Batman Scratch di Sam Kieth, recensione RW Lion
Pubblicato il 18 Febbraio 2015 alle 16:15
La provincia americana nasconde orribili e segrete pulsioni e Batman lo scoprirà in un’intensa e cupa miniserie scritta e disegnata dal grande Sam Kieth! Chi è il quindicenne Zach e perché un intero paese vuole ucciderlo? La risposta è in questo incredibile volume!
Chi sono le persone normali? Quelle che incontriamo ogni giorno, vanno al lavoro, fanno la spesa, studiano e compiono azioni banali? Quelle che sorridono quando le salutiamo? Che frequentano la parrocchia e non hanno grilli per la testa? In pratica, quelle che vivono in una cittadina qualsiasi e che nessuno noterebbe? Sì, potremmo dire che queste sono le persone cosiddette normali. Se è così, dunque, come si fa a distinguere quelle che non lo sono?
Semplice. Sono anormali quelle che si comportano in maniera stravagante. Che magari hanno un aspetto strano. Per non dire proprio sgradevole o addirittura mostruoso. Non per colpa loro, intendiamoci, ma a causa di un incidente che ha avvelenato l’atmosfera. E dopo questo incidente, avvenuto in una cittadina dell’entroterra americano, sono nati bambini deformi che poi scompaiono. E scompare però anche una bambina dall’aspetto assolutamente normale. Chi è il responsabile, dunque?
Ovvio. Il responsabile deve per forza essere uno strano. Uno che non è sposato. Che convive con una ragazza più grande, dall’aspetto, guarda caso, deforme, in compagnia di due bambini orribili. Che non lavora. Che non va in chiesa. E che in certi momenti si trasforma in un licantropo. Uno che chiamano Scratch, nomignolo che indica il diavolo. E se le persone normali lo ritengono colpevole, si deve agire di conseguenza. E forse Batman, indirettamente coinvolto nella situazione, stavolta potrà solo stare a guardare.
Sono queste le premesse di Scratch, perturbante miniserie di Sam Kieth che Lion traduce in volume. Si tratta di un lavoro sofisticato e adulto, angosciante e coinvolgente. Chiarisco che Batman è una figura di sfondo e Kieth si concentra sul tormentato Zach, alias Scratch, e sulla giovane Sage, ragazza che afferma di lavorare per il governo americano. Tramite questi personaggi, Kieth delinea una story-line ricca di suspense e tensione, non priva di suggestioni mystery e horror. Con il pretesto di un racconto gotico influenzato dal cinema di Tobe Hooper e dalla narrativa sudista di Faulkner, Kieth svolge un’analisi impietosa dell’America rurale ossessionata dalla Bibbia e contaminata dal moralismo e dal bigottismo. I veri mostri, ci dice Keith, sono in realtà quelli che non lo sembrano affatto e che poi fanno emergere all’improvviso le loro pulsioni deviate.
Kieth scrive testi profondi, poetici, di valenza letteraria e i dialoghi hanno un tono malinconico e introspettivo di grande livello. Scratch è senz’altro uno degli esiti espressivi migliori dell’acclamato autore di The Maxx e la miniserie ha un’impostazione più Vertigo che mainstream. Dal punto di vista grafico, inoltre, è un gioiello ma non c’è da stupirsi, considerando il talento proverbiale di Kieth. Come in altri suoi lavori, Kieth opta per il suo insolito mix di realismo e grottesco, realizzando splendide tavole dal lay-out inventivo. I mostri risultano spesso spaventosi ma evocano altresì il candore e la tenerezza dei bambini con un effetto spiazzante. Page, dal viso deformato, a tratti è seducente e questo è l’ulteriore aspetto destabilizzante di Scratch; Zack, invece, specialmente nella forma lupesca, sembra uscito da un cartone animato. E la versione che Keith ci offre di Batman è intimidente e dark. I disegni sono impreziositi dai colori cupi dell’ottimo Alex Sinclair che rendono davvero spaventose le sinistre ambientazioni immaginate da Kieth. Insomma, Scratch è una sorprendente proposta consigliabile ai fan di Batman e non solo.