Sheltered, di Ed Brisson e Johnnie Christmas – una recensione
Pubblicato il 4 Maggio 2015 alle 10:31
Quando la paura della fine cresce a dismisura, la nostra natura più bestiale rischia di prendere il sopravvento, nell’uomo come nel bambino.
Sheltered, scritto da Ed Brisson e disegnato da Johnnie Christmas per Image Comics e portato in Italia da Saldapress, è un thriller dai ritmi serrati che offre una lettura inusuale di quelle fobie pre-apocalittiche che, con ciclica puntualità, dilagano nella nostra società occidentale.
In un punto imprecisato degli Stati Uniti Nord-Occidentali, in una landa innevata persa tra i boschi, una piccola comunità decide di auto-esiliarsi in un’oasi sicura, un complesso di bunker sotterranei stipati di provviste dove trovare rifugio nel momento in cui giungerà l’apocalisse tanto temuta. Il mondo intero, infatti, almeno agli occhi di chi ha costruito quell’Arca di Noè del terzo millennio, è sull’orlo del baratro.
Terremoti sempre più violenti scuotono le viscere della terra, facendo temere un prossima eruzione del supervulcano celato sotto il parco di Yellowstone, e le minacce belliche tecnologicamente sempre più sofisticate lasciano incombere sugli Stati Uniti la Spada di Damocle di un improvviso bombardamento nucleare. Perciò la gente di Safe Haven (questo l’evocativo nome del villaggio blindato) lavora senza sosta per potersi assicurare una via di fuga, un “piano b” per sopravvivere quando giungerà l’ora fatale che coglierà impreparato il resto dell’umanità.
Qualcosa, però, nel piano perfetto si incrina: tutto era stato previsto, ogni possibile attacco. Ma nessuno si sarebbero mai aspettato che il colpo mortale sarebbe giunto dall’interno.
Plagiati da un giovane tiranno dagli occhi di ghiaccio, i ragazzini di Safe Haven imbracciano infatti le armi che i loro stessi genitori avevano caricato per proteggerli, e compiono una strage di tutti gli adulti. Il piano di Lucas, il folle leader del massacro, è quello di dimezzare le “bocche da sfamare”, lasciando solo i giovani alla guida del nuovo mondo che sorgerà dalle rovine dell’imminente eruzione.
Solo Victoria e l’amica Hailey si oppongono all’infernale progetto di Lucas, disgustate da quello che i loro coeatanei sono stati capaci di compiere. Asserragliate in uno dei bunker, le due ragazze sono costrette a vivere come animali braccati, mentre il germe della discordia comincia a spargersi all’interno del branco famelico in cui si sono trasformati i figli di Safe Haven.
Sheltered, novità lanciata da Saldapress al Napoli Comicon-Salone Internazionale del Fumetto 2015, è una storia di grande impatto, che richiama alla memoria tanto le inaudite violenze compiute dai bambini protagonisti de Il Signore delle Mosche del Premio Nobel per la Letteratura William Golding, quanto le atmosfere cupe di isolamento paranoico del film cult The Village, di Night Shyamalan.
Come quest’ultima opera, infatti, anche il fumetto firmato da Ed Brisson e Johnnie Christmas è pervaso da una costante vena di paura, talvolta giustificata, talvolta completamente irrazionale, che fa sì che uomini, donne e addirittura bambini perdano completamente il controllo delle loro azioni, annullino le loro coscienze per seguire soltanto gli istinti più basilari e brutali di conservazione del gruppo e della specie.
Il piano ideato dallo spietato Lucas, infatti, non è altro che il riproporsi dell’ancestrale dualismo noi-loro, tribù-resto del mondo: il gruppo di ragazzi agisce per pura soddisfazione dei propri bisogni essenziali, bisogno di cibo e di protezione.
Non bisogna però dimenticare che, benché non fossero (ancora) giunti agli estremi di ferocia di Lucas e dei suoi, furono gli stessi adulti di Safe Haven a dare inizio all’operazione di segregazione della comunità, di separazione volontaria dal resto del mondo, visto come ostile, avido e incapace di comprendere le vere esigenze della “tribù”.
Per questo appare evidente come proprio i genitori-vittime siano in buona parte responsabili della loro cruenta fine, perché capaci di trasmettere ai loro figli soltanto lezioni di paura, odio per il diverso, avidità e spirito di sopraffazione.
“Loro capirebbero. Sarebbero fieri di noi.”
Afferma Lucas nel suo delirio, fissando le fiamme che ardono i cadaveri dei suoi stessi famigliari. E c’è una logica, distorta, ma pur sempre logica, in queste parole: nati e cresciuti in un ambiente polarizzato all’estremo, incupito dalla perenne minaccia di una tragedia imminente e costantemente bombardato da immagini e racconti di violenza provenienti dai mezzi mediatici, telegionarli, film e videogiochi, sembra quasi una naturale conseguenza che questa violenza repressa sfoci improvvisamente, esca dagli schermi e diventi delirante realtà.
Per questo Sheltered assume i tratti di una denuncia sociale e politica di estrema severità, che mette a nudo le debolezze di fondo e le psicosi di una nazione, gli Stati Uniti d’America, che, tanto oggi quanto nell’anno di uscita di The Village (2004, in piena, angosciante paranoia seguita all’attentato alle Twin Towers), sembra sempre in procinto di sgretolarsi, di incendiarsi come un fuoco di paglia, di cadere nella follia.
Le atrocità e i ricatti psicologici del nuovo nemico estremista, il sedicente Stato Islamico, l’irrazionale riaccendersi delle discriminazioni contro la popolazione afroamericana, le sempre più allucinanti stragi compiute da adolescenti plagiati da GTA e Call of Duty sono il sottofondo implicito di questo racconto estremo, esagerato…e tremendamente possibile.
Tra i punti di forza di Sheltered che contribuiscono all’efficacia di questo affresco di questo ipotetico, fosco domani, va menzionata innanzitutto l’ottima caratterizzazione dei suoi giovani protagonisti. In primis Lucas, il leader dell’insurrezione, la mente e la mano del massacro, un ragazzo “che mette i brividi” e che nella sua glaciale lucidità e coerenza ha i tratti dello psicopatico…solo finché abbiamo ben chiaro che cosa sia giusto e cosa sbagliato.
Quelle che infatti entrano in conflitto nelle pagine innevate di Sheltered, sono due visioni del mondo e della morale, di chi sostiene la legge del più forte, del “meglio pochi che nessuno”, e di chi invece non riesce e non vuole scrollarsi di dosso quei sentimenti e quei valori che separano la bestia dall’essere umano.
Victoria, rappresentante di questa seconda (e minoritaria) fazione, anche se il padre è stato brutalmente assassinato, anche se ne avrebbe diritto più di tutti gli altri, non si lascia trasformare in un mostro, non uccide Lucas neppure quando ne ha occasione. Ciò che riceverà in cambio del suo atto di misericordia sarà una condanna a morte.
Forti i personaggi; più deboli, benché eleganti, i disegni. Johnnie Christmas si concentra sui volti, su quelli fanatici di Lucas e dei ragazzini, su quello sconvolto dal dolore di Victoria, lasciando invece meno dettagliati i corpi, che spesso sfumano e sono solo accennati, risultando a tratti carenti di fluidità nelle scene di movimento più concitato.
Conclude il reparto grafico il buon lavoro di colorazione di Shari Chankamma, che inframezza ai capitoli dominati dai toni freddi e spenti dell’inverno delle Montagne Rocciose, copertine invase di rosso sangue, che rispecchiano gli stati d’animo dei personaggi.
Sheletred è un’opera interessante, sconvolgente per il ruolo che vi assumono i più giovani, solitamente considerati depositari della “parte migliore” di una natura umana corrotta dagli adulti.
Proprio per questo suo aspetto è quindi utile per far riflettere i lettori più maturi sulle responsabilità e i modelli d’esempio e di lettura del mondo che, consapevolmente o meno, trasmettono alle nuove generazioni.