Orfani – Ringo n. 7: Bambini contro – Recensione

Pubblicato il 5 Aprile 2015 alle 22:45

Ringo e i suoi tre giovani compagni giungono in una Bologna paludosa alla ricerca di cantieri abusivi per la costruzione di navi che potranno permettere agli esseri umani di lasciare il pianeta sfuggendo alle restrizioni imposte dal Governo Straordinario di Crisi. Il gruppo viene però catturato da una tribù di ragazzini selvaggi che rifiutano la presenza degli adulti.

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Orfani contro orfani. Rosa, Seba e Nuè sono messi di fronte ad una scelta: affrancarsi da Ringo o restare legati alla figura paterna. Un momento fondamentale nel loro percorso di crescita che Roberto Recchioni, autore del soggetto, affida alla sceneggiatura di Luca Vanzella e ai disegni di Luca Genovese, entrambi esordienti sulla serie e più volte collaboratori, saliti alla ribalta soprattutto per Beta, omaggio ai manga robotici.

Rispetto ai numeri precedenti, è un albo questo in cui si respira in modo particolare un’atmosfera da racconto young adult con una tribù di ragazzini prematuramente induriti dalle terribili esperienze che gli sono occorse, una comunità nella quale gli adulti non sono ammessi. Una metafora delle attuali nuove generazioni ciniche e deluse da chi sta divorando il loro futuro anziché aprirgli la strada.

Funzionale la dicotomia delle figure paterne qui proposte. Da una parte un medico, un guaritore, figura positiva che non biasima la banda di giovani selvaggi e riesce ad empatizzare con loro. Dall’altra l’inossidabile Ringo, soldato, dispensatore di morte, padre pragmatico che preferisce la linea dura e le sonore sculacciate, pronto a dimostrare l’immaturità che si cela dietro l’apparente emancipazione dell’imberbe tribù.

Le figure plastiche di Genovese si muovono in una Bologna suggestiva e acquitrinosa, presentata attraverso panoramiche spettacolari, scorci realistici e dettagliati e scaldata dai colori solari di Annalisa Leoni. E, a proposito di leoni, si rifà al possente felino, uno dei simboli storici della città, la fiera Leonessa a capo della giovane banda dal look post-apocalittico in stile Mad Max. Dissacrato e distorto, invece, il valore simbolico della mummia di Santa Caterina.

La storia denota un minor tasso di violenza ed action rispetto agli standard della serie prediligendo dialoghi ed intimismo e si risolve senza fuochi d’artificio, in maniera piuttosto dimessa, prevedibile e buonista. Seba, Rosa e Nuè vedono prendere corpo le paure e le speranze per il futuro, aggrappati l’uno all’altro ma incapaci di farcela senza l’aiuto di Ringo.

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