Recensione: Kuragehime – La Principessa delle Meduse 1

Pubblicato il 7 Dicembre 2010 alle 11:59

Autrice: Akiko Higashimura.
Casa editrice:
Star Comics.
Provenienza:
Giappone.
Prezzo:
4,20 Euro.
Note:
192 pag., b/n, brossurato, bimestrale da ottobre 2010 (su “Ghost” 79).


Il manga di Akiko Higashimura viene etichettato sulla costoletta come josei, ovvero per ragazze maggiorenni, e in effetti  quasi tutti i personaggi principali e la protagonista sono del gentil sesso e ad esse sembra rivolto espressamente, ma è talmente spassoso e così ben costruito che francamente è consigliabile a chiunque voglia passare un’oretta di buon umore; certo, alla fine sembra profilarsi uno strambo quanto bizzarro triangolo amoroso (nel più classico stile shojo), ma la caratterizzazione dei personaggi e la trama ricca di gag e qualche colpo di scena, vale il prezzo del biglietto (almeno per questo primo volume).

Tsukimi è una giovane studentessa, appassionata di meduse e, come pare siano tutte le otaku, anche di “boys’ love”, ovvero di storie d’amore omosessuale che vedono come protagonisti gli uomini; abita assieme ad altre fujoshi, ovvero ragazze otaku come lei, conosciute in internet e che amano soprannominarsi Amars (ovvero, le Monache), in una simpatica magione rigorosamente vietata agli uomini (per chi ne fa entrare uno, la pena è la morte ^_^!).

Ognuna coltiva l’insana passione verso un qualche hobby, le Cronache dei Tre Regni, i treni d’annata (?!), i kimono d’epoca, e tutte collaborano con la misteriosa Juon Mejiro, autrice di boys’ love autoreclusasi in una stanza della casa, che a turno consultano anche come oracolo per le più disparate questioni; tutto cambia il giorno in cui, nel tentativo di salvare una medusa d’acqua dolce messa nell’acquario sbagliato, Tsukimi viene scacciata come un’appestata dal commesso del negozio (chissà perché), e solo il provvidenziale intervento di una bellissima e vistosa “ragazza” (tutta alla moda!), riesce a rimediare alla situazione.

Peccato che la misteriosa salvatrice sia quanto di più lontano dai canoni delle otaku possa esistere, collocandosi praticamente al loro opposto; la cosa non sarebbe un problema se la questione finisse lì, ma quanto volete scommettere che accadrà proprio il contrario?

L’opera, per certi aspetti un po’ autobiografica dell’autrice, gioca felicemente proprio su questa incompatibilità apparentemente assoluta che si viene a creare tra le due “protagoniste” principali (e non solo), alle quali viene aggiunto un cast di comprimari tutti da scoprire e caratterizzati (anche graficamente) in maniera magistrale nelle loro manie; completano il quadro un intreccio sempre più intrigante e uno spaccato sulla società nipponica, magari non centrale nell’economia della storia, ma sicuramente molto interessante, soprattutto per le similitudini con i problemi nostrani del precariato e dei giovani che non trovano lavoro rimanendo per anni a carico dei genitori, cose che tra una situazione esilarante e l’altra, fanno riflettere e danno un sapore particolare e molto intenso alla lettura.


Voto: 8

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