Orfani – Ringo n. 8: La carne e l’acciaio – Recensione

Pubblicato il 13 Maggio 2015 alle 14:31

Ringo e i suoi compagni decidono di pernottare in un autogrill abbandonato ma i sogni di Rosa, Seba e Nuè saranno particolarmente tormentati. Nel frattempo, delusa dai continui fallimenti dei Corvi, la presidentessa Juric ordina al dottor Fudo di cancellar loro la memoria. Sam si ribella al trattamento e rivela che, tra di loro, si nasconde un traditore.

Orfani

La ricerca delle proprie radici tra i dubbi del presente e gli spettri del passato. Roberto Recchioni, creatore della serie, continua lo sviluppo dei suoi personaggi ricorrendo stavolta al piano astratto per l’introspezione intimista e le due linee narrative che compongono la storia reggono sull’efficace dicotomia grafica fornita dai disegni di Paolo Bacilieri e Werther Dell’Edera.

Bacilieri, al suo esordio sulla serie, si occupa di dare corpo agli incubi di Rosa, Seba e Nué nei quali vengono esplorati insicurezze, timori e inadeguatezze dei tre giovani nel relazionarsi con la figura paterna rappresentata da Ringo. Lo stile molto underground del disegnatore mescola suggestioni che vanno da Pazienza a Moebius rifacendosi alla linea chiara francese. Non a caso il suo Seba ricorda più volte Tintin.

Gli orfani disegnati dall’artista veronese sono estremamente umanizzati, lontani dalle figure plastiche viste in precedenza sulla serie. I tratti più peculiari di ogni personaggio vengono accentuati arricchendone l’espressività, la scenografia fornita dall’autogrill è ricchissima di dettagli estremamente realistici. I colori dell’albo sono forniti da Stefania Aquaro e Alessia Pastorello. Gli scenari onirici hanno sempre un’illuminazione naturale suggestiva e lievemente straniante. Forse vedere i protagonisti alle prese con degli incubi, certamente significativi ma pur sempre innocui, priva questa parte della storia di vera tensione.

Tutt’altro tono e stile per l’altra linea narrativa nella quale Sam entra nel mondo virtuale costituito dalla coscienza condivisa dei Corvi per scoprire chi tra loro sia il traditore. Nei laboratori governativi, le figure affilate di Dell’Edera sono avviluppate da tenebre d’inchiostro e illuminate dalle consuete fredde luci artificiali. Lo stile diventa più sintetico nel mondo virtuale che assume connotati da incubo tra colori fiammeggianti fino ad un bianco e nero essenziale nella parte più profonda e rivelatrice dell’animo del traditore.

Le due linee narrative convergono in uno scontro finale nel quale Dell’Edera denota influenze da Go Nagai, Frank Miller e altre ancora fuse in uno stile unico e del tutto funzionale alla metanarrazione di Recchioni. La battaglia è resa particolarmente divertente e dinamica dalla costruzione della tavola ben ritmata, dall’angolazione delle inquadrature e dalle onomatopee che le vignette non riescono a contenere.

Particolarmente significativa la cover di Emiliano Mammucari nella quale Ringo è riflesso sul casco del Corvo Sam, a rappresentare l’ossessione della Mocciosa per il Pistolero e il modo in cui lui le penetra nella mente. Il percorso interiore dei protagonisti ha una funzione catartica che li conduce ad una nuova consapevolezza di se stessi. Dopo lo scontro fratricida della prima stagione, si profila all’orizzonte uno scontro genitoriale tra “papà” Ringo e “mamma” Juric e c’è da chiedersi chi tra i nuovi orfani e i Corvi resterà in piedi alla fine.

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