Thief of thieves vol. 4, recensione Saldapress

Pubblicato il 6 Aprile 2015 alle 14:00

Il signore dei ladri creato da Robert Kirkman torna a colpire, e stavolta non lascerà le armi a casa! Inutile dire che in questa storia nulla è come sembra…

Gli amanti del colpo di scena non rimarranno delusi: questo volume ne contiene tanti e tali da trasformare  qualsiasi tentativo di riassumerne la trama un campo minato di imperdonabili spoiler, dunque mi fermerò a qualche breve cenno sull’incipit. Conrad Paulson è ancora in prigione, ma ovviamente non ci rimarrà per molto…grazie all’intervento del suo formidabile quanto eccentrico avvocato (sì, posso almeno anticiparvi che questa NON è la storia di come Paulson sia evaso da un carcere italiano), aiutato anche dal contenuto di un certo libro misterioso che il suo protetto si è dato la briga di trafugare. Ovviamente le azioni del buon ladro gli hanno procurato non pochi nemici, e quindi è proprio fuori di prigione che cominciano guai, massacri, e soprattutto inganni…ed è proprio qui che io mi fermo, invitandovi a procurarvi il volume per saperne di più.

Per quanto riguarda lo stile, la costruzione decisamente “wide-screen” delle tavole restituisce perfettamente l’intenzione cinematografica della serie: Thief of Thieves è sostanzialmente un blockbuster d’azione sotto forma di pagine disegnate, un filmone adrenalinico i cui frame sono stati condensati in vignette concitate,  di chiara lettura e legate da un ritmo sincopato che accompagna il lettore fino alla fine, bombardandolo di azione e rivelazione senza dargli il tempo di farsi domande su cosa stia succedendo. In questo senso si può dire che Thief of Thieves è un fumetto perfettamente riuscito, avendo realizzato intelligentemente il proprio obiettivo: è un prodotto per amanti del genere, in cui non manca nessuno degli elementi che rendono godibile e divertente questo tipo di racconto.

Le matite di Martinborough, pulite e decise, rendono in maniera chiara e coinvolgente l’espressività dei personaggi delineati dalla sceneggiatura di Diggle, che dal canto suo riesce a caratterizzare in maniera coerente i diversi protagonisti, riuscendo a farli interagire fino a tessere una trama lineare ma credibile. Peccato per quella sensazione un tantino “ex-machina” che la narrazione prende verso il finale, con rivolgimenti di situazione continui e non ben preparati (eppure, chi sa come, un tantino ovvi per il lettore smaliziato) che ad ogni modo rimangono pur sempre coerenti con la trama e sufficientemente radicati nel suo svolgimento.

Prima di cominciare abbassare le luci in sala, spegnere i cellulari e leggere senza pause.  E’ consigliata la lettura ad un pubblico adulto.

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