Universal War Two vol. 2 – La Terra Promessa, recensione Prima Mondadori Comics
Pubblicato il 5 Aprile 2015 alle 10:30
Arriva la seconda parte di Universal War Two, saga mistico-fantascientifica scritta e disegnata dal bravissimo Denis Bajram! Le cose diventano sempre più difficili nella futuribile civiltà di Canaan e le minacce incombono! Non perdete questo nuovo volume della collana Prima di Mondadori Comics!
Mondadori Comics ha avuto il merito di presentare al pubblico italiano eccellenti opere di provenienza francofona nell’ambito delle acclamate collane Historica e Fantastica. Ma ha varato anche Prima, serie di volumi incentrata su fumetti ancora in corso di realizzazione in Francia. E’ il caso, per esempio, di Universal War Two, saga fantascientifica scritta e disegnata dal bravissimo Denis Bajram. La vicenda narrata si articola in sei capitoli e ora arriva il secondo. Coloro che hanno avuto modo di leggere l’inizio, sanno già che si tratta di una story-line avvincente e immaginifica e ciò è confermato con la presente uscita.
La trama si svolge nel futuro ed è ambientata in una civiltà denominata Canaan, nata in seguito alla distruzione della terra. I superstiti hanno creato colonie sulla luna, su Marte e su Titano e la loro cultura si basa su valori di impronta giudaico-cristiana. Nello stesso tempo, però, sottomettono in maniera spietata alcune categorie di individui con metodi che richiamano metaforicamente l’atteggiamento che nel mondo reale gli israeliani dimostrano nei confronti dei palestinesi. Nel primo capitolo, tuttavia, l’equilibrio è stato sconvolto dall’apparizione di misteriosi triangoli che distruggono tutto e tutti.
Secondo il Patriarca, leader di Canaan, potrebbero essere il simbolo di Dio, forse adirato per le colpe degli umani. Ma non ci sono certezze al riguardo. In questo volume, una delle protagoniste principali della serie, Thea, ribelle nipote del Patriarca, cerca di affrontare la situazione. Dal canto suo, anche il perfido cugino Vidon tenta di risolvere il problema. I terribili triangoli, infatti, stanno devastando ogni cosa con esiti catastrofici.
Bajram ricorre ai classici elementi della space-opera (pianeti alieni, paesaggi futuribili, viaggi nel tempo, battaglie spaziali, warmholes e così via) e si fa influenzare dalle teorie della fisica quantistica e degli universi paralleli senza mai essere verboso e pedante. I testi hanno un incedere maestoso, quasi ieratico, in linea con le atmosfere misticheggianti alla Frank Herbert che caratterizzano la serie e i dialoghi sono evocativi e poetici, spesso introspettivi. Ma non manca il pathos e Universal War Two ha un perfetto equilibrio di azione e riflessione.
L’opera va valutata positivamente pure per l’aspetto grafico. I disegni di Bajram sono fluidi, eleganti e dettagliati. Il penciler dimostra un’attenzione maniacale per i dettagli delle stazioni spaziali, delle architetture visionarie di Canaan, delle astronavi, delle divise nonché degli immensi spazi siderali presenti nella trama. Ma anche quando illustra semplici simboli (per esempio, i triangoli) rivela grande inventiva. Questi, infatti, assumono una valenza angosciante e minacciosa che non può non colpire il lettore. Bajram costruisce poi le tavole ora con vignette minuscole, contrassegnate da un’impostazione quasi fotografica, ora con altre di grandi dimensioni dotate di indiscutibile impatto visivo.
Bisogna poi prestare attenzione ai colori dello stesso Bajram. Prevalgono sfumature cupe, appropriate per una vicenda tragica come questa; ma in alcune pagine l’autore fa scelte cromatiche differenti, tenui e sfumate, specialmente nelle sequenze più tranquille. Insomma, Universal War Two è una proposta di qualità che potrà piacere agli amanti della fantascienza e a quelli del fumetto di area bd. Da provare.