Sandman Mystery Theatre n. 5, recensione Vertigo Classic RW Lion
Pubblicato il 23 Marzo 2015 alle 16:20
Tornano le inquietanti avventure di Wesley Dodds, il Sandman della Golden Age, e stavolta il giustiziere con la maschera antigas dovrà affrontare un folle omicida dai metodi agghiaccianti: il Macellaio! Non perdete questo volume consigliato a tutti gli amanti del noir!
Una delle serie Vertigo più dirompenti e memorabili di sempre è Sandman Mystery Theatre, fortemente voluta nei primi anni novanta dalla grande Karen Berger e dedicata a Wesley Dodds, il Sandman della Golden Age noto ai DC fan per essere un componente della JSA. La Berger iniziò a pensarci in un periodo particolare della storia dell’etichetta di Superman e Batman, quello della cosiddetta British Invasion. All’epoca si tendeva a riproporre personaggi minori o poco conosciuti del DCU affidandoli a sceneggiatori di area britannica. A Neil Gaiman, messosi in luce con la miniserie Black Orchid, fu appunto proposto di occuparsi di Sandman.
Ma Neil preferì creare un nuovo Sandman, il celeberrimo Signore dei Sogni Morfeo, con i risultati che tutti conosciamo. Quando poi il successo di Dream diede vita alla divisione editoriale Vertigo, la Berger riprese l’idea originale e contattò uno sceneggiatore statunitense non meno trasgressivo e innovativo di Gaiman e soci e cioè Matt Wagner, nome storico del fumetto indie nonché padre dell’inquietante Grendel. Wagner accettò l’incarico e Sandman Mystery Theatre presto ottenne il plauso del pubblico e della critica.
La serie è noir e le vicende di Wesley si svolgono negli anni venti del secolo scorso. Sandman agisce in una New York tormentata dal crimine e dalla corruzione. Ma non affronta semplici gangster degni di una pellicola con James Cagney. Con il pretesto di un incisivo thriller, infatti, Wagner evidenzia le devianze e le patologie di una società capitalistica e solo in apparenza rispettabile. Nelle storie di Sandman le storture si trovano non solo negli ambienti degradati ma anche e soprattutto in quelli altolocati e sovente i rappresentanti delle classi dominanti risultano peggiori dei comuni criminali.
Wagner ha inoltre delineato il ritratto di un uomo tormentato e insicuro, innamorato della volitiva Dian Belmont e ossessionato da una peculiare e quasi maniacale concezione della giustizia. In questo tp che include i nn. 25-28 della testata originale lo stato psicologico di Wesley peggiora. L’uomo soffre perché Dian, dopo essere venuta a conoscenza della sua doppia vita, si è allontanata da lui per riflettere sul loro rapporto. Per giunta, è tormentato da incubi (e Wagner ne approfitta per fare lievi accenni al Signore dei Sogni Morfeo) e dai ricordi di un passato traumatico. Non sappiamo ancora nulla al riguardo ma Wagner, coadiuvato da Steven T. Seagle ai testi, fa capire che c’è qualcosa di sconvolgente legato alle figure del padre e del nonno del protagonista.
E non manca il criminale di turno. Stavolta si tratta del Macellaio, uno psicopatico responsabile di omicidi talmente agghiaccianti da sconvolgere persino il cinico ispettore Burke. Quest’ultimo, dal canto suo, gioca un ruolo importante nella story-line, divenendo di fatto il terzo character principale della serie. E se in questa sequenza abbiamo modo di vedere il lato più vulnerabile di Wesley, vale lo stesso proprio per Burke che non è più il semplice bastardo un po’ razzista degli episodi precedenti ma ha pure lui debolezze e fragilità interiori.
La trama è angosciante e avvincente ed emerge la descrizione di un mondo che sta già entrando nell’epoca della comunicazione di massa (gli autori insistono con i concetti dei programmi radiofonici, dei film hollywoodiani e della musica jazz) e che, dietro la patina luminosa e solare della nascente società dello spettacolo, cela l’orrore incombente rappresentato dalla follia hitleriana. I testi e i dialoghi hanno un’impostazione hard-boiled e sono intensi e malinconici, degni di un romanzo di Raymond Chandler.
Il penciler Guy Davis con il suo tratto sporco, ruvido, oscuro e quasi nebbioso, è perfetto per le atmosfere noir e gotiche della storia. A prima vista potrebbe sembrare dimesso ma in realtà è altamente espressivo e l’arista rappresenta con efficacia gli stati d’animo dei personaggi tramite riusciti primi piani di impronta cinematografica. Da notare gli evanescenti giochi d’ombra che contribuiscono a rendere ancora più travolgenti le sequenze nei bassifondi, nelle fogne e nei labirintici scantinati pieni di cadaveri smembrati. Sandman Mystery Theatre è un fumetto per palati forti ma imperdibile per tutti coloro che amano la qualità. Da provare.