Marvel Masterworks X-Men vol. 1, recensione Panini Comics

Pubblicato il 4 Febbraio 2015 alle 19:20

Ritornano le classiche storie degli X-Men realizzate dai mostri sacri Stan Lee e Jack Kirby! Riscoprite la magia degli anni sessanta con l’esordio della più importante squadra mutante dei fumetti in episodi passati alla leggenda dei comics!

MARVEL MASTERWORKS X-MEN 1

Gli X-Men sono ancora oggi tra i personaggi più importanti della Marvel e il fenomeno mutante costituisce un elemento imprescindibile dei comics americani. Ciò è dovuto soprattutto al grande Chris Claremont che negli anni ottanta rese il mensile dei pupilli del Professor Xavier uno dei più venduti e apprezzati dai fan, dando vita a una pletora di collane ad esso collegate. Anche in seguito, grazie all’impeccabile lavoro di svariati autori, gli Uomini X hanno continuato a ricoprire un ruolo essenziale nelle saghe della Casa delle Idee.

Ma le radici degli X-Men risalgono agli anni sessanta, quando Stan Lee e Jack Kirby pensarono di inventare un gruppo di supereroi differenti da quelli in circolazione. Lee si accorse, infatti, che i Marvel character avevano tutti acquisito le loro capacità a causa di un evento imprevedibile. Decise quindi di ideare dei giustizieri nati con superpoteri che li rendevano diversi dagli esseri umani. In poche parole, erano mutanti, appartenenti alla razza degli homo superior. Stan voleva chiamare la serie The Mutants ma Martin Goodman, allora presidente della casa editrice, ritenne il termine troppo ostico (con il senno di poi, c’è da rabbrividire, considerando che questa definizione è causa del successo di tanti comic-book!).

Lee, quindi, per accontentarlo inventò la dicitura X-Men che conferiva un tocco di mistero con la x a simboleggiare l’incognita. Per giunta, si collegava al famigerato fattore x che caratterizzava i mutanti e al leader del gruppo, il telepate Charles Xavier che, con il nome di battaglia Professor X, riuniva un gruppo di adolescenti in una scuola e insegnava loro a utilizzare in maniera responsabile le loro abilità. Inoltre, gli X-Men agivano di nascosto poiché l’opinione pubblica odiava i mutanti e questo dettaglio contribuiva ad accentuare il fascino enigmatico del team.

Con la metafora dell’isteria mutante Lee intendeva evidenziare e condannare il razzismo della società americana e gli X-Men divennero il simbolo di quelle categorie disprezzate dalla maggioranza conformista. Nei primi dieci episodi presenti in questo volume della collana Marvel Masterworks in effetti si percepisce il clima di tensione dei tardi anni sessanta, caratterizzato dalle incomprensioni tra adulti e giovani ribelli. Non a caso, dunque, Lee sceglie di descrivere dei teenager, utilizzando una prosa più ricercata e adulta se paragonata a quella di altri comic-book Marvel del periodo.

Ma le storie sono importantissime anche perché introducono personaggi cruciali per l’Universo Marvel. Non mi riferisco solo a Ciclope, Jean Grey, l’Uomo Ghiaccio, la Bestia e Angelo, già tutti ben caratterizzati, ma ai villain che il team affronta. Si comincia, per esempio, con il terribile Magneto che rappresenta una concezione esistenziale opposta a quella di Xavier. Questi crede in una pacifica convivenza tra umani e mutanti; Magneto invece ritiene che gli homo superior debbano dominare gli homo sapiens. Come sanno gli X-fan, questo dissidio non si è mai concluso, a riprova della qualità delle idee originarie di Stan.

Vedrete perciò gli esordi del Signore del Magnetismo, dello Svanitore, di Blob, di Unus e della Confraternita dei Mutanti Malvagi con tanto di Quicksilver e Scarlet che saranno il fulcro di tante vicende non solo degli X-Men ma anche dei Vendicatori. E non mancano apparizioni di Sub-Mariner che negli ultimi anni, guarda caso, è entrato nelle fila del gruppo; o degli stessi Vendicatori. Come avrete modo di vedere, dunque, ci sono tantissimi elementi narrativi che verranno utilizzati e approfonditi nel corso dei decenni e che pure adesso continuano ad influenzare gli albi targati X così come quelli degli Avengers.

Va pure segnalato il n. 10 che vede la prima apparizione del tarzanide Ka-Zar, signore della preistorica Terra Selvaggia, altri concetti importanti della Marvel. Le storie, malgrado le ovvie ingenuità dei sixties, rimangono godibili, nonché valorizzate da un ritmo indiavolato. Alle matite c’è il Re dei comics, l’immortale Jack Kirby, altra vulcanica mente della Casa delle Idee. Il suo tratto è meno tridimensionale e suggestivo di quello presente in altri suoi lavori a causa di inchiostratori come Paul Reinmann che ne compromettono il dinamismo. Ma resta efficace. Insomma, non stiamo parlando di un semplice fumetto ma di Storia con la maiuscola. E tanto basti.

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