Sandro, di Alice Socal – Recensione
Pubblicato il 8 Maggio 2015 alle 16:30
Cosa fareste se il vostro amico immaginario d’infanzia non vi avesse Mai abbandonato? Per scoprirlo, addentratevi nel mondo onirico di ‘Sandro’, graphic novel scritta e disegnata da Alice Socal.
È dentro noi un fanciullino che non solo ha brividi, come credeva Cebes Tebano che primo in sé lo scoperse, ma lagrime ancora e tripudi suoi. Quando la nostra età è tuttavia tenera, egli confonde la sua voce con la nostra, e dei due fanciulli che ruzzano e contendono tra loro, e, insieme sempre, temono sperano godono piangono, si sente un palpito solo, uno strillare e un guaire solo. Ma quindi noi cresciamo, ed egli resta piccolo; noi accendiamo negli occhi un nuovo desiderare, ed egli vi tiene fissa la sua antica serena maraviglia; noi ingrossiamo e arrugginiamo la voce, ed egli fa sentire tuttavia e sempre il suo tinnulo squillo come di campanello. (Giovanni Pascoli, Pensieri e discorsi)
Non è una scelta aleatoria scomodare la poetica di Giovanni Pascoli per introdurre il fumetto di cui sto per parlarvi. Sandro, graphic novel realizzata da Alice Socal per Eris Edizioni, è una storia che parla di maturazione e di responsabilità, attraverso una rappresentazione nostalgica e surreale di quel fanciullino (poco ascoltato) che vive nascosto in ogni persona fino all’età adulta.
L’opera in questione è la risposta alla domanda : cosa succederebbe se il nostro amico immaginario dell’infanzia decidesse di non abbandonarci più nella vita? Succederebbe che rimarremmo disorientati e insicuri di fronte alle prime inevitabili difficoltà dell’età adulta, costretti a ripensare a tutti i rimpianti del passato; proprio come succede al giovane Pallas, il protagonista di questo fumetto.
L’amico immaginario di Pallas, Sandro, è una buffa creatura nera dalle orecchie tonde che lo ha sempre assistito in tutte le fasi delicate della sua vita; ma se durante la sua infanzia gli abbracci di Sandro erano caldi e rassicuranti, durante l’adolescenza, invece, erano diventati sempre più freddi e angoscianti.
Ogni volta che Pallas sembrava pronto a fare un passo in avanti verso le prime esperienze da adulto, arrivava quello strambo personaggio partorito dalla sua mente a trattenerlo con le sue lunghe braccia, a tal punto da fargli perdere l’unica amicizia che aveva con una persona vera. Al compimento del suo ventiseiesimo compleanno, Pallas sarà chiamato ad affrontare le paure e i dubbi sulla felicità della sua vita, operando una scelta tanto difficile quanto inevitabile.
Non lasciatevi ingannare da quell’abbraccio affettuoso che si vede sulla copertina, perché in questo fumetto non ci sono molte certezze. A discapito di ogni aspettativa del lettore, Sandro presenta una narrazione profonda e malinconica, caratterizzata dalla presenza di personaggi di fantasia a dir poco stravaganti (tra cui un’oca parlante a 3 teste che si spaccia per improbabile life coach). L’amico immaginario di Pallas è l’identificazione grottesca di quel fanciullino pascoliano che si meraviglia per le piccole cose, ma che allo stesso tempo vuole fuggire da ogni tipo di responsabilità.
Viceversa, l’oca a tre teste potrebbe essere vista come la personificazione del nostro Super-Io più rigido, quella voce insistente che attraverso i suoi divieti cerca di condurci verso una felicità illusoria. Emergono l’importanza dell’educazione e la denuncia di una mancanza di modelli comportamentali stabili per i ragazzi di oggi, ormai sempre più indotti a cercare nel mondo virtuale la soluzione ai loro problemi.
L’autrice sceglie (coraggiosamente) di ridurre al minimo la presenza dei dialoghi, che si presentano sempre più criptici nel corso del racconto. A parlare ci pensano principalmente immagini enigmatiche e metaforiche, come quella in cui Pallas dovrà letteralmente spogliarsi del “costume” di Sandro.
Ad una lettura troppo superficiale Sandro potrebbe apparire come un fumetto eccessivamente leggero e privo di particolari contenuti, ma, scavando a fondo con un’adeguata chiave di lettura (diversa per ogni lettore), l’opera acquista pian piano un significato proprio.
Sul fronte grafico, il tratto a matita sfumato delinea un disegno in bianco e nero volutamente ingenuo e grottesco, che si allinea perfettamente al tono della narrazione. Il rosso e il grigio scandiscono il passaggio dal passato al presente, con un’impaginazione che da eccessivamente schematica diventa sorprendentemente molto più ricercata. L’astrattismo e la mancanza di dettagli non fanno altro che enfatizzare la natura ambivalente della storia: dolce e amara allo stesso tempo.
Alice Socal crea un fumetto fortemente intimista, che con semplicità e delicatezza riesce a provocare nel lettore nostalgia e inquietudine.