Come Prima – Alfred – una recensione
Pubblicato il 9 Aprile 2015 alle 09:45
Lunga è la strada che dalla Francia porta al cuore caldo del Sud Italia. Ma basterà per ricucire una ferita che sanguina da dieci anni e che ha il sapore di una guerra mai consumata?
Giovanni non vede il fratello maggiore da quando era un ragazzino. Fabio se n’è andato dal loro paese natio spinto dal vento dell’ambizione e dell’avventura, deciso a non sprecare la propria vita tra poche case di pescatori e a conquistarsi un posto nel mondo.
Per questo gli infervorati richiami alle armi del Duce di quell’Italia sull’orlo della guerra hanno avuto un tale successo sul suo animo incandescente e inquieto. Ma la sua scelta di partire non fu priva di conseguenze: rinnegato dal padre antifascista, disprezzato dai suoi compaesani, Fabio tagliò tutti i ponti, deciso a non far mai più ritorno in quella che considerava una terra di zotici. Ma la vita, con una puntualità quasi beffarda, spesso costringe a rimangiarsi la parola data.
Quando infatti Giovanni compare ai piedi del ring su cui boxa il fratello, con in mano l’urna del padre deceduto e una Cinquecento sgangherata parcheggiata lungo la strada, una tempesta si scatena dentro il cuore di Fabio, apparentemente così sicuro di se stesso. Spronato più dai debitori incombenti che dalla pietà filiale, Fabio accetta di salire in macchina e partire assieme, verso il luogo tanto detestato che un tempo chiamava casa.
Quello che ha inizio è un viaggio con i colori del sogno, un riallacciarsi di vecchi legami che si credevano sgretolati, ma che erano sempre lì, silenziosi e forti, e una marea di ricordi, che avanza e si ritira, solo per poi riavanzare più di prima.
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Come prima, portato in Italia da Bao Publishing, è un racconto che parla all’anima, che dà vita a uomini e donne così veri che sembra di sentire le loro voci e pensieri traspirare dalla pagina e che dipinge paesaggi sfolgoranti di emozioni. Pur se ambientata in un passato che appare quasi arcaico, un altro mondo, dove si poteva attraversare l’Italia da un estremo all’altro a bordo di una Cinquecento senza varcare neppure un casello, la storia di Fabio e di Giovanni, della loro famiglia, del loro paese sperduto, gronda quotidianità. Ogni lettore riesce a riconoscersi nei tormenti di Fabio, nella sua arrogante ricerca di libertà ad ogni costo, nel suo voler rapinare alla vita tutto ciò che può offrirgli, per poi fuggire senza voltarsi indietro. O nel meditabondo e apparentemente più responsabile Giovanni , pronto a tutto pur di riportare a casa il fratello.
Rari e preziosi come diamanti neri sono i casi in cui l’autore di un fumetto sia insieme meraviglioso narratore e artista grafico d’eccezione. Alfred, nome d’arte di Lionel Papagalli, di origine italiana, alla sua prima prova come autore completo, dimostra senz’ombra di dubbio di essere uno di quei luminosi gioielli.
I colori, le forme, gli stessi fili sottili che compongono le nuvolette, sono infatti un tutt’uno inscindibile con il racconto delle vite intrecciate di Giovanni e Fabio e del loro viaggio verso casa. Ampi e silenziosi scenari dipinti di giallo ocra, arancio luminoso, terra bruciata e cielo di zaffiro accompagnano infatti i due protagonisti attraverso le lande meravigliose che si stendono su entrambi i versanti delle Alpi.
Colline si sciolgono in dune d’oro, filari di cipressi si stagliano contro l’orizzonte come i pochi capelli sulla testa abbronzata di un vecchio contadino, lunghi tramonti tingono di rosso le strade polverose percorse dalla cigolante automobile dei due fratelli. Visti da lontano, dall’alto della vignetta come dal bordo di una finestra, nessuno potrebbe indovinare i tormenti interiori di Giovanni e Fabio.
Ma Alfred riesce a rappresentare anche questi, rendendo quasi bicromatici i furibondi litigi tra i due uomini e sfocandone i contorni, come se la loro rabbia, accumulata negli anni, e il loro cocente e inespresso desiderio di pace, traspirasse da tutti i pori, rendendoli simili a nuvole cariche di pioggia.
Altre volte, invece, sono le forme che si piegano alle necessità delle emozioni, come nella surreale, fondamentale sequenza della sbornia di Fabio, in cui, tra nuvole che si piegano e visioni di cani parlanti, viene finalmente messo di fronte a quelle verità da cui cerca di fuggire da troppo tempo, ma che in realtà erano sempre rimaste ad attenderlo in fondo alla sua coscienza.
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Quello di Alfred, insomma, è ben lontano dall’essere un “film su carta”, una realistica trasposizione a fumetti di ricordi sparsi tra la Francia e l’Italia del dopoguerra. Pur traendo ispirazione dal cinema italiano dell’epoca, che egli tanto ama, Alfred non si fa dominare da un’ansia di perfezionismo o di rappresentazione storicamente ineccepibile, preferendo infatti dare voce ai sentimenti suoi e dei suoi personaggi. Indistinti rimangono quindi i luoghi dove fanno tappa i due fratelli, senza nome, ma non per questo meno efficaci.
Alfred mette la propria matita e i propri colori al servizio della storia e la storia al servizio dei suoi disegni, che hanno tutta l’aria di un “buona la prima”, di un fulmine di ispirazione artistica precipitato sulla pagina, che ben poche correzioni ha ricevuto in seguito.
Proprio per questo la narrazione scorre così veloce, appassionante e commovente, perché non appesantita da inutili particolareggiamenti, pura e genuina, forte di una perfetta sintonia tra immagini e parole.
Come Prima è un viaggio nell’intimo della memoria dell’autore, del suo passato e di tutto ciò che lo ha condotto a quel punto della sua vita. Pur non autobiografico, esprime tutto il desiderio pungente di Alfred di tornare alle origini, di ritrovare un senso ed un orientamento per il suo vagare. Origini in parte italiane, avendo egli vissuto a lungo tra le Cinque Terre, Napoli e Venezia. E amore per il nostro paese che traspare dal titolo stesso dell’opera, quel “Come Prima” scritto in italiano anche nell’edizione originale francese e preso in prestito dalla canzone che è un classico della musica italiana, un inno agli anni sessanta e alla nostalgia.
Frutto di più di un anno di silenzio artistico, in cui Alfred temeva di aver perso ogni poesia, Come Prima raccoglie tutti i pensieri, i contrasti, i ricordi, le speranze e le paure provate dall’autore in questa lunga notte che non sembrava avere fine, ma che, invece, si ruppe in un’alba che non poteva essere più splendente.
Vincitore del Premio “Fauve d’or” per il miglior album al Festival di Angouleme, Come Prima fu subito acclamato come l’autentico capolavoro del giovane artista di Grenoble, un fiore spuntato nel deserto, grazie al quale tutto il mondo scoprì, oltre ad un eccellente disegnatore, un maestro indiscusso della narrazione, delle parole sincere, dei silenzi e dei rimorsi, ma anche degli abbracci e dei perdoni.
Magico nel suo essere visceralmente reale, mistico come può esserlo solo l’uomo e il suo destino, Come Prima è un’odissea agrodolce, un viaggio di ritorno da una guerra che non si sa se sia stata Sconfitta o Vittoria, ma che, come l’orbita di un pianeta, torna dopo tanto tempo al punto d’inizio. Là dove tutto era cominciato e dove tutto acquisterà un senso, o dove tutto sarà irrimediabilmente perduto.