gualtieri, suo collaboratore su Caravaggio e John Doe per l’Aurea Editoriale.
Se il numero precedente si basava molto su atmosfere sfumate, intimismo e introspezione, stavolta siamo di fronte ad una storia più semplice e lineare che parte dal caso Moro per imbastire una lotta senza esclusione di colpi tra Battaglia e un suo vecchio avversario. I due personaggi non sono antitetici, anzi, sono identici, mercenari opportunisti privi di veri ideali ed è proprio la loro somiglianza a dare sapore allo scontro. Il rapporto tra i due può rimandare a Wolverine e Sabretooth della Marvel.
I disegni di Ryan Lovelock, autore anche di un poster in stile locandina cinematografica anni ’70, sono sintetici, stilizzati e realistici, con una divisione netta tra bianchi e neri, particolarmente apprezzabili nell’intensità dei primi piani e nelle splash page che enfatizzano i momenti più ad effetto della narrazione. La storia procede tra sequenze thrilling, combattimenti violenti, avvincenti seppur privi di gag originali e un pizzico di horror. Rispetto al numero precedente non c’è eros, anche perché manca una figura femminile di rilievo.
L’epilogo riserva il pugno nello stomaco che t’aspetti da un personaggio cinico e immorale come Battaglia. La serie funziona poiché, pur proponendo stilemi e formato del fumetto noir d’epoca, non si siede sull’effetto nostalgia ma propone personaggi e dinamiche narrative adatte al pubblico odierno e la riconducibilità dei contesti storici riletti in chiave fantastica rende la lettura un autentico spasso.