Gabo, recensione della biografia a fumetti di Gabriel García Márquez
Pubblicato il 19 Marzo 2015 alle 16:20
Arriva in Italia la biografia dedicata al popolare scrittore colombiano autore di “Cent’anni di Solitudine”.
Dietro la realtà esiste una magia che solo l’intuizione poetica riesce a captare.
( Gabriel García Márquez)
Da dove nasce l’ispirazione creativa di uno scrittore? Spesso ci chiediamo quanto c’è di vero e quanto di inventato nelle opere letterarie che leggiamo. Ebbene, può sembrare strano, ma a volte anche la storia più assurda o fantasiosa può avere dei punti di contatto profondi con la vita vera del suo autore. Un fulgido esempio della commistione tra fantasia e realtà quotidiana è offerto dal genere letterario noto come “realismo magico”, di cui nobile esponente è stato il compianto scrittore Gabriel García Márquez, “il più grande colombiano di tutti tempi”.
Nato nel 1927 ad Aracataca (Colombia) e scomparso lo scorso anno all’età di 87 anni, Gabo (così veniva soprannominato Gabriel García Márquez ) deve la sua fama al romanzo Cent’anni di solitudine (Cien años de soledad), che gli permise di vincere il premio nobel per la letteratura nel 1982 e che diede nuovo impulso al rinnovato interesse mondiale nei confronti della letteratura latinoamericana.
Durante gli ultimi anni, la sua vita è stata descritta in numerose biografie e dallo stesso Marquez in “Vivere per raccontarla”, ma per raccogliere in una sola opera a fumetti tutte le fila di eventi che hanno caratterizzato la sua esistenza c’è stato bisogno dell’aiuto di ben 5 artisti colombiani: lo sceneggiatore Oscar Pantoja e i disegnatori Miguel Bustos, Tatiana Cordoba, Felipe Camargo Rojas e Julian Naranjo.
Ecco nascere, dunque, Gabo – memorie di una vita magica, una graphic novel edita in Italia da Tunué edizioni, vincitrice del premio come miglior libro a fumetti in America Latina al festival internazionale del libro di Buenos Aires 2014.
A differenza delle solite biografie, Pantoja non opta per una narrazione lineare degli eventi, ma predispone una serie di flashback e flashforward che vanno a comporre un appassionante puzzle. L’autore ha saputo catturare in pieno l’atmosfera e il realismo magico delle opere di Marquez, in particolare di Cent’anni di solitudine, un’opera in cui il tempo è relativo e la realtà risulta allo stesso tempo bella e malinconica. Difatti, il fumetto parte da un momento della vita di Gabo molto particolare: Nel 1965, durante un viaggio in macchina per la strade di Acapulco insieme ai figli e alla moglie Mercedes, Gabo trova l’ispirazione per scrivere l’incipit di Cent’anni di solitudine, il romanzo che richiederà 18 mesi per essere terminato e che lo segnerà per il resto dei suoi anni. Proprio in quel preciso istante di serenità, riaffiorano nella sua mente i ricordi dell’infanzia passata con il nonno al villaggio di Aracataca, riuscendo a dare forma e sostanza ai componenti della Famiglia Buendìa e al villaggio di Macondo, attorno a cui ruota il suo romanzo.
A questo punto parte una lunga analessi che ci riporta ai primi 10 anni della vita di Gabo, attraverso cui scopriamo molti altri particolari che hanno segnato per sempre la sua immaginazione : dalla sorellina che mangiava la terra (vedi il personaggio di Rebeca in Cent’ anni di solitudine) alla continua assenza dei genitori, fino alla figura centrale del nonno Nicolas Marquez (qui spesso circondato da farfalle proprio come il personaggio di Mauricio Babilonia nel romanzo), un ex colonnello che attraverso i suoi aneddoti e i suoi insegnamenti gli inculcò la passione per la scrittura . Questa prima parte del racconto è contrassegnata dalla prevalenza di una tonalità gialla, che simboleggia la nascita e l’illuminazione.
Nella seconda parte, le pagine si tingono di azzurro e il tono si fa più riflessivo, lasciando spazio agli episodi che hanno definito la sua maturazione : il liceo a Barranquilla, l’università a Bogotà, il primo incontro con Mercedes, i primi lavori come giornalista e i viaggi tra Parigi , Roma e Mosca .
Nella terza parte del racconto, il colore rosa identifica le principali passioni di Gabo: dal rapporto con l’amata Merceds, con cui si sposò nel 1958, alla sua ammirazione nei confronti della rivoluzione cubana, consolidata dall’amicizia con Fidel Castro.
Infine, Il verde, simbolo della speranza e dell’autoaffermazione, scandisce il climax della sua vita: la vittoria del premio nobel per la letteratura nel 1982.
In ogni riga che scrivo cerco sempre, con più o meno fortuna, di invocare gli spiriti sfuggenti della poesia, e cerco di lasciare in ogni parola la testimonianza della mia devozione per le sue virtù divinatorie , e per la sua costante vittoria contro il sordo potere della morte.
Per buona parte della sua vita Gabriel García Márquez ha affrontato molti sacrifici, ma non c’è dubbio che la sua passione per la scrittura gli abbia permesso di prendere il volo, proprio come faceva Remedios la Bella in Cent’anni di solitudine.
Senza essere troppo retorico o didascalico, lo sceneggiatore Oscar Pantoja non si limita a raccontare singoli episodi, ma immerge il lettore nella stessa poetica narrativa di Marquez, utilizzando un’impostazione cinematografica della storia, grazie alla quale riesce a rendere scorrevole la lettura.
I disegni presentano un tratto pulito e naif, che attraverso immagini sofisticate e poetiche danno sostanza alla narrazione.
Che siate profondi estimatori di Márquez oppure ancora a digiuno della sue opere, la lettura di Gabo. Memorie di una vita magica vi lascerà un senso di incantamento e di ispirazione.