Elektra vol. 1 – Linea di Sangue, recensione Panini Comics All-New Marvel Now!

Pubblicato il 26 Marzo 2015 alle 10:20

Chi è l’assassina più letale e sexy del Marvel Universe? La risposta è ovvia: Elektra! Torna la celebre antieroina creata dal maestro Frank Miller nella sua nuova serie scritta dall’eversivo W. Haden Blackwell e dipinta dal bravissimo Mike Del Mundo!

elektra linea di sangue

Quando negli anni ottanta Frank Miller si fece conoscere con la leggendaria run di Daredevil estasiò pubblico e critica non solo per il tono hard-boiled delle storie ma anche per la delineazione psicologica di personaggi all’epoca ormai stereotipati come Kingpin e Bullseye che divennero più complessi e carismatici. Ma un altro dei suoi meriti fu quello di introdurre un character femminile che conquistò i lettori, vale a dire Elektra, sexy e letale ninja che agiva come assassina a pagamento. La ragazza era stata il più grande amore di Matt Murdock e divenne protagonista di episodi passati alla storia dei comics. Ciò che più colpì di lei fu la sua ambiguità morale. Elektra, infatti, eseguiva efferati omicidi e non poteva quindi essere classificata tra i personaggi positivi; nello stesso tempo, tuttavia, non era priva di scrupoli di natura etica e morale e il suo tormentato e tragico rapporto con Devil lo dimostrava.

Miller impose alla Marvel di non sfruttare Elektra poiché temeva che altri cartoonist ne potessero stravolgere le caratteristiche basilari. L’autore del Maryland in seguito propose la dirompente miniserie Elektra: Assassin, valorizzata dalle eccezionali illustrazioni di Bill Sienkiewicz, ancora oggi reputata una delle opere più trasgressive e rivoluzionarie non solo della Casa delle Idee ma del fumetto americano in generale. In quella storia incredibile, Miller approfondì il tema dei traumi e delle sofferenze che avevano provocato il radicale mutamento di Elektra Natchios, figlia sensibile di un diplomatico greco, in una donna dalle terribili pulsioni omicide unitasi alla setta della Mano, gruppo di ninja al soldo di un orribile demone, la Bestia.

Elektra: Assassin ottenne un grande riscontro e Miller anni dopo riprese la sua creatura con l’ottima graphic novel Elektra Lives Again. La Marvel però premeva per varare un mensile regolare con lo stesso Miller come sceneggiatore. Ma i continui tira e molla di Frank spinsero la casa editrice a scavalcarlo e, dal momento che il copyright di Elektra apparteneva comunque all’etichetta, permise a D.G. Chichester di riportarla in scena in Daredevil. E da quel momento si verificò ciò che Miller aveva temuto. Le apparizioni della ninja divennero frequenti e molti non ne rispettarono le impostazioni originali, banalizzandola e modificandola. Forse il momento più basso si ebbe con la serie scritta da Peter Milligan che proprio non comprese la natura della ninja, descrivendola alla stregua di una qualsiasi supereroina discinta e dalla sensibilità piuttosto solare (in pratica, l’esatto contrario del modello milleriano).

Tra un’iniziativa editoriale e l’altra, in ogni caso, Elektra è rimasta nel cuore di tanti e ora arriva una nuova serie, concepita nel contesto All-New Marvel Now! E bisogna ammettere che per fortuna è di alto livello e riporta finalmente Elektra alla sua impostazione iniziale, quella di una killer spietata e fredda ma non priva di fragilità e debolezze interiori. Pur non essendo ovviamente paragonabile alla mini di Miller e Sienkiewicz, l’attuale comic-book non la fa rimpiangere e le atmosfere narrative sono adulte e lontane dal mainstream.

Non c’è da stupirsi poiché lo scrittore è W. Haden Blackman che alla DC si è fatto notare con Batwoman, altra serie incentrata su un’eroina trasgressiva. L’autore parte subito in quarta presentendoci Elektra come un’assassina in cerca di un ingaggio. Non lo fa perché ama uccidere ma semplicemente perché il pericolo le impedisce di pensare alle sue paure più recondite. E l’incarico che riceve da parte della Gilda degli Assassini non è facile. Deve infatti eliminare l’enigmatico Capo Corvo. Chi è costui? Nessuno lo conosce realmente ma è un tipo inquietante, considerando che è riuscito a sconfiggere individui pericolosissimi come Bullseye, Sabretooth e altri.

In questo tp che include i primi cinque numeri della testata originale vedremo dunque Elektra alle prese con questo villain. Al di là della storia, peraltro ben costruita e interessante, sono i testi di Blackman a fare la differenza: intensi, profondi, di valenza letteraria. L’autore scrive struggenti monologhi interiori, facendo penetrare il lettore ora nella psiche della protagonista, ora in quello degli altri personaggi della story-line, facendo riferimenti colti (per esempio, il concetto del dreamtime del misticismo aborigeno) e collegandosi al passato della ninja. Elektra è una serie autoriale che potrebbe quasi essere definita Vertigo nella concezione.

Ma a fare la differenza è pure l’aspetto grafico. Il penciler Mike Del Mundo fa un lavoro sopraffino, realizzando splendide tavole pittoriche, dettaglio che ricorda Elektra: Assassin. Del Mundo è bravo quanto Sienkiewicz ma, pur tenendo a mente quel modello, ha avuto l’intelligenza di non imitarlo. Se Bill è impressionista, Del Mundo raffigura immagini e ambientazioni meno astratte. Molte pagine sono abbellite da una fenomenale mescolanza di stili grafici dall’effetto lisergico. Inoltre, le sequenze d’azione sono dinamiche e quelle più tranquille sembrano statiche. Questa esasperata dicotomia (dinamismo/staticità) è onnipresente e provoca emozioni sconcertanti e stranianti. Sono poi da lodare i colori a volte vividi, a volte tenui e rarefatti, dello stesso Del Mundo e di Marco D’Alfonso. Insomma, se c’è un fumetto che questo mese dovrebbe essere letto senza se e senza ma è proprio Elektra. In pratica, un gioiello nonché una delle migliori proposte Marvel degli ultimi tempi.

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