Il Protocollo Pellicano vol. 1, recensione Fantastica vol. 12 Mondadori Comics
Pubblicato il 8 Febbraio 2015 alle 11:00
Fantascienza o atroce realtà? E’ lecito chiederselo dopo aver letto Il Protocollo Pellicano, capolavoro di Marazano e Ponzio dalle atmosfere claustrofobiche proposto da Mondadori Comics in un nuovo volume della collana Fantastica!
Siamo veramente liberi? Oppure viviamo, forse senza rendercene davvero conto, in un sistema di controllo opprimente? E fino a che punto possiamo sentirci sicuri? Se un governo decidesse di punto in bianco di rapirci e imprigionarci da qualche parte senza nessuna giustificazione chi potrebbe opporsi? Sembrano domande di un complottista. Ma siamo convinti che una cosa simile sia impossibile? Non sono di tale avviso Richard Marazano e Jean-Michel Ponzio, autori de Il Protocollo Pellicano, saga in due volumi proposta da Mondadori Comics nella collana Fantastica.
Definirla fantascientifica, a mio avviso, significherebbe però sminuirla, dal momento che le situazioni narrate non sono poi così fantasiose. Più che di fantascienza parlerei infatti di una visione metaforica di un contesto già esistente. Con il pretesto di una story-line ricca di suspense, lo sceneggiatore denuncia il cosiddetto Nuovo Ordine Mondiale ormai sotto gli occhi di tutti. La vicenda inizia con il rapimento di vari individui di diverse nazionalità, selezionati sulla base di criteri che, almeno in questa prima uscita, non sono spiegati. Vengono portati contro la loro volontà in un’installazione segreta e sottoposti a un terribile esperimento.
Sono isolati, costretti a passare ore in celle anguste e subiscono esasperanti interrogatori da parte di psicologi che intendono giocare con la loro mente allo scopo di analizzare le reazioni. Ma perché succede questo? I prigionieri hanno forse capacità allo stato latente? O la risposta è più agghiacciante? Marazano delinea una trama angosciante che è un’acuta e impietosa analisi del potere che schiaccia l’individuo. Un potere insidioso, onnipresente, che condiziona non solo i prigionieri ma pure le guardie che li controllano, anch’esse manipolate a loro insaputa. Citando il preveggente William Burroughs di ‘Naked Lunch’, ‘tutti sono la spia di qualcuno’, ed è proprio questo stato di cose che Marazano evidenzia con sguardo lucido da entomologo.
Tra i personaggi spicca l’ispanica Isabel, l’unica che ha la forza di tenere testa ai suoi aguzzini, e l’analisi psicologica della donna, tormentata dal rapporto problematico con il fratellino tossicomane, è uno degli elementi più intriganti della storia. Ma è altrettanto intrigante la rappresentazione dell’allucinante microcosmo orwelliano che fa da sfondo alla narrazione: una specie di Guantanamo oscura e labirintica, simbolo della nostra società fatta di occhi spia e telecamere che filmano e monitorano tutto. Ciò che più sconvolge non è tanto ciò che Marazano mostra esplicitamente, quanto i riferimenti impliciti presenti in tante pagine.
Il Protocollo Pellicano attacca le lobbies che influenzano la politica, la scienza e l’economia, sul genere del Club Bilderberg; in una vignetta appare inoltre un testo di Aldous Huxley e non è casuale poiché il celebre autore di ‘Brave New World’ era un teorico del controllo mentale nonché esponente di società elitarie che intendevano dominare la collettività (è sua l’espressione ‘campo di concentramento senza lacrime’). In una sequenza si citano gli Illuminati e l’insistenza dell’immagine dell’occhio non è un dettaglio trascurabile. Questo fumetto è quindi un grido di allarme. Come affermano alcuni, le guerre del futuro si verificheranno nella mente degli individui ed è proprio la mente ad essere manipolata e sfruttata da scienziati e psicologi che, dietro una patina di apparente civiltà, celano pulsioni da nazisti.
I testi di Marazano sono intensi, mai retorici e verbosi, e i dialoghi hanno una profondità incredibile. L’impeccabile sceneggiatura è valorizzata dai disegni iperrealisti del bravissimo Jean-Michel Ponzio. I primi piani e il taglio cinematografico delle vignette sono uno dei punti di forza del volume; ma non vanno trascurati gli splendidi giochi d’ombra che contribuiscono a rendere ostili e intimidenti le cupe strutture delle prigioni. I colori lividi sono poi un ulteriore tocco di raffinatezza. Insomma, non ci troviamo nell’ambito della semplice fantascienza ma abbiamo a che fare con la realtà che molti scelgono di non vedere. Tuttavia bisogna aprire gli occhi. Il mondo è questo. Svegliamoci.