Marvel Masterworks Capitan America vol. 4, recensione Panini Comics

Pubblicato il 28 Febbraio 2015 alle 10:25

Arriva il quarto Masterwork dedicato alle classiche storie di Capitan America! Scoprite o riscoprite le storie scritte dal Sorridente Stan Lee e illustrate dal Decano Gene Colan che segnano inoltre l’esordio di Sam Wilson, alias Falcon!

MARVEL MASTERWORKS CAPITAN AMERICA 4

Capitan America ha una rilevanza storica nell’ambito del fumetto americano. Creato dai leggendari Joe Simon e Jack Kirby negli anni quaranta del secolo scorso, nacque con intenti propagandistici e sin dal suo esordio gli autori lo contrapposero al dittatore Adolf Hitler. Il successo di Cap fu strepitoso e quando negli anni sessanta Stan Lee iniziò ad estasiare i lettori con i suoi supereroi, decise di riproporlo. Le prime avvisaglie si ebbero in un episodio di Strange Tales imperniato sulla Torcia Umana in lotta contro l’Acrobata che aveva deciso di impersonare Capitan America. Il Sorridente chiarì quindi che nel Marvel Universe, durante il Secondo Conflitto Mondiale, era esistito un eroe con quel nome.

Ma dov’era finito? La risposta giunse nel quarto numero di Avengers. Il gruppo più potente del mondo ritrovava Cap dopo vent’anni di ibernazione e il resto, come si suol dire, è storia. Steve Rogers divenne presto la colonna portante dei Vendicatori e il suo carisma conquistò i lettori, tanto che Lee varò quasi subito un suo serial su Tales of Suspense che nel giro di alcuni mesi si trasformò in Captain America. Le storie di Lee erano basate sull’azione adrenalinica e Jack Kirby realizzò disegni spettacolari con lo stile dinamico che lo contraddistingueva.

Cap era un personaggio di Kirby più che di Lee e, almeno in una prima fase, non ci furono i momenti introspettivi presenti in altri mensili Marvel. Quando poi il Re smise di disegnarlo, Lee delineò story-line non prive di riflessioni sul clima socio-politico dei sixities. Questo quarto volume della collana Marvel Masterworks che include i nn. 114/124 del comic-book originale ben rappresenta tale momento di evoluzione. Dopo i problemi riguardanti la sua identità, Steve Rogers, almeno nel primo episodio del libro, è costretto a prendere decisioni importanti sul suo ruolo nella società. Steve è in fondo un uomo confuso, fuori dal suo tempo, e non sempre comprende le caratteristiche del mondo che lo circonda.

Ma le macchinazioni dell’A.I.M. gli impediscono di concentrarsi. Partendo da questo pretesto, Lee scrive uno story-arc incentrato sulla minaccia del Teschio Rosso impadronitosi dell’incredibile Cubo Cosmico, manufatto in grado di realizzare i desideri di chiunque lo possieda. E se un oggetto simile è nelle mani di uno dei più temibili villain del Marvel Universe, le conseguenze saranno devastanti. Cap affronta quindi la sua classica nemesi, cercando di salvare l’amata Sharon Carter e confrontandosi con gli Esuli, il gruppo di accoliti del Teschio. Non mancano poi i Vendicatori e Lee firma storie avvincenti ed emozionanti, con testi e dialoghi efficaci.

L’episodio del n. 117 è rilevante perché segna l’esordio di Sam Wilson, alias Falcon, altro character fondamentale della Casa delle Idee. Con lui Lee ne approfitta per evidenziare le problematiche razziali, collocandolo ad Harlem e denunciando l’atteggiamento discriminatorio di una parte della popolazione americana. In poche parole, come nel caso di Amazing Spider-Man, Lee mixa in maniera abile impegno e intrattenimento. La delineazione psicologica di Falcon è accurata e le differenze di metodo e di visione della vita dei due protagonisti sono uno degli elementi più intriganti delle trame.

Tuttavia Lee non evita di occuparsi degli aspetti supereroici e si sbizzarrisce utilizzando lo Scorpione, tipico avversario dell’Uomo Ragno, e il mostruoso Modok, nonché introducendo l’inquietante Bruto e la terribile Suprema, la futura Viper, destinata a diventare una delle donne più malvagie e letali della Marvel. Insomma, questi episodi sono imperdibili per ogni estimatore della Casa delle Idee. Il volume è pregevole pure per l’aspetto grafico. Il numero di apertura è illustrato dal grande John Romita Sr. che con il suo tratto fluido, valorizzato dalle chine di Sal Buscema, rende giustizia allo script. E i restanti sono appannaggio dell’ombroso Gene Colan che realizza una delle versioni più suggestive e convincenti di Cap e raffigura figure dinoccolate e maestose simili a quelle di Daredevil e Tomb of Dracula. Agli inchiostri c’è un altro pilastro della Marvel: Joe Sinnott, mitico inker di Kirby nella fenomenale run di Fantastic Four. Insomma, se esiste una proposta fumettistica che merita di essere definita un classico allora si tratta di questo volume. Imprescindibile.

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