Into the Woods – Recensione

Pubblicato il 1 Aprile 2015 alle 22:49

Un fornaio e sua moglie scoprono di non poter avere figli a causa della maledizione di una strega. Si avventurano così nel bosco alla ricerca degli oggetti che occorrono per rompere l’incantesimo imbattendosi in Cappuccetto Rosso, Cenerentola, Raperonzolo e nel piccolo Jack che scambia la sua mucca per alcuni fagioli magici. L’apparente lieto fine avrà dei risvolti inaspettati.

Into the woods

Non sempre quello che funziona su un palcoscenico funziona anche sul grande schermo. Creato da James Lapine e Stephen Sondheim, il musical Into the woods debuttò nel 1986 diventando uno degli spettacoli più celebri di Broadway. Lapine si è occupato anche della sceneggiatura di questa trasposizione cinematografica che vede alla regia Rob Marshall, esperto del genere e già al servizio della Disney per il quarto episodio de I Pirati dei Caraibi.

La storia mescola con buon ingegno alcune delle fiabe più popolari, in special modo quelle dei fratelli Grimm. Punto nodale sono il fornaio e sua moglie, interpretati da James Corden ed Emily Blunt, che devono scongiurare una maledizione scatenata dalla strega Meryl Streep, nominata all’Oscar per la performance e punta di diamante di un cast sontuoso. Anna Kendrick è una Cenerentola spaventata, inseguita dal principe azzurro Chris Pine. Solo un cameo per Johnny Depp nel ruolo del lupo cattivo di Cappuccetto Rosso, la giovanissima Lilla Crawford. Bravo anche Daniel Huttlestone nel ruolo del vivace Jack.

La storia è pregevole quantomeno per i contenuti poiché rispetta le sfumature più dark delle fiabe che chiama in causa. Per fare un esempio, vediamo finalmente le sorellastre di Cenerentola che si amputano i piedi nel tentativo di calzare la scarpetta d’oro (non di cristallo) per ingannare e sposare il principe. Una scelta inconsueta per un film Disney e che va a stridere con la più edulcorata e stucchevole Cenerentola di Branagh attualmente nelle sale.

La prima parte del film si chiude con un “vissero tutti felici e contenti” che viene però contraddetto nella seconda parte, quando la moglie del gigante dalla fiaba di Jack e il fagiolo magico arriva a scuotere il regno incantato. Ma sono soprattutto le dinamiche più intimiste a ricevere una rilettura moderna con i protagonisti che non sono poi così felici di quello che hanno conquistato.

Quello che non funziona, purtroppo, è la confezione. Marshall imbastisce un film dai ritmi terribilmente piatti e compassati, lontani dai fasti di Chicago, scenograficamente monotono proprio come se fossimo a teatro, eccessivamente lungo e con coreografie prive di spettacolarità. E’ un girotondo di personaggi con dialoghi musicati che tendono a rallentare e a rendere più noiosa la narrazione anziché vivacizzarla. Peccato.

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