A Silent Voice Vol.1, Recensione Manga Star Comics
Pubblicato il 15 Maggio 2015 alle 15:45
Una storia che ha catturato la critica Giapponese; arriva anche da noi il Manga di Yoshitoki Oima pubblicato da Star Comics.
“Koe No Katachi”. Questo è il titolo originale del Manga di Yoshitoki Oima che finalmente è giunto anche da noi. Da mesi lo stavo aspettando e ora ho modo di scriverne. Ma come? È difficile riuscire a parlare di A Silent Voice, dargli una posizione precisa per quanto i generi a cui appartiene (Slice of Life, Scolastico, Romantic Commedy) ci possano aiutare. Credo che il modo migliore per presentarlo sia dire che A Silent Voice è un Manga che da chiara voce a delle tematiche molto controverse che fanno parte della società dei nostri giorni e lo fa in modo schietto e diretto, così diretto che, pensate, quest’opera ha rischiato di non essere pubblicata nel suo paese d’origine. Siamo fortunati ad avere la possibilità di leggerlo. Tuttavia c’è qualcos’altro che rende questo Manga unico ed apprezzabile. Cosa? Leggete e lo saprete…
“Tutti siamo stati piccoli. Quando si è piccoli ogni nostro sforzo, qualsiasi esso sia, è concentrato in realtà verso una sola ed unica funzione: quella di non farci annoiare. Ed è lo stesso anche per Shoya Ishida, un bambino delle elementari in perenne lotta con la noia. Ishida non sopporta la noia e trova che ogni cosa che non possa aiutarlo a sconfiggerla sia inutile, in primis ciò che viene insegnato a scuola. Per questo motivo, ogni giorno, alla fine delle lezioni, Ishida con i suoi compagni si cimenta in prove di coraggio e giochi stupidi per superare la noia. Questo almeno fino a che i suoi compagni non decidono di lasciar perdere. Un giorno nella classe di Ishida si trasferisce una nuova ragazza, Shoko Nishimiya, la quale è sorda. Per questo motivo Ishida inizia a bullarsi di lei in modo continuo con scherzi sempre più cattivi circondato ed aiutato dai suoi compagni di classe. Con l’aggravarsi della situazione intervengono i professori della scuola ed Ishida viene accusato dai suoi stessi compagni di classe, come capro espiatorio, di essere il responsabile degli atti di bullismo nei confronti di Shoko la quale finirà poi per trasferirsi. Ishida diventa lui stesso bersaglio di scherzi ed atti di bullismo da parte dei suoi compagni. Finisce così per chiudersi sempre di più fino ad isolarsi e a cancellare ogni presenza ed amicizia intorno a sé. Giunto alle superiori, Ishida decide di “correggere tutti gli errori compiuti fino a quel momento”, tra cui anche quello di scusarsi con Shoko.”
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Quali sono quindi i temi trattati da A Silent Voice? E come? In primis, come sottolineato in precedenza, quello del bullismo, un problema molto grave nella società Giapponese come anche nella nostra, e collegato ad esso anche quello del riuscire ad accettare chi è diverso da noi. Due argomenti estremamente delicati che possono facilmente suscitare delle polemiche. Ciò che però appunta caratterizza A Silent Voice è il suo modo di parlare di questi temi.
La prima parte di A Silent Voice è completamente incentrata su Ishida, sul suo piccolo mondo e ciò che fa e pensa. L’Ishida delle elementari è un bambino energico, carismatico che trascina i suoi compagni a fare qualsiasi cosa faccia lui. È un leader da seguire. Tuttavia la sua figura “cade” nel momento in cui i suoi compagni iniziano quel processo naturale che per lui rimane recluso: crescere. Ishida è si energico e carismatico ma anche immaturo ed arrogante.
L’arrivo di Shoko indica l’apertura degli eventi principali della trama. Lei è sorda ma viene inizialmente comunque accettata da tutti con gentilezza in classe, tutti tranne Ishida che vede in lei un qualcosa di “strano”, addirittura finisce per figurarsela come “un alieno proveniente da un altro pianeta e che parla una lingua diversa”.
Questa sua visione, unita al fatto che la presenza di Shoko inizia a portare diversi problemi alla classe, lo convincono del fatto che prenderla in giro e bullarsi di lei sia “il modo giusto di usarla”. Ed è qui che A Silent Voice mostra le sue peculiarità.
Mentre nella maggior parte dei Manga nei quali vengono mostrate scene di bullismo, il lettore viene subito portato dalla parte della vittima, la quale subisce delle cattiverie gratuite e delle ingiustizie senza motivo apparente, in A Silent Voice vengono mostrati i punti di vista di entrambe le parti. Quella di Shoko, la quale essendo sorda, deve dipendere dalle persone perché i suoi sono problemi “senza rimedio” e per questo ci si aspetterebbe che gli altri le diano una mano per semplificare le sue difficoltà. E l’altra, quella dei compagni di classe di Shoko, i quali proprio da tutto questo vengono però messi in difficoltà a loro volta con le lezioni che vanno a rilento, il dover stare sempre a doverle scrivere tutto su un quaderno perdendo tanto tempo, il non poter comunicare normalmente tra loro quando c’è anche lei, l’aver perso il concorso corale per via della sua voce stonata. Ma… chi ha quindi ragione? E di chi è la colpa di questa situazione? Della scuola, che ha accettato l’iscrizione di una ragazza sorda pur non avendo i mezzi necessari per darle un aiuto adeguato? Della famiglia, che non ha compreso che una ragazza come lei necessita di un aiuto adatto alle sue necessità? Dei compagni di classe, che non si sono sforzati nel trovare un accordo ed una soluzione comune per aiutarsi a vicenda?
Il lettore si ritrova davanti un disegno molto più complesso rispetto a quello a cui si è solitamente abituati. Ci si sente come voler prendere una posizione, ma quale? Quella di Shoko o dei suoi compagni? … o quella di Ishida? Si, perché Ishida trova a modo suo una sua risposta, una risposta sbagliata che porta la povera Shoko a divenire quella “vittima” accennata prima. Questo almeno fino a che la situazione non gli si rivolge contro e lui stesso si ritrova a dover assaporare il suo stesso veleno.-
Ma in tutto questo, cos’è che rende A Silent Voice così diverso? Semplicemente, la schiettezza, il suo essere diretto e coinciso in ciò che vuole mostrare.
In A Silent Voice non ci sono filtri. Le scene in cui Shoko viene bullata, e poi anche Ishida, il perché, il modo di fare dei bambini, la loro “cattiveria” quasi, i loro pensieri, viene tutto mostrato per quello che è senza limitazioni. Perché questo? Perché la realtà è così, e A Silent Voice vuole mostrarci una realtà di cui noi conosciamo l’esistenza ma che spesso ignoriamo o di cui non vogliamo saperne.
È una critica direttissima nei confronti non soltanto del problema in sé ma anche di tutti gli elementi di cui ne fanno parte perché A Silent Voice li mostra tutti, da voce ad ognuno di loro, non solo i pensieri di Ishida, ma anche i pareri dei professori che si ritrovano a discutere per decidere cosa sia meglio fare, la madre di Shoko e il suo modo di essere, quella di Ishida e via dicendo.
Tutto sembra poi stopparsi nel momento in cui Shoko lascia la scuola ed Ishida cresce, ma in realtà non è così. Il seguito della storia, dove vediamo un’Ishida poi pronto a cambiare, ci fa intendere la direzione che ha intenzione ora di prendere questa storia, quella del viaggio di formazione del protagonista che si ritroverà a dover fare i conti con il suo passato. Come si svilupperà tutto questo è presto per dirlo e non ci resta che attendere Luglio con il prossimo volume.
Godiamoci per ora questo primo dove possiamo conoscere anche lo stile di disegno di una Mangaka dalle spiccate qualità, che si trova evidentemente a sua agio a dover rappresentare scene di vita quotidiana scolastica e domestica. I disegni di Oima sono “caldi”, morbidi, accoglienti, non mostrano quella vena di perfezionismo tipica di Mangaka di alto livello ma sono più che soddisfacenti per accompagnarci in questa storia mettendo il risalto i giusti elementi in un ordine molto curato. Si, insomma, in questo Manga si nota decisamente quel famoso “tocco femminile” che si può notare anche in una casa quando ci si entra la prima volta.
Star Comics pubblica A Silent Voice in un’edizione ben curata accompagnata anche da sovra copertina a colori (che funge anche da segna pagina) sopra la reale copertina di cartoncino sottile che riporta lo stesso disegno ma in bianco e nero. Una semplicità che si sposa perfettamente con lo stile dell’opera e sembra rifletterne in qualche modo i contenuti. All’interno non ci sono aggiunte o fronzoli di sorte per cui il lettore può entrare subito in comunione con la storia.