Top & Flop Anime – 25 Febbraio 2015
Pubblicato il 25 Febbraio 2015 alle 13:00
Questa settimana la posizione top degli anime è occupata dall’intenso spokon ciclistico Yowamushi Pedal, in basso troviamo la commedia culinaria Tofuku Graffiti. Inauguriamo la posizione dei non classificati con l’’indegna’parodia al maschile di Sailor Moon.
Binan kōkō Chikyū bōei-bu Love! è una serie televisiva anime prodotta dallo studio Diomedéa diretta da Shinji Takamatsu e scritta da Michiko Yokote. Protagonisti della storia sono cinque liceali, membri del “Club per la difesa della Terra”, che dopo aver incontrato uno strano animaletto extraterrestre al quale danno il nome di Vombato, acquistano dei poteri magici che li aiutano a contrastare gli intenti malvagi del club rivale “Club per la conquista della Terra”.
Si tratta chiaramente di una parodia di serie come Sailor Moon e Pretty Cure, che ci serve paladini della giustizia e dell’amore con tanti di uniformi con pantaloncini a sbuffo e mantelli.
Scomodando Aldo Grasso e la sua teoria della soglia della bruttezza, questo anime è talmente stupido da far sperare in una teoria della soglia secondo la quale quando un qualcosa raggiunge il suo limite estremo può solo tramutarsi in qualcos’altro. Per la serie: così brutto che è una gioia da vedere.
N.C.
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Kōfuku Graffiti è l’adattamento anime del manga yonkoma scritto e disegnato da Makoto Kawai, prodotto dallo studio Shaft per la regia di Naoyuki Tatsuwa.
Protagonista è Ryo, una studentessa che vive da sola, adora il cibo e proprio grazie a questa sua passione riesce a intrecciare delle amicizie con le sue coetanee. Gli amanti del cibo e delle belle ragazze potranno trovarlo in qualche modo accattivante, dato che i disegni sono carinissimi, ma a livello di spessore di trama e significato c’è davvero poco da dire, se non nulla. Alla fine si risolve tutto attorno a due belle ragazze che cucinano del buon cibo. E questo è tutto.
Non c’è altro, all’infuori di chiare allusioni sessuali con le bocche delle protagoniste sempre con l’acquolina e il cibo in bocca. Spudoratamente orrendo.
Bocciato. Voto: 2
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Yowamushi Pedal Grande Road è il secondo adattamento animato dello spokon manga di Wataru Watanabe, prodotto da TMS/8Pan, scritto da Reiko Yoshida e diretto da Osamu Nabeshima.
Siamo ancora nel pieno svolgimento dell’Interhigh, si riparte dagli ultimi chilometri del secondo dei tre giorni nei quali si svolge la gara. Tre gli uomini in fuga: Kinjou Shingo, valoroso capitano della Sohoku, Fukutomi Juichi, asso tutto d’un pezzo della Hakogane e l’esuberante ( per usare un eufemismo) Midousuji Akira, comandante della Kyoto Fushimi. C’è spazio anche per un nuovo cattivo, Machimiya Eikichi, dell’Hiroshima ma è un fuoco di paglia: si consuma ben presto in lacrime e pentimento. Il resto del cast è lo stesso.
Ritroviamo gli altri membri della Sohoku: il puro Onoda, l’ombroso Imaizumi, l’enorme Tadokoro, il casinista Naruko e il delizioso Makishima. Approfondiamo la conoscenza dei membri dell’eterna squadra rivale con un ritratto indimenticabile dell’arrabbiatissimo Arakita e scopriamo finalmente le dinamiche che hanno creato il mostro Midousuji, personaggio da amare o odiare, dipende dai gusti, dal coraggio e dalla sensibilità.
Messe da parte le tattiche per la vittoria, le mirabolanti imprese ciclistiche che più che volentieri sfidano le leggi della fisica in Yowapeda non è la meta che conta, ma il viaggio e i suoi protagonisti. Watanabe, se pecca nel dilungarsi troppo nel descrivere gli avvenimenti di tre giorni di gara (alla fine l’arc narrativo dell’Interhigh sfiorerà le 40 puntate, tra prima e seconda stagione) è magistrale nello sviscerare le personalità di una ventina di personaggi, ognuno diverso dall’altro, come solo le persone reali possono esserlo. Dietro questo spokon, infatti, sembrano esserci decine di disegnatori e altrettanti sceneggiatori.
Dal cristallino Onoda, passando per il vanitoso Toudou, il generoso Shinkai, fino al funambolico Midousuji, Yowapeda racconta il viaggio in bicicletta di venti cuori, i loro sogni, le realtà da cui provengono, e la loro incredibile crescita. La più grande contraddizione e allo stesso tempo più grande forza di questo anime sta tutta in questo lungo percorso di maturazione individuale, di selezione sportiva e mentale. Dilatata nel tempo, per le ovvie dinamiche della pubblicazione dei capitoli, l’opera riesce a far emergere in quelli che effettivamente sono solo tre giorni le pecche e le virtù dei protagonisti, restituendoceli alla fine della corsa, maturati e cambiati, come se avessero corso per anni lungo quei rettilinei e curvoni di montagne.
Ognuno dei protagonisti incarna un proprio senso della squadra, della vittoria e della rivalità. C’è chi come Onoda sacrificherebbe ogni fibra del suo corpo per il trionfo della squadra ed è animato da un agonismo così puro che trova la gioia solo nel pedalare, scevro da ogni ansia di vittoria. Chi come Manami insegue la Nike alata, seducendo la morte e librandosi sui pedali con ali candide, e chi come Midousuji danza pericolosamente in bilico tra follia e sanità e si smonterebbe pezzo per pezzo pur di agguantare la gloria.
Gli appassionati di ciclismo non potranno che sorridere di fronte alle accelerazioni impossibili (su pendenze del 20%) di Onoda e le oscene acrobazie di Midousiji, ma nessuno dopo aver visto anche solo una puntata di questo anime potrà fare a meno di montare sulla sua bicicletta per spingere corpo e anima un po’ più in là.
Promosso. Voto 7,5