Moon Knight vol. 1 – recensione

Pubblicato il 28 Maggio 2015 alle 10:10

Qual è il personaggio più schizzato e instabile dell’Universo Marvel? La risposta è ovvia: Moon Knight! Non perdete la nuova strabiliante serie del Cavaliere Lunare, reso ancora più folle da uno degli scrittori più eversivi del comicdom: Warren Ellis!

I personaggi dei fumetti non sono tutti uguali. Alcuni risultano di facile gestione, altri invece sono più difficili da utilizzare. A causa della vastità degli universi narrativi di case editrici come Marvel e DC, per esempio, gli sceneggiatori sanno che esistono character di ogni tipo, compresi quelli che definire complessi, dal punto di vista psicologico, è un eufemismo e che rappresentano quindi una sfida. Tra essi va annoverato Moon Knight, uno degli eroi più intriganti della Marvel, sebbene la sua popolarità non sia paragonabile a quella di grossi calibri come l’Uomo Ragno, Wolverine e così via.

In genere i supereroi sono caratterizzati da una dicotomia di fondo, basata sulla doppia personalità. L’Uomo Ragno ha un lato supereroico, simboleggiato dalla sua incarnazione mascherata, e uno più quotidiano, espresso dalla sua identità civile di Peter Parker. Non è semplice approfondire questi elementi ma non è nemmeno impossibile. Ma se un personaggio ha diverse personalità? E’ questo il caso di Moon Knight, appunto.

Introdotto in un episodio di Werewolf by Night negli anni settanta e in seguito protagonista di varie serie e miniserie, Moon Knight è il mercenario Marc Spector che muore per poi essere riportato in vita da una divinità egiziana, il dio della luna Khonshu. Ma è anche Steven Grant, milionario che opera come vigilante alla stregua del Bruce Wayne della DC (che in parte è stato uno dei modelli di Moon Knight). Ed è altresì il tassista Jake Lockley, avvezzo a frequentare i bassifondi allo scopo di ottenere informazioni per la sua lotta contro la malavita organizzata. Ogni sua identità ha però una differente psicologia e ciò fa di lui un uomo affetto da disturbo dissociativo della personalità.

Se consideriamo che per un certo periodo Moon Knight fu persino posseduto dallo stesso Khonshu, divenendone l’avatar, potete intuire quanto sia arduo scriverne le storie. Un eroe talmente fuori di testa poteva essere affidato solo a uno sceneggiatore folle e la scelta della Marvel è caduta sull’eversivo e trasgressivo Warren Ellis. La nuova serie di Moon Knight varata dalla Casa delle Idee è stata acclamata dal pubblico e dalla critica e aggiungo giustamente perché è un prodotto da tenere d’occhio. Anche in Italia ha avuto un riscontro immediato e questo volume oggetto della recensione è già alla prima ristampa.

Ma cosa ha combinato Ellis? Innanzitutto ha deciso di ignorare l’operato di Brian Michael Bendis che in una miniserie precedente aveva ulteriormente incasinato la psiche di Moon Knight, collocandolo a Los Angeles e facendogli assumere l’identità di un produttore cinematografico. Per giunta, si era convinto di collaborare con Capitan America, l’Uomo Ragno e Wolverine ma era tutta un’allucinazione. Ellis riporta il personaggio a New York nel contesto urbano da thriller/noir indubbiamente appropriato per lui. Ma, trattandosi di un lavoro di Warren, non manca l’aura di psicopatologia imperante.

Senza spoilerare, specifico solo che il protagonista ‘interpreta’ una nuova personalità denominata Mr. Knight e i suoi metodi saranno più violenti del solito. L’autore britannico inoltre fa rientrare in gioco Khonshu che alcuni scrittori avevano preferito ignorare. Di conseguenza, sebbene Moon Knight sia un comic-book dai toni hard-boiled, non è privo di elementi mistico/esoterici. E i nemici che l’eroe affronta in questi primi sei episodi inclusi nel tp non sono meno pazzi di lui: cecchini psicopatici che hanno molti motivi per odiare il mondo; poliziotti frustrati dagli istinti discutibili; e addirittura un gruppo di fantasmi punk.

I testi di Ellis sono sarcastici, aggressivi e sopra le righe, con dialoghi degni di un telefilm stile Criminal Minds o di un romanzo pulp, e le sceneggiature di altissimo livello. Se c’è un appunto da fare riguarda la struttura auto-conclusiva degli episodi che impedisce a Ellis di approfondire dettagli e personaggi (non si sa nulla, per esempio, sulla natura e sulle origini dei fantasmi punk) ma ciò non inficia la qualità complessiva del lavoro.

Ai disegni c’è il bravissimo Declan Shalvey. Il suo tratto è sporco, grezzo, aspro nonché perfetto per l’attitudine dark delle storie. Il penciler realizza tavole in cui predominano ambientazioni ombrose e crepuscolari ma gioca abilmente con il bianco. La tonalità candida di Moon Knight risalta nella generale impostazione notturna della pagina con un effetto visivo spiazzante. E concepisce in maniera creativa il lay-out. Significativa è la sequenza dell’esecuzione di alcune persone nel secondo episodio. Sono otto e Shalvey disegna tavole di otto vignette. In ognuna di esse (peraltro di colori diversi) ci sono i singoli personaggi. Man mano che il cecchino li elimina, resta uno spazio bianco. E lentamente, pagina dopo pagina, il vuoto prevale assumendo una valenza angosciante.

Sono poi da lodare i colori di Jordie Bellaire che rendono giustizia all’operato di Shalvey. Insomma, Moon Knight è davvero una proposta imperdibile e ha il merito di aver riportato sotto la luce dei riflettori un personaggio dalle grandi potenzialità non sempre utilizzato in maniera convincente. Da non perdere.

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