Battaglia n. 1: La figlia del capo – Recensione
Pubblicato il 29 Aprile 2015 alle 21:13
Italia, 1930. Con la seconda guerra mondiale alle porte, Benito Mussolini è preoccupato per l’incolumità di sua figlia Edda che si è appena sposata con Galeazzo Ciano, console italiano in Cina. Il Duce decide di porre Edda sotto la protezione di colui che gli ha permesso di salire al potere, il secolare vampiro mercenario Pietro Battaglia.
Ideato più di vent’anni fa da Roberto Recchioni per i disegni di Massimiliano “Leomacs” Leonardo, Pietro Battaglia è un vampiro siciliano, sanguinario e sanguigno, che percorre la storia del nostro paese muovendosi nell’ombra e, da astuto stratega, ne manipola i protagonisti indirizzando gli eventi per il proprio tornaconto. Nel tentativo di rilanciare il noir a fumetti in formato pocket tanto in voga negli anni ’70, l’Editoriale Cosmo ha deciso di resuscitare l’immortale succhiasangue in una miniserie di quattro numero su cui si alterneranno altrettanti sceneggiatori e disegnatori con Recchioni che torna in veste di soggettista e Leomacs che si occupa delle copertine.
L’editoriale in seconda di copertina è anticipato dall’annuncio: “Ogni riferimento a persone esistenti o a fatti realmente accaduti è puramente casuale.” E noi stiamo al gioco. La storia, sceneggiata da Michele Monteleone, è raccontata dal punto di vista di Edda Ciano attraverso didascalie introspettive in forma di diario. Si tratta di una donna forte, emancipata, ambigua, dal complesso quadro psicologico. Rifugge gli uomini che cercano di esercitare il potere su di lei e ne è attratta al contempo, è una vittima degli eventi che vuol prendere in mano le redini della sua vita ma non sembra sapere in che direzione andare.
Entra così in scena Pietro Battaglia, che le matite di Fabrizio des Dorides ci riconsegnano col suo mascellone da eroe pulp, pronto a incrociare i pugni con i soldati giapponesi, moderni samurai armati di katana, cultura tanto cara a Recchioni. E’ proprio la forte contaminazione horror-splatter con buone dosi di action a conferire maggior sapore alla vicenda noir. La mitologia dei vampiri è sempre stata fortemente interconnessa con la sessualità e qui Battaglia instaura un rapporto erotico con Edda ricco di passione che finisce per consumare lei interiormente. Lo scontro finale esalta il cinismo del protagonista e l’amore risulta essere un’impietosa debolezza.
Le tavole, costruite con buon eclettismo, denotano raramente più di tre vignette con un’angolazione d’inquadratura sempre ben ragionata. La lettura è scorrevole, i dialoghi rendono bene il carisma dei personaggi e ci sono un paio di battute da racconto hard-boiled da antologia. Il lavoro di des Dorides nel creare la giusta atmosfera è mastodontico. Eccezionale nelle espressioni fisiognomiche cesellate dalle chine e tutto il lavoro di ombreggiature più o meno sfumate è efficacissimo. Memorabili le sequenze allucinatorie di Edda e le scene di combattimento.
Una parabola fantastorica in un mix riuscitissimo di generi con caratterizzazioni accattivanti. C’è sangue, c’è sesso e un protagonista granitico. La vicenda è trascinante e il formato pocket dell’albo è sfruttato con grande perizia. La storia non è mai stata così orribile e divertente. Ne vogliamo ancora.