Sweet Tooth n. 6, recensione ultimo volume Vertigo RW Lion

Pubblicato il 23 Aprile 2015 alle 10:22

Si conclude una delle più dirompenti serie Vertigo degli ultimi anni: Sweet Tooth del grande Jeff Lemire! Cosa succederà al tormentato Gus e agli altri ragazzi ibridi suoi amici? Scopritelo in questo ultimo drammatico capitolo!

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Ho già avuto modo di scrivere che il fatto che la DC si sia lasciata sfuggire un autore del calibro di Jeff Lemire è stato un grave errore e leggendo questo ultimo dirompente tp di Sweet Tooth, comic-book Vertigo da lui scritto e disegnato, ne ho avuto la dolorosa conferma. L’autore canadese è infatti uno dei cartoonist più inclassificabili, anticonvenzionali e personali emersi negli ultimi anni e la serie incentrata sul tormentato Gus lo dimostra. Sin dal principio della saga, Lemire ha delineato una story-line angosciosa, coinvolgente, ambientata in una specie di futuro apocalittico. Un misterioso virus ha infatti decimato buona parte della razza umana e provocato la nascita di ibridi tra l’uomo e l’animale.

Erano almeno queste le premesse narrative poiché, episodio dopo episodio, Lemire ha giocato abilmente con misteri ed enigmi, senza rinunciare ad atmosfere introspettive. In questo volume che include i nn. 33-40 della testata originale i nodi vengono al pettine. Tuttavia, considerando il tono dark della vicenda, si può intuire che le risposte saranno sconvolgenti. E’ comunque chiaro che la chiave di tutto è proprio Gus. Lo pensa Jepperd, l’uomo che l’ha sostenuto e protetto, così come lo pensano i suoi amici in fuga e gli individui senza scrupoli che gli danno la caccia. Le domande fondamentali sono queste: qual è la causa del virus? Che ruolo ha giocato il padre di Gus? E cosa c’entrano i diari di Tracker, l’esploratore che Lemire ci aveva mostrato in un flashback?

Lo ripeto. Avremo le risposte e saranno sconvolgenti. Lemire usa pathos e suspense, dosando azione e riflessione con la tipica classe che i suoi fan hanno ormai imparato ad attendersi da lui. Sweet Tooth non è solo un fumetto distopico. E’ innanzitutto un’amara riflessione sulle pulsioni deviate degli individui e una denuncia della mancanza di scrupoli della scienza. Che cos’è infatti la scienza priva di un’etica? Fino a che punto può spingersi se non si pone limiti? E che danni può provocare alla nostra civiltà? Ma siamo sicuri che il nostro modo di vivere e di pensare sia realmente civile? Di certo non esiste civiltà negli spietati cacciatori che intendono catturare Gus e sono pronti a uccidere persino i consanguinei pur di raggiungere i propri obiettivi.

Con Sweet Tooth, in pratica, Lemire descrive i lati peggiori dell’umanità e il finale è passibile di differenti interpretazioni. Dal punto di vista dell’homo sapiens, è pessimista e rappresenta un’impietosa condanna dell’uomo. Da quello di Gus è positivo, sebbene non manchino malinconia e amarezza. In ogni caso, il giudizio di Lemire è severo e non si fa fatica a comprendere quali siano le sue opinioni nei confronti del progresso e della società contemporanea. Le sue riflessioni sono espresse con testi intensi e dialoghi efficaci che farebbero la fortuna di un telefilm.

E non si deve trascurare l’aspetto grafico. Il tratto di Lemire è aspro, grezzo, a volte volutamente sgradevole ma espressivo. Le emozioni violente dei character sono raffigurate tramite gli sguardi e le smorfie e ciò che più colpisce è la continua sperimentazione che fa di Sweet Tooth un prodotto di altissimo livello. Un episodio è stampato in verticale con immagini accompagnate solo da testi in prosa e altre impostate in maniera più tradizionale. In altre tavole ci sono vicende parallele con le vignette superiori incentrate sul passato del padre di Gus e quelle inferiori su uno dei componenti del cast che scopre la verità sul virus. In altre ancora il lay-out ha una costruzione inventiva, sempre mutevole e collegata a simboli o a figure particolari.

Un episodio è in parte illustrato dal bravo Nate Powell che si rivela all’altezza di una serie come Sweet Tooth. Vanno altresì lodati i colori oscuri, ombrosi e crepuscolari dell’ottimo José Villarubia che contribuiscono a valorizzare i disegni di Lemire. Insomma, Sweet Tooth sarà senza ombra di dubbio ricordato come una delle pietre miliari della Vertigo e questo volume ne rappresenta la degna conclusione.

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