A proposito di Dark Souls e del basso livello di sfida dei giochi moderni
Pubblicato il 20 Marzo 2015 alle 17:30
Cosa è successo davvero? Un nuovo tipo di virus si è diffuso nell’atmosfera? Una razza aliena senza pietà ha preso il controllo delle nostre deboli menti? L’unica certezza è che la difficoltà dei videogiochi si è abbassata parecchio nel corso del tempo. Bisogna solo capire se è una buona cosa.
Nulla da dire. Nulla da fare. I videogiochi di oggi sono troppo facili. Ma non è sempre stato così.
I giochi, almeno una volta, non accompagnavano l’utente passo dopo passo, in un percorso guidato (dall’inizio alla fine) senza nessun ostacolo degno di nota.
Una volta il livello di sfida era brutale. Una volta il livello di sfida era senza pietà.
Ma comunque appagante. E mai ingiusto.
Il povero utente si trovava da solo in un mondo ostile, non potendo neanche andare su internet per cercare la soluzione miracolosa in grado di risolvere tutti i problemi in 10 (dieci) secondi.
Che poi, per trovare un livello di sfida soddisfacente, non serve neanche andare troppo indietro negli anni.
Basta, ad esempio, sfogliare il catalogo dei titoli PS1 per trovare (molti) giochi impegnativi.
Ma ehi… il tempo passa. E qualcosa inizia a cambiare.
I cabinati sono preistoria, il videogioco diventa fenomeno di massa e i bambini di dieci anni governano il mondo.
Insomma, arriviamo ai giorni nostri.
Le case di sviluppo hanno preso una semplice decisione, cioè quella di rendere felici tutti quanti, perché i videogiochi sono ormai un business enorme in grado di far guadagnare miliardi di dollari e chi si ferma è perduto.
Le aziende vendono i giochi. Gli utenti comprano i giochi. Se i videogiochi sono difficili rimangono sullo scaffale (quindi le aziende non vendono). Se i videogiochi sono facili tutti li vogliono (quindi le aziende vendono a pacchi).
Perché, bisogna ricordarlo, tutti devono divertirsi e nessuno deve annoiarsi.
L’utente di oggi non vuole vedere la schermata del game over per più di due volte di fila, altrimenti si incazza, mette il videogame sullo scaffale bollandolo come difficile… e non ci gioca più. Subito dopo, si sfogherà sui social network dicendo che il gioco È BRUTTO PUNTO E BASTA. Fine.
Non è un segreto che dietro a questo scenario apocalittico c’è solo e soltanto il marketing. Anzi no. Tecnicamente c’è anche una solida base (di utenti) che premia i giochi dove non esiste nessun livello di sfida.
E, sempre tecnicamente, una volta gli sviluppatori non pensavano solo al guadagno. Ma ehi… il tempo passa sempre più in fretta!
Alla fine, l’unico vero problema è che a lungo andare tutti quanti ci siamo abituati agli standard moderni.
Siamo diventati pigri, abbiamo spento il cervello e non abbiamo più messo in discussione nulla. Abbiamo accettato passivamente il cambiamento, osservando tutto da lontano. E così, di colpo, alcuni hanno iniziato a reputare difficili i giochi moderni. E così via.
Di colpo siamo diventati tipi leggerini. Molto, molto leggerini.
Ma poi, per fortuna, è arrivato Dark Souls (erede spirituale di Demon). E ogni cosa ha riacquistato di significato.
La sfida è tornata a essere brutale e senza pietà. Il povero utente si è ritrovato nuovamente solo in un mondo ostile. Un mondo oscuro e brutale, dove ogni passo può essere l’ultimo.
From Software ha deciso quindi di andare controcorrente spingendosi in un territorio pericolosissimo, rischiando di perdere tutto. Ha deciso di innalzare la difficoltà generale a un livello che non si vedeva da molto (moltissimo) tempo.
Gli utenti di tutto il mondo, in modo assolutamente inaspettato, hanno deciso di supportare il gioco da subito, premiando di fatto ogni singola scelta fatta dagli sviluppatori.
Nessuna guida, nessun punto di riferimento, nessun aiuto. Nemici agguerriti, ambiente di gioco labirintico, assenza di checkpoint ravvicinati e soprattutto… un alto livello di sfida. Sicuramente brutale. Ma mai ingiusto.
E sì.
I giochi difficili sono finalmente tornati. Ma questa volta… non andranno via tanto facilmente.