Recensione: John Doe 1-3

Pubblicato il 5 Gennaio 2011 alle 12:36

John Doe anno VIII n.1 – IV Stagione – …E VENGA IL MIO REGNO
Autori: Lorenzo Bartoli, Roberto Recchioni (soggetto), Roberto Recchioni (sceneggiatura), Riccardo Torti (disegni)

John Doe anno VIII n.2 – IV Stagione – IL CORPO E LO SPIRITO
Autori: Lorenzo Bartoli, Roberto Recchioni (testi), Lorenzo Bartoli (sceneggiatura), Silvia Califano (disegni)

John Doe anno VIII n.3 – IV Stagione – L’UOMO CON LA MACCHINA DA PRESA
Autori: Lorenzo Bartoli, Roberto Recchioni (soggetto), Mauro Uzzeo (sceneggiatura), Luca Maresca (disegni)

Casa Editrice: Editoriale Aurea
Provenienza: Italia

Prezzo: € 3,00; 16 x 21; pp 94; b/n


Il primo numero della seconda serie di John Doe inizia quasi come il numero uno della prima serie. La vignetta d’apertura è esattamente la stessa: una sveglia digitale che segna le 7:00, dopodiché John si alza dal letto e si reca a lavoro. Una strizzatina d’occhio ai lettori della prima ora, un rimando a dove tutto era cominciato, seppur perfettamente integrato all’interno della storia. Molte cose però sono cambiate in questi 77 (78 contando lo Speciale) numeri che separano i due episodi: il ruolo di John, il suo lavoro, e soprattutto la casa editrice. In seguito alla brusca chiusura avvenuta all’inizio della quarta stagione, grazie alla mobilitazione dei tantissimi fan, e all’impegno dei due autori Bartoli e Recchioni, la testata è tornata in edicola nelle mani dell’Editoriale Aurea, che ha soppiantato l’Eura Editoriale.

Dopo tutte le vicende raccontate nel corso della prima serie, John si ritrova ora a rivestire i panni di Dio, effettivamente un punto a capo nella sua storia, ed è quindi giustificato il numero 1 che campeggia al posto del 79. Il lettore che si avvicina per la prima volta viene messo a suo agio prima dalle note di benvenuto e poi dall’episodio in sé, che ha cura di non lasciarlo mai spaesato, spiegando tutto ciò che serve, e soprattutto ingranando subito con il nuovo filo narrativo. In questo modo, senza indugiare troppo sulle parti più intricate della saga, chiunque può cominciare ad appassionarsi a questa nuova avventura che si preannuncia molto interessante.

John è un Dio solamente di facciata, in quanto ad amministrare tutto il creato sono in realtà le Alte Sfere, lui sfrutta i privilegi di questa sua condizione, ma è segretamente annoiato e insoddisfatto. Inoltre nel mondo, le persone che credono in lui sono in costante diminuzione, perciò il notaio Kobayashi, per conto delle Alte Sfere, lo affida ad un’esperta di marketing: la bella Robin Castillo. Il suo compito è di lavorare a stretto contatto con John sulla sua immagine, affinché gli esseri umani tornino a credere in lui.
Il primo episodio, anche se molto denso d’avvenimenti, scivola via in modo fluido introducendo questa situazione, ripresentando alcune vecchie facce come Pestilenza e Tempo, prendendosi il tempo di citare Watchmen e Il marchese del Grillo, e sfiorando la crisi mistica da perdita di fede (in sé stessi). I disegni di Riccardo Torti, che aveva già contribuito in passato ad un paio di numeri della serie, sono molto dinamici, efficaci nello story-telling e nell’espressività dei volti.

Il secondo numero, come esplica già il titolo, è incentrato sulla contrapposizione fra materialità e spiritualità. La prima missione di John è ottenere la fede di una bellissima e arguta dottoressa costretta su una sedia a rotelle, una donna provata da molte tragedie e dolori, che ha perso ogni speranza in una qualsiasi entità superiore. Conoscendola, e superando le sue difese, il nostro protagonista si innamora di lei e prova con ogni mezzo a restituirle la fede, se non in lui, almeno nell’amore. Ma la riflessione più grande avrà luogo proprio nell’animo di John, che dovrà riuscire a diventare una persona più profonda e umana, abbandonando la superficialità che lo contraddistingue. Una bella love story, che parla di malattia e speranza, ma che nell’ultima parte accelera forse un po’ troppo vertiginosamente. Ai disegni c’è un ottima esordiente, Silvia Califano, che possiede uno stile già riconoscibile ed un tratto molto dolce nella caratterizzazione dei personaggi.

Il terzo episodio vede l’ingresso ai testi dell’altro autore fisso della serie, Mauro Uzzeo, sceneggiatore di fumetti ma anche regista di spot televisivi, cortometraggi, film d’animazione e videoclip (fra gli altri di Jovanotti, Planet Funk, Subsonica, Tiromancino…) ed il ritorno di un validissimo disegnatore, Luca Maresca, già visto sul numero 69. Qui Robin convince John a recitare in un film, convinta del fatto che sia il modo migliore per fargli ottenere visibilità, ma per un egocentrico come lui non è facile limitarsi al ruolo di comparsa. Sin dall’inizio infatti (dove John interpreta un irriverente monologo di Bill Hicks sulla religione) la sua intenzione è quella che il film parli di sé, anche a discapito degli altri e del loro lavoro. Ma proprio la riuscita di questo piano porta il film a diventare vuoto e privo di valori, una squallida esaltazione divina senz’anima, e prima della fine John si rende conto che non ne vale la pena. Il tema in questo episodio è il cinema, e per parlarne Uzzeo utilizza una delle sue massime icone: Clint Eastwood (magistralmente reso su carta da Maresca), utile alla storia sia per l’alone di leggenda che lo circonda, sia per il fatto che i suoi sono film profondamente umani, e quindi affini ai gusti di un tipo come John Doe. E difatti questa sua passione per il grande regista è al centro del secondo tema della vicenda, ovvero il rapporto fra John e suo padre. Una relazione difficile e fredda, che trovava momenti di contatto solo nella condivisione dei mitici western di cui Eastwood era protagonista. Gli sforzi degli autori si concentrano quindi sull’elemento umano e sul suo elogio, ma nella storia non mancano situazioni ed elementi stranianti del tutto fantasiosi e talvolta esilaranti (come il giardino dell’ozio suicida), e curiosi cammeo come quello di Tex (pag. 60) o dei protagonisti della serie TV My Name is Earl (Jason Lee ed Eddie Steeples, pag. 86).

Un sicuro valore aggiunto alla serie sono poi le copertine di Davide De Cubellis, che ha avuto l’ingrato compito di succedere ad un meraviglioso artista come Massimo Carnevale, senza abbassare minimamente la qualità a cui eravamo abituati. Lo stile è inevitabilmente cambiato, ma quello del nuovo disegnatore non ha nulla da invidiare al precedente, e già solo nelle cover di questi primi tre numeri, De Cubellis dimostra una grande capacità di varietà del tratto a seconda dell’interpretazione e del senso dell’episodio.
Insomma, la direzione presa dal team creativo appare chiara, rinnovare John Doe non solo nelle trame, ma nei contenuti, nello stile, nella concezione del personaggio. Del resto come diceva lo stesso Recchioni sul suo blog: (http://prontoallaresa.blogspot.com/2010/09/di-john-doe.html) “(…)E allora oggi la vera provocazione è fare qualcosa di diverso. Qualcosa di divertente ma che non sia del tutto sciocco. Una commedia per esempio. Come quelle di Billy Wilder. O almeno, aspirando alle sue. (…)”

In sostanza John Doe è ritornato pronto e in forma, come se non se ne fosse mai andato, e si riconferma uno dei fumetti popolari più piacevoli e arguti del panorama italiano, senza nascondere qualche ambizione ad essere qualcosa di più. Per modernità, intelligenza, e voglia di trasmettere realmente dei contenuti, oltre che essere un semplice svago, questo è un fumetto che merita davvero di essere seguito, perché è sempre presente la voglia e il tentativo di ripagare il lettore della sua attenzione.


Voto 8

Bruno Ugioli

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