Spider-Man vol. 7, recensione Marvel Masterworks Panini Comics
Pubblicato il 28 Marzo 2015 alle 15:00
Arriva un nuovo Masterwork dedicato all’Arrampicamuri! Non perdete una sequenza di episodi entrati nella storia del fumetto americano! Cosa succede quando l’Uomo Ragno dovrà affrontare due Avvoltoi, Mysterio e il terribile Goblin? Ce lo spiegano Stan Lee e John Romita Sr.!
Come ho scritto in altre occasioni, la collana Marvel Masterworks consente ai lettori di leggere o rileggere storie classiche della Marvel di difficile reperibilità in una veste editoriale e grafica eccellente. Ovviamente non potevano mancare volumi dedicati a quello che è da sempre uno dei personaggi di punta della Casa delle Idee e cioè l’Uomo Ragno. In questa settima uscita avrete modo di scoprire episodi originariamente pubblicati nel 1968, anno cruciale a causa dei fermenti socio-politici che lo caratterizzarono. Il Sorridente Stan Lee, sceneggiatore di Amazing Spider-Man, affrontò tematiche impegnate, pur nel contesto di vicende supereroiche, proprio nella serie di Peter Parker che si prestava maggiormente a questo tipo di approccio.
Tuttavia, la tendenza si farà più accentuata negli episodi dell’anno successivo ma in ogni caso già in queste sequenze narrative si percepiscono le tensioni generazionali che tormentavano gli Stati Uniti. E’ evidente nel personaggio di Harry Osborn, compagno di stanza di Peter, che ha un pessimo rapporto con il padre Norman, alias l’inquietante Goblin. Il libro include i nn. 62/67 della testata originale e Lee ricorre con abilità a situazioni supereroiche e ad altre più introspettive e adulte nei toni. Da un lato, infatti, fa scontrare Spidey con la carismatica Medusa degli Inumani (si tratta del tipico equivoco che spinge due buoni a darsele di santa ragione) e poi con i classici avversari introdotti in precedenza.
Inserisce, però, alcune variazioni. Per esempio, ripesca l’Avvoltoio, nemico fondamentale del Ragno, ma pure il secondo e meno noto villain con lo stesso nome e cioè Blackie Drago. Anzi, tra i due ci sarà una resa dei conti con il povero Peter coinvolto nelle loro beghe. Lee scrive una storia dal ritmo indiavolato e rocambolesco, drammatica e piena di pathos. Ma dall’altro lato, però, colloca il protagonista in un contesto più realistico nell’episodio del n. 65, annoverato da sempre tra i migliori della testata. Per una serie di circostanze, Spidey finisce in prigione e dovrà vedersela con un gruppo di criminali che hanno architettato un piano di fuga. Con questo pretesto Lee evidenzia il problema delle condizioni carcerarie che in quegli anni preoccupavano una parte dell’opinione pubblica.
Sono inoltre da segnalare gli incredibili nn. 66-67 relativi alle macchinazioni di Mysterio che ha apparentemente rimpicciolito Spider-Man, imprigionandolo in una specie di luna park mortale. Anche questo episodio è rimasto nel cuore dei fan ed è ancora oggi efficace. Ma Lee non trascura il lato più soap operistico di Amazing Spider-Man. Il rapporto tra Peter e la stupenda Gwen, per esempio, si evolve ed è ormai chiaro che la ragazza stravede per lui. Mary Jane, Harry, il collerico Jameson e il Capitano Stacy hanno un ruolo importante e gli sviluppi della vita privata del signor Parker sono rilevanti almeno quanto quelli riguardanti la sua attività di incompreso giustiziere.
Il volume è da segnalare perché contiene pure i due numeri di Spectacular Spider-Man, rivista sperimentale di grande formato con storie più lunghe rispetto a quelle dei comic-book canonici che però non ebbe molta fortuna. Fu un’idea di Lee che con questo magazine intendeva proporre episodi più complessi e di ampio respiro dalle atmosfere sofisticate. Nel primo, in bianco e nero, Peter se la vedrà con gli intrighi del perfido Riley, politicante dalle pessime intenzioni (e l’autore denuncia la corruzione e la mancanza di scrupoli degli ambienti politici). Il secondo è un capolavoro assoluto. E’ qui che l’Uomo Ragno si confronta con il suo più pericoloso nemico, l’agghiacciante Goblin che ha recuperato la memoria. La vicenda si svolge in parallelo con quelle della serie regolare.
I testi di Lee, malgrado risultino a tratti datati e verbosi, rimangono comunque ben impostati. I disegni del grande John Romita Sr. sono poi magnifici. Il dinamismo delle scene d’azione è indiscutibile e la plasticità e la caratterizzazione di ogni personaggio sono di alto livello. Nella serie regolare è inchiostrato da un altro nome leggendario della Marvel, Don Heck, amatissimo penciler di Iron Man, che smorza un po’ l’impatto delle matite, senza però comprometterne la qualità. In Spectacular Spider-Man, invece, c’è un Romita Sr. in stato di grazia, valorizzato dalle chine di Jim Mooney. E’ sufficiente ammirare le strepitose tavole a tutta pagina incentrate su un Uomo Ragno sotto l’effetto degli allucinogeni per comprendere la forza espressiva di uno dei più grandi illustratori del fumetto statunitense. Insomma, questa proposta è imperdibile per ogni Marvel fan che si rispetti.