Great Pacific vol. 1 – La recensione del fumetto “ecologico”

Pubblicato il 6 Marzo 2015 alle 11:55

Un giovane miliardario, un mostro ecologico e una multinazionale agguerrita…tutto questo in Great Pacific!

Great Pacific cover

A memoria, la critica all’inquinamento è comparsa in film e libri, ma non ricordo di averla letta trattata sulle pagine in un fumetto. Lo spunto di questo primo volume di Great Pacific è sicuramente quello della critica ecologica, ma non tralascia il lato di avventura e d’azione: una critica non didattica quindi, ma contenuta nella trama e nelle stesse azioni dei personaggi, e questo è sicuramente un punto a favore.

La trama è ricchissima di eventi: Chas Worthington, giovane rampollo e playboy, ha ereditato un vero e proprio impero economico, basato però sullo sfruttamento del petrolio. Il giovane Chas ben presto si stufa della sua vita di eccessi, vuole fare qualcosa di positivo: in questo caso andare contro la sua stessa azienda, che a dirla tutta non sembra proprio amarlo, gli apapre come un’ottima idea.

Ovviamente mai l’azienda gli lascerebbe pulire gli oceani da tutti i rifiuti inquinanti: Chas finge la sua morte e sparisce letteralmente, per poi riapparire sulla Grande Chiazza di immondizia nel pacifico (esiste davvero, nota anche come Pacific Trash Vortex): un enorme accumulato di spazzatura che ha, di fatto, creato un’isola artificiale.

Chas decide di fondare lì il suo stato, chiamato New Texas senza molta fantasia, e da lì combattere l’inquinamento e la sua vecchia multinazionale, a cui ovviamente ha provveduto a sottrarre un’ingente cifra. Iniziano così i due filoni principali della trama: da una parte le bizzarre avventure di Chas sulla chiazza, dall’altra i tentativi della multinazionale di vendicarsi sul ragazzo.

Due temi ben distinti caratterizzano queste due parti: l’esplorazione della chiazza è un’operazione complessa e rischiosa, richiama un po’ il genere di avventura tradizionale, con l’intervento di personaggi più o meno fantasiosi, e la presenza di una piova-mostro che sembra avercela particolarmente con il rampollo.
Dall’altra i flashback sulla storia dei Worthington e sullo scontro tra Chas e la sua azienda hanno un lato quasi spionistico, pieno di intrecci, giochi politici e giocattoli tecnologici.

Come detto, questo primo volume è fitto, fittissimo di eventi: chi cercherà spiegazioni e chiarezza probabilmente rimarrà deluso: Joe Harris, l’autore del fumetto, punta a mettere tantissima carne al fuoco, forse troppa in questi frangenti,  e si preoccuperà probabilmente nei prossimi volumi di dare un senso corale a tutti gli eventi. Bisogna dire che comunque per inventiva le avventure sulla chiazza stupiscono e divertono, anche nei loro elementi sovrannaturali. Meno riuscita invece la parte su Chas, la multinazionale e la sua famiglia, che non riesce davvero ad interessare o ad uscire dagli stereotipi.

Il grosso punto debole della scrittura è, a mio parere, la caratterizzazione del protagonista: indecifrabile in alcuni momenti, mai particolarmente interessante, non colpisce particolarmente ed è un peccato, dato che gran parte della storia è costruita su di lui e le sue vicende, quindi un po’ più di empatia verso di lui sarebbe forse necessaria. Almeno che, ovviamente, questa sua stranezza non sia una scelta voluta, per rivelare nei volumi successivi le sue vere intenzioni e motivazioni.

Ho apprezzato parecchio, invece, i disegni: il tratto di Martin Morazzo è morbido, non punta all’iper-realismo ma a creare oggetti che stupiscano e volti espressivi, e secondo me ci riesce in pieno, compiendo un lavoro di caratterizzazione della storia anche migliore di quello svolto dalla scrittura.

Insomma, di questo primo volume di Great Pacific va premiato il soggetto e l’idea dietro: i problemi di scrittura ci sono, ma non tali da non rendere divertente il fumetto. Non si tratta però, a mio avviso, di una storia per tutti, quanto piuttosto degli appassionati del genere, che potranno mettere in libreria sicuramente qualcosa di diverso.

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