Whiplash – Recensione
Pubblicato il 2 Marzo 2015 alle 17:00
Con il suo secondo film da regista il giovane statunitense Damien Chazelle fa centro.
Andrew Neiman è uno studente dalla scuola di musica Shaffer, a Manhattan, e sogna di entrare a far parte di una delle migliori orchestre del suo conservatorio, diretta dal severissimo Terence Fletcher , come batterista jazz. Ci riesce, e qui dovrà affrontare non solo il nuovo ambiente ma soprattutto Terence che metterà il ragazzo continuamente alla prova, fisica e psicologica.
Autentica sorpresa di questa stagione cinematografica, inutile negarlo, Whiplash ha ottenuto ben cinque candidature agli Oscar, tra cui anche quella per il miglior film, portandosi a casa tre premi; miglior sonoro, miglior montaggio, miglior attore non protagonista. Proprio su quest’ultimo è il caso di soffermarsi; Whiplash si regge soprattutto per la magistrale interpretazione di J.K Simmons (qui nei panni del direttore d’orchestra Terence Fletcher), premiato appunto con un premio Oscar e un Golden Globe. Il suo direttore d’orchestra è spietato, rabbioso, feroce ma per un motivo preciso, ossia tirare fuori il meglio dai suoi musicisti, (molto) spesso con metodi quantomeno discutibili; se non riesce in ciò ha fallito prima lui dell’alunno in questione. E con Andrew (Miles Teller) non sarà da meno, anzi tra i due sarà quasi una sfida aperta con ripetuti scontri verbali, e non solo quelli. Il loro continuo sputarsi in faccia la verità è una delle colonne portanti dell’intero film; Andrew ha bisogno dei metodi assolutamente aggressivi di Terence, anche se spesso non vuole starci comunque a subirli. E ciò va avanti per tutta la pellicola fino all’epilogo che altro non è in realtà che un nuovo inizio.
Perchè in fondo Terence Fletcher va oltre il semplice maestro d’orchestra; Terence è maestro di vita. E’ in fondo il maestro che tutti vorremmo o avremmo voluto avere e, durante la visione del film, diventiamo anche noi suoi alunni, sapendo che ogni minimo errore non verrà perdonato, ma impareremo a non ripeterli, a costo di qualche schiaffone fisico o morale.
Perfino la (breve) storia tra Andrew e Nicole viene resa in modo credibile; dai loro primi approcci alla rottura a quella telefonata che sta quasi a dire “cogli l’attimo” o “indietro non si torna”.
Importante, importantissimo, il sonoro, il migliore dell’anno agli Academy che ci accompagnerà per buona parte del film con quelle inconfondibili sonorità jazz che, forse, riusciranno maggiormente ad apprezzare gli appassionati del genere ma che comunque risulteranno piacevoli a tutti.