K.O. a Tel Aviv: la recensione

Pubblicato il 6 Maggio 2015 alle 10:12

La raccolta delle vignette del blogger Asaf Hanuka, un fumetto ironico, cinico e originale!!!

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Leggendo il titolo di K.O. a Tel Aviv, ci si potrebbe aspettare un fumetto serio, un qualche reportage dal territorio israeliano impegnato ma dalla lettura non facile.
Invece questo fumetto, la raccolta di vignette autoconclusive del blogger Asaf Hanuka si legge in maniera molto scorrevole, si rimane intrappolati nell’immaginazione e nelle situazioni dell’autore, una sorpresa davvero piacevole in questo centinaio di pagine da leggere e rileggere.

Asaf è, come già detto, un blogger,  e queste vignette, nonostante siano ambientate per la maggior parte a Tel Aviv, non vogliono parlarci particolarmente di Israele, e delle varie questioni politiche e non intorno a questo paese. Asaf in queste vignette mette a nudo se stesso, tutti i suoi pensieri, le sue ansie, le sue situazioni quotidiane.

I problemi affrontati dal vignettista sono problemi quotidiani, dal pagare il mutuo ai litigi con la moglie. Ma la cosa straordinaria è la bravura con cui Asaf disegna ed interpreta queste situazioni, come riesca con il suo disegno a rappresentare il suo stato d’animo.

Il suo tratto è semplice ma sa anche meravigliare il lettore: da una problematica quotidiana, Asaf mostrerà il suo cervello andare in fumo, vedrà comparire supereroi Marvel , insomma una serie di situazioni surreali,disegnate magistralmente, e non casuali: ognuna di queste infatti è una metafora delle emozioni che Asaf prova in questo momento, va detto generalmente di sconforto per le mille fatiche della vita moderna.

Ma il tono non è mai davvero pesante, quanto piuttosto cinico e ironico: l’autore mostra di prendersi sul serio fino ad un certo punto, in queste sue personalissime elaborazioni, in cui prova a dare un senso a tutte quelle piccole frustrazioni quotidiane che, a prescindere dalla collocazione geografica, tutti viviamo.

Talvolta l’ironia sfrutta i dialoghi, talvolta le tavole sono mute e con una sola vignetta: sta di fatto che sia a livello di scrittura che a livello di disegno l’autore è bravissimo nel vedere grottesco nel quotidiano. Talvolta troveremo qualche tavola più impegnata, che fa riferimento a qualche fatto politico, ma i riferimenti al mondo esterno sono pochi o comunque tra le righe.

Mondo esterno che è presente, comunque, in maniera indiretta attraverso la televisione: ogni volta che il protagonista prova ad accenderla, vengono mostrate scene violente e di guerra: se da una parte ci sono piccole crisi quotidiane, sembra volerci dire l’autore, fuori ci sono grandi drammi che viviamo filtrati attraverso il tubo catodico.

Anche per chi non apprezza storie autobiografiche, e cerca sempre racconti di fantasia, penso sarà impossibile non immedesimarsi con l’autore, non entrare nel suo mondo assurdo e contemporaneamente super-realistico: K.O. a Tel Aviv è davvero una lettura magnifica, da consigliare a chiunque.

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